capitolo 19

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Pov narratore
Grey prese il suo caffè mentre leggeva il quotidiano, era passato un giorno da quando aveva fatto la sua ipotesi.

Erano passati solo tre giorni da quando John non si svegliava, la dottoressa aveva detto che se sentiva delle voci familiari magari si sarebbe svegliato, ma ancora niente

Il senso di colpa è la presenza di un dibattito interiore su cui vale la pena riflettere e ci aiuta a mantenere le relazioni con gli altri. Ma guai a trasformarlo in autolesionismo. E allora affrontiamo questo sentimento.

Il senso di colpa lo stava annegando, era come se fosse sott'acqua e non riuscisse a risalire in superficie.

Sentiva un dolore forte al petto, non riusciva a respirare, era come se lo stessero soffocando, ma in realtà no.

Chiuse gli occhi e respirò profondamente, ma il dolore al petto non se ne andava via, sospirò e uscì di casa, e si mise in macchina nella ricerca di T/n.

Cercò di capire una ipotesi una soluzione, ma la sua mente non era lucida, aveva sempre l'immagine di T/n.

Sentiva che se T/n sarebbe morta sarebbe stata sua la colpa, sentiva l'ansia farsi strada sul suo petto, ma continuò a spingerlo via, a mandarlo via, chiudendosi in se stesso.

Andò nel suo ufficio, vedendo il detective venire verso di lui, e Grey sbuffo, da quanto erano stati a scuola, non faceva altro che stare addosso a lui.

"In cosa posso esserle d'aiuto detective?" chiese Grey.

"Ho appena sentito i genitori di Hilary Moreau, dicono che ieri hanno ricevuto una telefonata strana, era un uomo dalla voce macabra che diceva che tu non avresti trovato né T/n ne la loro figlia"

"Forse si sbaglia, perché quando avrò trovato le bambine se ne pentirà amaramente" disse andando verso la macchina mentre sentiva il detective chiedergli dove stesse andando.

Grey si fermò di scatto e si girò verso il detective con sguardo serio e arrabbiato.

"Dove pensi che stia andando? Sto andando a cercare T/n e Hilary, non posso lasciare che Jeff vinca" disse Grey salendo in macchina, girò la chiave e preme l'acceleratore.

Per strada  non riusciva a fare altro che a pensare a T/n, alla prima volta che la incontrata.

I suoi pensieri finirono avendo un colpo di fulmine.

Fermò la macchina pensando che T/n poteva trovarsi in un solo posto che sia morta o viva, sperava anche che ci fosse l'altra bambina, girò subito la macchina verso il bosco, la fermò davanti a esso, scese dalla macchina e si diresse verso il bosco, cominciò a spostare rami, alle volte si pungeva per colpa delle spine, ma continuava a camminare, non importava il dolore fisico.

Si fece sera, ma ancora Grey continuava a camminare non sarebbe tornato indietro, sapeva dove stava, sapeva quale direzione avrebbe presa, e sapeva anche che cosa avrebbe fatto una volta arrivato alla sua destinazione.

Si fermò un attimo vedendo il lago e dietro di esso una casa di legno.

Grey quel giorno non doveva lavorare, e portò T/n al lago,

Sulla riva del lago c'era una piccola barchetta di legno, si sedette sopra di essa, prese i remi a cominciò a remare attraversando il lago, una volta arrivato, scese dalla barca e si avviò verso la casa.

Aprì lentamente la porta prendendo la pistola, vide delle piccole strisce di sangue, salì le scale e aprì la prima porta che le era capitata.

Vide T/n stesa sul letto ferita, Grey si precipitò su di lei, e sentiva ancora il suo cuore battere e Grey sospirò e pianse dal sollievo, accanto a T/n c'era l'altra bambina, Hilary Moreau, controllò che anche lei fosse viva e lo era, chiamò il detective che di conseguenza chiamò i soccorsi, mentre Grey metteva le bambine sulla barchetta.

Remò verso la riva, e le portò fuori dal bosco portando le bambine sulle spalle, e quando uscì dal bosco i dottori le presero, mettendole su delle barelle per poi portarle in ospedale.

Grey andò in ospedale da T/n mentre i genitori di Hilary lo ringraziavano per aver trovato le loro figlie, andò nella stanza di T/n dove c'era il dottore che la sistemava.

"Dottore come sta?" chiese Grey

"Sta bene, ha perso tanto sangue perciò deve riposare" disse il dottore salutandolo, a varcando la soglia.

Grey si prese un caffè mentre controllava anche John, e T/n che era ancora sotto l'effetto dei farmaci, si sedette accanto a lei, le prese la mano e si addormentò sperando che quando avrebbe aperto gli occhi c'era T/n.

L'indomani mattina Alison si era svegliata non trovando ancora il suo papà, le avevanp detto che era fuori per lavoro, ma lei non ci credeva, si mise i vestiti, e controllò che la sua babysitter fosse occupata, stava facendo la colazione, allora Alison sgattaiolo fuori di casa correndo verso suo padre.

Aveva sentito che suo padre si trovava all'ospedale, e cominciò a correre avendo paura che qualcuno si  accorgesse delle sua assenza, il cuore le batteva forte, le sue gambe tremavano, nonostante correvano.

