Capitolo 5

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Qualche cinguettio, inizia ad echeggiare all'interno della mia camera.
Il sole comincia a fare capolino dalle tende, ed una leggera brezza accarezza la mia pelle entrando dal balconcino che lasciai aperto la sera prima, troppo entusiasta nel sapere di averne uno anche in camera.

Magari è scontato ma non per me, nell'istituto c'erano solo delle piccole finestrelle sbarrate con delle stanghe d'acciaio per paura che qualcuno potesse commettere qualche gesto estremo.
Prima di venire qui, ho vissuto per un po' da zia Daiane che poteva appena permettersi un piccolo loft con qualche finestrella di piccole dimensioni, tutto quello che ha lo getta nelle mani di avvocati cercando di rivendicare la morte di sua sorella che a differenza sua almeno, anche se in modo brutale, ha trovato pace.

Nel bel quadretto che vi ho appena descritto ovviamente ci sono io che dormo beatamente, fin quando scoccano le 6 e mezzo del mattino e quella fastidiosissima sveglia inizia a suonare all'impazzata infestandomi i timpani.
Non so di cosa mi lamento esattamente in realtà, visto che l'ho impostata proprio io così presto per arrivare puntuale almeno il primo giorno di lezione.

Faccio una doccia rilassante e mi infilo una gonna dal colore grigio fumo ed una camicetta bianca con qualche bottone aperto sulla scollatura che lego malamente sotto il seno con un nodo ed infine le mie solite sneakers.
Dopo essermi truccata ed aver raccolto i capelli in un'alta coda di cavallo lunghissima e liscissima, prendo il mio zainetto e mi dirigo verso l'entrata del College sperando in un primo giorno di scuola meno turbolento dell'arrivo.

Arrivata all'entrata principale, scorgo un grandissimo corridoio pieno di armadietti e decido quindi di andare alla ricerca del mio che avrebbe dovuto avere il mio nome sopra.

Sin da quando varco il portone dell'ingresso, noto tanti occhi che scrutano la mia figura e vari vociferi, questo non mi intimorisce anzi è proprio ciò che voglio, mi spingono ad esternare una perfezione che poi effettivamente non esiste.
È sbagliato? Si.
Io però, la vedo come una forma di riscatto personale.

Il mondo mi ha sputato addosso ed io voglio che adesso, mi veda e capisca che no, non mi ha piegata, voglio che adesso penda desideroso dalle mie labbra irraggiungibili ed avvelenate.

<<Immagino tu sia una delle nuove>> mi rivolge la parola un ragazzo che si poggia con fare da rimorchiatore professionista, all' armadietto accanto al mio.
Mi guarda come se fossi un trofeo, nei suoi occhi si leggevano facilmente tutti i suoi intenti.

<<Perspicace>> rispondo senza dargli troppa attenzione e continuando a riporre le mie cose nel mobile a ripiani.

<<Così perspicace da capire che potrei essere il tuo tipo?>> mi guarda di sbieco con un sorriso malizioso.

<<Mmh mi correggo, sognatore>>
Chiudo l'anta del mio armadietto e lo saluto agitando le dita della mano sorpassandolo per recarmi in aula.

Ho detto che il mondo deve pendere dalle mie labbra non che io debba fare altrettanto.

Non riesco a creare legami da parecchio tempo ma se lo facessi non sarebbe mai con qualcuno di così superficiale, a meno che le mie intenzioni lo siano altrettanto.
La mia selettività non ha limiti né confini, dubito che qualcuno possa un giorno fare breccia nella mia apatia.

<<Buongiorno, lei è la signorina Miller immagino, manca solo lei>> mi ammonisce il prof, alla faccia della clemenza.

Tutti gli occhi della classe si focalizzano improvvisamente verso me, ovviamente alla fine ho fatto ritardo in un modo o nell'altro.
Annuisco per poi andare a sedermi al primo posto vuoto che trovo.

Mentre il prof argomenta la sua lezione, io mi perdo tra i pensieri a prefissarmi che oggi nel pomeriggio, avrei assolutamente dovuto trovare un lavoro per poter continuare a permettermi tutto ciò.

Dentro agli specchi non solo il riflessoWhere stories live. Discover now