Capitolo 52

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Jackson pov

Infilo la canotta verde della divisa e, scrollando le notifiche che ho sul cellulare, do qualche morso allo schifoso sandwich che ho rimediato al distributore nell'attesa che Nick e Aron ricordino che hanno gli allenamenti e si presentino nello spogliatoio.

<<Ma avete sentito della ragazza che ha fatto il culo a Ryler?>> questa frase attira la mia attenzione al punto che involontariamente o almeno credo, inizio ad ascoltare la discussione intrapresa da tre dei ragazzi vicino alle docce.

È tutto il giorno che sento parlare di lei, riconosco che mai nessuno si è permesso di sfidare l'autorità di quello sbruffone a parte me e qualche altro sociopatico ma dannazione, odio sia sulla bocca di tutti.

<<Oddio non me ne parlare, sogno quella ragazza ogni notte da quando è arrivata in pratica.
Quanto vorrei farmi un giro in mezzo a quelle cosce>> all'unisono sorridendo, si lanciano uno sguardo complice come a confermare abbiano lo stesso desiderio.

L'angolo della mia bocca si curva in un sorriso feroce, la mia perenne rabbia ha trovato un capo espiatorio.
Serro i pugni e la mandibola accogliendo l'ira che si innesca in me.

<<Come darti torto, anche se probabilmente non durerei più di cinque minuti con lei.
Balla ogni giovedì al Lux dovreste vederla, ha un corpo che ti manda in estasi solo a guardarlo, viene voglia di saltarle addosso>>

Sento già la voce del preside che mi avvisa di essere espulso.

Ma questo non è mai stata una causa di mio interesse ed infatti vado per raggiungerli.

<<L'unico a saltare addosso a qualcuno sarò io su di te e non in positivo>> lo sollevo afferrandolo dal lembo della maglietta tenendo ben salde le terminazioni nervose del suo collo, potrei ucciderlo in dieci secondi.

Per qualche secondo sfiora il mio cervello il pensiero di annientarlo come se fosse una delle pedine del gioco contro mio padre ma poi rammento sia solo un idiota estremamente eccitato.

<<Sai potrei spezzarti l'osso del collo e dire che sei scivolato nella doccia>>

Sorride di gusto come se avessi appena fatto una battuta ma non appena si accorge che nella mia faccia non c'è assolutamente alcuna nota sarcastica, il suo viso inizia a sguazzare nel terrore.

<<O potrei portarti a casa mia e scaricarti addosso i caricatori di, se non erro 48 armi da fuoco>> lo metto giù e mi prendo una pausa di riflessione.

La tensione di questi idioti è alle stelle ed il loro sudore freddo è imbarazzante.

Sorrido come se avessi appena avuto un'illuminazione.

<<Che sbadato, posso fare entrambe le cose>> pongo i miei occhi assatanati sul suo amico che a momenti sembra stia per avere un attacco di panico.

Sferro un pugno violento e rabbioso ad ognuno di loro al punto da non dimenticare il mio nome oltre quello di Arya.

<<Direi di essere anche stato clemente considerando le opzioni no?>> apro il pomello della doccia per lavare via il sangue dalle mie nocche.

<<Senti non sapevamo fosse la tua ragazza okay?>> lamenta con tono sofferente uno dei tre mantenendosi il naso insanguinato.

<<Ed ora lo sai, è la mia ragazza>> ringhio infuriato.

Che diavolo ho appena detto?

Ritorno al mio armadietto ma ricordo di aver dimenticato un particolare importante così interrompo la mia camminata e mi rivolgo nuovamente a loro schiarendomi la voce.

<<Ovviamente se anche solo lontanamente arrivasse la voce di questo spiacevole avvenimento al preside, potrei non essere nuovamente clemente e credo adotterei le altre due opzioni>> li avviso con un sorriso a trentadue denti.

<<Non accadrà>>

<<Non ne avevo alcun dubbio>> rimarco la mia convinzione senza neanche voltarmi.
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Aspiro l'ultimo tiro dalla sigaretta prima di rientrare.
Ho appena terminato gli allenamenti e prendere una boccata d'aria sugli spalti del campus con il vento che si fa strada fra i capelli bagnati, è la cosa più tranquillizzante che ci sia.
Arya sicuramente si lamenterebbe della leggera brezza che c'è , è sempre stata sensibile al freddo.

<<Non ti facevo un tipo così pensieroso>> una voce familiare si rivolge a me.

Assottiglio lo sguardo verso il basso poichè trovandomi molto in alto cerco di mettere a fuoco la persona che mi sta raggiungendo.

<<Audrey?>>

<<Già, è un po' che mi hai accantonata>> prende posto accanto a me.

Accendo un'altra sigaretta, non so perché ma una certa ansia mi pervade.

<<Senti è un po' che volevo parlarti..>>

<<E che volevi dirmi?>> tronco ponendo lo sguardo distrattamente altrove.

<<Mi manca bussare alla tua porta, farmi aprire da Nick, aspettarti arrivare>> sussurra sincera.

<<Sentire il tuo corpo, le tue mani sul mio>> ruota il mio capo verso di lei e dispone le sue gambe sopra le mie cercando un contatto.

Le sue parole mi riportano a quei momenti e mentre la guardo negli occhi per un secondo ricordo quando erano sotto di me e roteavano verso il cielo colti dalla goduria.

<<Potevamo costruire qualcosa, chi lo sa>> posa la sua mano sul mio quadricipite.

Appena pronuncia questa frase la mia mente è come se subisse una colluttazione.

Costruire qualcosa? Ma che stai dicendo?

Un frastuono dagli altoparlanti interrompe la nostra conversazione.

<<Studenti della Northeastern University, irrompo nelle vostre lezioni in quanto sono lieto di fare un importante annuncio.
Ognuno di voi in quanto frequentante di questo College, è stato cordialmente invitato al gala annuale organizzato dalla Harris Industries.
Vi preghiamo di indossare abiti formali e come sempre, rappresentare al meglio il nostro istituto.
Grazie per l'attenzione e buon proseguimento delle lezioni!>>

Sei un idiota se pensi di coprirti le spalle su degli studenti, nulla mi fermerà dal mostrare al mondo quanto tu sia un fottuto codardo e questa ne è sicuramente la prova.

<<Ma non è tuo padre? Insomma mi hai detto che dirigeva delle aziende importanti e poi il cognome è uguale>> chiede Audrey.

Ma io non la ascolto più da quando ho incrociato lo sguardo impenetrabile ed illeggibile di Arya ferma immobile sotto gli spalti.

So cosa può sembrare e le mani e le gambe di Audrey  su di me ne danno del tutto l'aria.

Senza perdere mai di convinzione, Arya si volta e si allontana poco dopo avermi guardato dritto negli occhi abbastanza a lungo da avermi detto quanto le faccio schifo tutto ciò senza bisogno di parlare.
Cerco di inseguirla ma la netta distanza fra noi le concede più vantaggio di quanto io riesca a recuperare così sale sul primo mezzo che passa e perdo la possibilità di parlarle.
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