Capitolo 4

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                                        In foto:
              Aron                                            Nick

7 anni prima:
<<La vuoi smettere di smarrire tutti i miei elastici!! >>
<<Sai che non lo faccio apposta giuro che lo avevo lasciato da queste parti, te lo giuro!!>> ribadì Jackson alle mie parole continuando a guardare sotto il letto.
<<Definisci "queste parti" perché sono 10 volte che cerco in questo misero buco di stanza!!>> alzai la voce irritata sentendomi presa in giro.
<<Oh no allarme rosso, allarme rosso!!>>
Tirò fuori dalla tasca un lolly pop che aveva sicuramente rubato in cucina qualche giorno fa e me lo porse.
<<Mi perdoni?>> mi fece gli occhi dolci.
Andai per afferrarlo ma non me lo fece prendere.
<<Allora? Si o no? Dare per ricevere, ricordi?>> mi guardò con sguardo interrogativo.
<<E tu la smetti di rubare i miei elastici per poi perderli?>>
<<Prometto solennemente>> incrociò le dita.
<<Okayyy va beneee>> sospirai.
<<Ma la prossima volta sta attento! Di questo passo non ne avrò più.
Sai che la signora Fletcher dimentica sempre di comprarli e durante gli allenamenti non riesco a difendermi al meglio con i capelli sul viso>>

Appena abbassò il braccio, afferrai la mia consolazione per scartarlo con gli occhi a cuoricino e gustarmelo sotto gli occhi curiosi di Jackson che non smetteva di guardarmi in un modo strano.

<<Sai tu sei proprio un lolly pop>>
<<A furia di mangiarli sei diventata uguale>> rise di gusto.
Lo guardai in modo interrogativo, ma che sta blaterando? Pensai.
<<Si, i lolly pop hanno tanti gusti. Tu, hai tanti gusti. Ora per esempio sei appena passata dal gusto giallo (arrabbiata) al rosa (felice).
In base a dove qualcuno affonda le sue labbra assapora un gusto diverso, come con te, in base a come mi comporto cambi atteggiamento>> spiegò.
Probabilmente era la cosa più bella che mi avevano mai detto in vita mia, rimasi in silenzio, sorrisi soltanto grata d'aver vissuto questo momento.

Adesso:
Scatto verso l'uscita con passo veloce e deciso a raggiungerlo ed a dirgliene quattro.

<<Si può sapere che diavolo di problema hai con me?! Credi non ti abbia sentito?!>> urlo a pieni polmoni sotto gli occhi della luna per farmi sentire vista la distanza che ci separa.

Si arresta, si ferma all'improvviso ad un metro da me.
Ripone le mani nelle tasche posteriori, solleva lo sguardo al cielo buio, leggermente stellato e continuando a darmi le spalle, si fa scappare un ghigno dalla bocca.

<<Sul serio Arya?>> è tutto ciò che dice ma è già abbastanza.

Quella voce che pronuncia il mio nome, inizia a riecheggiare nella mia mente un po' meno roca, quante volte l'aveva già pronunciato.
Il mio cervello inizia ad elaborare come una macchina in sovraccarico: io che sapevo già di che colore erano i suoi occhi perché in realtà il mio inconscio non li ha mai scordati, il suo far roteare fra le dita qualunque cosa abbia in mano quando è nervoso come le chiavi poco fa ed i miei elastici per capelli che sparivano in continuazione anni fa, quella smorfia beffarda nel sapere che Nick aveva già perso punti con quell' "Ary" perché odio chi abbrevia il mio nome.

Si volta incastrando maledettamente a fondo i suoi occhi nei miei come se conoscesse l'ingranaggio a memoria.
È lì, proprio davanti a me dopo 4 anni di assenza e silenzio.

