capitolo 36

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Pov T/n
Ognuno di noi dovrebbe sentirsi rinascere, sentirsi più forte, ma soprattutto sentirsi se stessi.

Mi guardo a lungo davanti allo specchio ritrovandomi un'altra me, una nuova me, i miei capelli sono allungati, e coprono la mia schiena, i miei occhi sono sempre più freddi, ma dentro di me sento che potrei sollevare il mondo.

Quando i medici mi notarono che ero viva, dopo che mi avevano dichiarato morta, perché lo ero davvero, sentivo la vita andare via dal mio corpo, non ricordo cosa sia successo in quel asso di tempo, ricordavo solo dei piccoli frammenti, una coccinella, i papaveri rossi, e i miei genitori.

Più cercavo di ricordare il sogno o  immaginazione, più rischio di cadere su un pozzo senza fondo.

Ma non posso per sempre restare a chiusa nella mia camera a nascondermi dal mondo, da Jeff, da tutti, e fregarmene di tutti, ma non posso, la mia vita va avanti e devo farmene una ragione.

Uscì di casa per andare a scuola, mi sedetti su una panchina davanti alla scuola aspettando che la campanella suonasse.

Il vento accarezza i miei capelli e il mio viso, mi strinsi un po' sentendo freddo, dovevo entrare, ma prima di varcare la soglia della porta della scuola, mi guardai attorno sentendomi diversa, ma di certo non mi sentivo felice, oramai mi ero abituata a non sorridere, ma ad essere fredda come il ghiaccio.

Le mie maschere però non si colmarono, continuavano a parlare.

La campanella suonò e mi in cammina i per il corridoio, mi fermai di scatto vedendo una ragazza più o meno della mia età, aveva i capelli lunghi neri e indossava una camicia da notte bianca che gli arrivava fino alle ginocchia, era tutta bagnata, la sua pelle era bianca, sembrava morta…..

"Aiutami" mi supplicò mentre io continuai a guardarla, continuava a chiedermi aiuto, ma io rimasi immobile non riuscendo a parlare.

Qualcuno mi toccò la spalla e io mi girai di scatto, come se avessi preso la scossa, era Alison che mi guardò sconcertata dal mio comportamento.

"Che succede?" chiese mentre io scuoto  la testa e guardai dove c'era la ragazza, ma non c'era più.

"Niente tranquilla" gli dissi mentre andiamo in classe.
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Entrai a casa dopo aver finito la scuola, andai in cucina trovando un biglietto con la scrittura di mio padre dove diceva che non sarebbe ritornato, sarebbe stato tutto il giorno a lavoro.

Presi una pizza surgelata e la misi nel microonde, dopo che finì di mangiare mi misi a fare i compiti cercando di far passare il tempo, cercando di non pensare e rimuginare sulla mia vita, pensai ancora alla ragazza, scuoto la testa cercando di non pensarci.

Mi andai a fare una doccia, usci dal bagno con l'asciugamano addosso, mi misi l'intimo e il pigiama, mi asciugai i capelli con il phone, ma improvvisamente il phone si spense, insieme alle luci.

Mi guardai attorno, ma non c'era nessuno, scesi di sotto e  non trovai niente, andai in bagno continuando a guardarmi attorno, mi girai di scatto quando sentì il phone accendersi nuovamente insieme alla luce , lo presi spegnendolo

Mi girai a destra sentendo una voce a me familiare, vidi di nuovo quella ragazza che continuava a chiedermi aiuto.

"Sei reale?" chiesi più a me stessa che a lei, mentre annuiva lentamente con la testa.

Mi avvicinai a lei cercando di toccarla, ma dei brividi mi corsero lungo la schiena, e sentì improvvisamente freddo.

"Ma tu...ma…..io… Che ti è successo?" chiesi guardandola negli occhi.

"Io...no...n lo so, ti prego aiutami" mi implorò.

"Come?" chiesi mentre lei mi disse di seguirla, mi tolgo il pigiama mettendomi dei vestito, e la mia giacca di pelle nera, erano solo le cinque del pomeriggio, non era buio fortunatamente.

solamente un gioco Where stories live. Discover now