Il suo cuore cominciava a perdere un battito, la poggia cominciava a cadere sulla sua testa, bagnandola dalls testa ai piedi, ma lei non si fermava finché arrivò all'ospedale, entrò con i piedi fradici,  bagnando il pavimento.

Mentre camminava lungo il corridoio, vedeva dalle finestrelle dei pazienti che dormivano, si fermò di colpo vedendo suo padre, entrò nella stanza camminando lentamente verso il suo corpo le prese la mano.

"Papà svegliati" sussurrò, ma suo padre non rispose

"Non lasciarmi, ti prego svegliati, non andartene anche tu come la mamma, ti prego apri gli occhi" disse mentre delle lacrime amare cadeva sulla sua mano.

Cominciò a muovere le sue dita, Alison non co fece caso continuò a piangere chiudendo gli occhi.

Finché si sentì una mano appoggiarsi delicatamente sulla sua guancia, e un pollice asciugare la sua lacrima, Alison aprì gli occhi vedendo suo padre sveglio.

"Hai ancora me" disse mentre Alison lo abbracciò piangendo sulla sua spalla, e John le accarezzava la schiena e i capelli.

"È tutto ok, non ti abbandonerò mai piccola mia, hai ancora me" disse mentre le diede un bacio sulla testa.

Nel frattempo T/n sentiva un calore familiare sulla sua mano, cercò di aprire gli occhi, ma non ci riusciva, riprovò di nuovo ad aprire gli occhi, e questa volta ci riuscì.

Vide Grey addormentato, T/n cercò di alzarsi, ma non ci riusciva dal troppo dolore, si alzò lentamente spostando la coperta, e togliendo la mano delicatamente da Grey, uscì dalla stanza, mentre Alison uscì dalla quella di suo padre volendo prendere un po' d'aria.

T/n incrociò lo sguardo con quello di Alison, e sorrisero insieme, per poi andare ognuno per la sua strada, in quel momento non erano due compagne di scuola che si odiavano, ma delle vecchie amiche che non si incontravano da tanto tempo

T/n sorrise quando vide Grey sveglio che la guardava con occhi lucidi, T/n gli corse incontrò e lo abbracciò dimenticandosi del dolore che aveva passato.

Alison entrò nella stanza vedendo suo padre che sorrideva insieme alla dottoressa Jonesy e sorrise alla felicità del padre.

L'indomani la dottoressa Jonesy si sedette sulla sedia accanto al letto di T/n squadrandola dalla testa ai piedi.

"Buongiorno T/n ti va di raccontarmi cosa è successo?"

T/n la guardò con i suoi soliti occhi freddi che ritornarono alla realtà, guardò un punto indefinito, e sospirò.

"Non ricordo molto bene cosa sia successo, ricordo solamente le grida di quella bambina, e il dolore che provavo quando mi torturava, poi non ricordo più niente" disse T/n

Abbi più di quanto mostri, parla meno di quanto sai diceva William Shakespeare, e T/n faceva la stessa cosa, questa frase le rimase impressa nella sua mente, suo padre le ripeteva tutti i giorni questa frase non capiva il perché, gli chiedeva il significato, ma suo padre le rispose che un giorno avrebbe capito il significato e aveva ragione.

I suoi pensieri si interrompono con la voce della dottoressa che la richiamava

"Sigmund Freud diceva che nell’impossibilità di poterci veder chiaro, almeno vediamo chiaramente le oscurità. Ma se tu non parli, non ti esprimi, e ti chiudi in te stessa come faccio ad aiutarti?" chiese a T/n, ma di più a se stessa.

"Noi ci diciamo che sarebbe si molto bello che ci fosse un Dio quale creatore del mondo e un’amorevole provvidenza, un ordinamento morale del mondo e una vita nell’aldilà, ma è evidentissimo che tutte queste cose sono esattamente quelle che non possiamo non desiderare" rispose T/n confondendo la dottoressa.

"Che stai cercando di dirmi T/n?" chiese nell'attesa che rispondesse.

Ma lei non rispose si stese sul letto e gli voltò le spalle con lo sguardo rivolto verso la finestra.

La dottoressa sospirò e uscì dalla stanza, guardando per l'ultima volta T/n, per poi varcare la soglia e dire a Grey che T/n non aveva speranze, non sarebbe diventata una bambina come tutte le altre, e che dentro di se nascondeva in fondo alla sua oscurità un segreto oscuro.
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Passarono dei giorni e T/n uscì dall'ospedale insieme a John, quel giorno T/n sarebbe dovuta rientrare a scuola.

Si guardò un attimo allo specchio e il suo sguardo ricadeva sulle sue feirte diventate cicatrici che avrehbe trovato fino alla fine della sua vita.

Si mise lo zaino in groppa, e andò a scuola, si ritrovò davanti al cancello della scuola, prese un respiro e l'ho oltrepassò, entrò dentro la sua classe e appena la sua amica Anna la vide corsa ad abbracciarla, e T/n rimase immobile, ma poi ricambiò il suo abbracciò sorridendo.

Vide Alison che gli sorrideva e T/n ricambiò sorridendo gentilmente, nessuno dei altri suoi compagni si girarono, fecero finta della sua presenza, ma a T/n non importava, si sedette accanto alla sua amica aspettando che venissa la maestra, e iniziasse la lezione

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