La rabbia inizia ad impossessarsi di me, percepisco il fuoco ardermi dentro tanto da avere la forza di scatenare una guerra.
Lo raggiungo accelerando il passo in maniera pesante, lo afferro dal colletto della sua giacca di pelle quando un profumo penetrante ed inebriante mi inonda le radici, un profumo seducente, da uomo.
Questo mi offusca e fa alterare ancora di più facendomi capire quanto tempo ha fatto trascorrere evidenziando di non essere più solo un bambino.
Lo spingo verso il tronco dell'albero poco distante da lui.
Non reagisce in alcun modo come fosse in balia delle onde, non pone alcun tipo di resistenza facendosi smuovere dalla mia ira un po' come se sapesse che è giusto che adesso sconti tutto ciò nonostante la sua corporatura potrebbe schiacciarmi da un momento all'altro.

<<Sul serio io?! Sul serio tu Jackson! Spiegami il perché! Era questo che valevo per te?! Non meritavo neanche un insignificante saluto?>> il mio sguardo è sprezzante.

Lo scuoto in avanti ed indietro come se così cadessero, come monete da un salvadanaio, tutte le risposte alle mie domande.

<<Cambia gusto lolly pop..>> si rivolge a me con uno sguardo malinconico.

<<Non mi è mai piaciuto il giallo>>

Tolgo le mie mani dai suoi vestiti con estrema velocità come se mi fossi appena scottata.
Come può pensare di avere ancora il diritto di dirmi qualcosa di così intimo?

Abbasso lo sguardo a pochi centimetri da lui perché guardarlo mi fa improvvisamente troppo male, isolo la visuale verso i sassolini sotto i nostri piedi mentre per qualche secondo il silenzio ci divora.

Constato che non ha perso quello stupido vizio di mettermi quella ribelle ciocca di capelli dietro l'orecchio poichè è quello che fa nonostante io la abbia sempre rimessa davanti ogni santa volta, anche questa.

<<Non sei cambiata affatto>> appura curvando le sue labbra in un debole sorriso.
Questo mi fa risollevare gli occhi su di lui.

<<Ed invece ti sbagli sai?>> mantengo il suo sguardo ma non faccio trapelare la minima emozione, gli porgo uno sguardo duro, severo, permettendo al mio lato crudele e malato di possedermi.

<<Per anni sei sempre stato l'eccezione alla regola, sei sempre stato l'unica persona che nella mia mente non moriva mai.
Chissà perché, tu, anche per i miei demoni eri diverso, hai ingannato anche loro>>
Faccio una pausa seguita da una smorfia amareggiata.

<<Ma vedi, è buffo.
Tu hai deciso di suicidarti da solo.>>
Emetto un ghigno pericoloso, isterico.

<<Non rappresenti più nessuna eccezione, in un modo o in un'altro alla fine sei morto anche tu Jackson>> ritorno assolutamente seria.

Mi volto e senza guardarmi più indietro mi allontano sempre di più dalla sua sagoma.

Vederlo non significherà nulla, non cambierà niente perché non cambia il passato.
Non ti permetterò di far parte del mio futuro.

Questo, è quello che mi hanno fatto, mi hanno spaccata. C'è una parte di me che vive, va avanti, cerca di realizzarsi sfruttando le sue potenzialità con determinazione, mettendo in primo piano le sue ambizioni.
Ma poi.. c'è quel lato buio e cupo che non ha mai smesso di affrontare le giornate immaginando chiunque intorno a se morire in ogni modo possibile, continuamente senza sosta, quello che gode nel ferire gli altri, sputare veleno utilizzando i punti deboli dell'altro, il lato che brama vendetta nei confronti di una vita che lo ha evocato.
Ed ora, non posso fare altro che convivere con questo.
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Rieccoci! Pensate abbia agito correttamente Arya? 🧐
Spero vi stiano piacendo i personaggi che ho scelto perché essendo selettiva proprio come Arya ci ho messo millenni a trovarli il più simile possibile a come erano nella mia mente💗

Dentro agli specchi non solo il riflessoWhere stories live. Discover now