Capitolo 67

76 4 1
                                    

Pov T/n
La rabbia dentro di me cominciava a diventare insopportabile, dovevo liberarmi di essa e l'unico modo era uccidere colui che l'ha causata, proprio davanti a me avevo finalmente la mia vendetta.

Continuava a guardarmi, io strinsi un po' di più la presa, ma qualcosa mi bloccava, cercai a lungo di ribellarmi, ma fu tutto inutile, lo lasciai andare, sul suo collo si vedeva il marchio che avevo lasciato con la mia presa.

Gli voltai le spalle  frustrata, cosa volevo veramente?, mi chiesi ancora ma non avevo una risposta a tutto ciò, non avevo qualcosa che desiderassi sennò la sua morte, ma quando ti trovi in un limbo non sai più come liberarti.

"Perché?" chiesi girandomi verso di lui per poi attaccarlo dandogli dei pugni sul suo petto.

Ma lui non disse niente, non fece niente, finché mi prese per i polsi, mi guardò negli occhi senza toccarsi il collo, il suo sguardo riuscì a colmare la rabbia  che si diffondeva dentro di me come una malattia.

"Pensi che uccidermi ti porterebbe a qualcosa ragazzina? Resteresti sola, e tu non vuoi essere sola, non vuoi che le tue maschere siano calme oppure se ne vadano" disse infine.

Si avventò sulle mie labbra, lasciando che io sentissi le sue, anche se non li aveva, e quando si staccò da me mi mancò l'aria, i suoi capelli corvini ricaderò sulla mia fronte provocandomi un pizzico di solletico.

I nostri occhi si incrociato o di nuovo, ma stavolta sui suoi occhi c'era una piccola scintilla che lo rendeva stupendo.

Il mio cuore improvvisamente comincia a battere forte, peggio di una mitragliatrice, guardai ancora i suoi occhi,  finché gli voltai le spalle andandosene.

Mentre camminavo senza un metà precisa, la mia mente si affollava di pensieri che riguardavano solo lui, ma il flusso di pensieri che avevo nella testa si fermarono sentendo un dolore al braccio, dato da un colpo di pistola.

"Merda" imprecai

Guardai il punto dolente vedendo che era una proiettile di legno, ne arrivarono altri che mi constrinsero a buttarmi a terra dal dolore, non riuscì a guardare il colpevole, perché il dolore diventata sempre più forte

Cercai di rialzarmi ma ad ogni tentativo arrivava un proiettile a spararmi.

Sento dei rumori in sottofondo, la mia schiena era irrigidita, aprì lentamente gli occhi, la mia vista era offuscata.

Cercai di alzarmi la testa ma cado di nuovo a terra sentendo un dolore atroce e di essere completamente intrappolata da delle catene messe sui miei polsi e sulle mie caviglie.

Guardai i punti dolenti sotto il mio vestito, non avevo proiettili qualcuno me li aveva tolti.

Davanti a me guardai la persona che da tanto non avevo più rivisto, Stefan, urlai il suo nome, ma lui era svenuto dal troppo dolore.

Cercai di liberarmi ancora una volta, ma mi richiedeva troppa forza che in quel momento non avevo.

Dentro di me cominciai a sentire il mio sangue ribollire nelle mie vene di rabbia, sentì dei passi in sottofondo.

La porta si aprì dopo il rumore di sblocco di un lucchetto, chiusi gli occhi respirando profondomente, per poi riaprirli.

Guardai le sue scarpe accanto a me, alzai lo sguardo vedendo un ghigno beffardo.

"Finalmente ti ho trovata" disse l'uomo che si presentò davanti a me.

Guardai il suo viso di cui non avevo mai visto, nella mia testa cercavi di riconoscere quale fosse, ma non trovai nulla.

solamente un gioco Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin