capitolo 50

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Pov narratore
Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell’animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l’amore, e fallo conoscere al mondo

T/n aprì gli occhi sentendo la schiena dolorante e il i raggi del sole infastidirgli gli occhi, che si strofinò e si girò dall'altra parte e aprendo definitivamente gli occhi mettendo a fuoco l'immagine del bosco.

Si era addormentata a forza di guardare le stelle, e il cielo blu, guardo gli uccelli cominciare a cantare e il sole accarezzare le chiome degli alberi insieme a un leggero venticello, T/n guardò di sotto.

Saltò dal tetto atterrando a terra e non facendosi niente, si stese a terra chiudendo gli occhi, si alzò e andò a casa dove c'era Micheal e Stefan che mangiavano,e appena videro T/n gli diedero il buongiorno  e lei ricambiò versandosi un bicchiere d'acqua.

"T/n puoi restare qui quando vuoi" disse Micheal.

"È meglio per voi che me ne vada" disse lei mentre salì di sopra cambiandosi, e lasciando i due senza parole, non capivano del perché della risposta di T/n e quando scese ancora intenda a fare una coda.

"Perché dici così?" chiese finalmente Micheal

"Perché le persone che mi stanno accanto muoiono" disse lei fredda anche se dentro di se lei avrebbe voluto urlare, ma le sue maschere l'ha zittirono dicendo che le sue gride non sarebbero servite niente, e che se l'avrebbero sentita tutti.

"Vieni con me" disse Stefan prendendole la mano, il calore della sua mano era familiare, lui l'ha trascinò dentro il bosco erano in mezzo al nulla, ma continuarono a camminare fino a quando finirono alla fine del bosco per poi andare verso il parco.

Cominciò a raccontare.

Stefan si alzò sentendo le grida di suo padre che urlava il suo nome, il piccolo uscì dalla porta trovando del fuoco e indietreggiò spaventato, chiamando suo padre che appena lo trovò lo abbracciò dalla paura.

"Andrà tutto bene" disse suo padre accarezzando i capelli folti del figlio, e prendendo la sua mano scendendo di sotto e le scale cominciarono a prendere fuoco a mano mano che loro scendevano.

"Papà la sorellina e la mamma" urlò Stefan mentre il padre disse che le avrebbe trovati.

"Adesso devi uscire Stefan e devi aspettarmi fuori" disse mentre lui scuoteva la testa non avrebbe lasciato la sua piccola sorellina di un mese, e sua madre.

Cominciò a tossire sentendo il fumo entrare nei polmoni, si inginocchiò sentendo i suoi occhi bruciarli e continuando a tossire lievemente.

"Vai" urlò il padre che cominciò a tossire anche lui ma il figlio continuò a scuotere la testa dicendo che voleva sua sorella, il padre spinse Stefan e davanti a lui cade una tavola di fuoco su suo padre.

Stefan urlò chiamando suo padre ma nessuno rispondeva piangendo, e delle altre tavole cadere davanti a lui, e fu costretto a uscire, e appena uscì la casa crollò.

Cominciò a urlare piangendo fortemente e chiamando suo padre, e sua madre e la sua piccola sorellina ma nessuno rispondeva, fece il girò della casa ma niente.

Dopo un po' vennero dei vigili del fuoco, e venne anche Micheal migliore amico di suo padre che prese il bambino tra le sue braccia che continuava a chiamare la sua famiglia piangendo.

Il suo petto era bagnato dalle lacrime del piccolo.

"I tuoi genitori e la tua sorellina non ci sono più piccolo" disse mentre il bambino pianse ancora più forte dandogli  dei pugni e urlando che era stata colpa sua.

"Da quel momento ogni notte sognavo l'incidente" disse

"Perché mi stai dicendo questo? Perché mi racconti ciò che ti è successo?" chiese T/n .

"Sai che significa avere ogni minuto della tua vita i tuoi occhi pieni di lacrime, e le tue ciglia assomigliare a un salice piangente?"

Come poteva non saperlo? I suoi occhi erano sempre pieni di lacrime, fino a farle annebbiare la vista,e quella volta che auguro guardava allo specchio vedeva le sue ciglia ancora bagnate dalle lacrime, per poi bagnarsi di nuovo.

Delle lacrime che si aggrappano alle ciglia cercando di non cadere,  e di aggrapparsi alla vita, cercando di rimanere attaccata e non voler cadere, per la semplice paura di cadere e di frantumarsi in mille pezzi per poi non lasciare più traccia di esso, e di essere dimenticato da tutti e da tutti.

Lui chiuse gli occhi per poi aprirli guardando quelli di T/n, mentre lei distoglie lo sguardo.

"Tu hai i suoi stessi occhi" disse lui mentre lei non riusciva a capirci niente

"Ti stai sbagliando, i miei genitori non mi hanno mai detto di avere un fratello, e tanto meno una foto di te" disse T/n

"I loro corpi non furono trovati, e per anni cercai i miei genitori, e mia sorella,oro dicevano che erano morti sotto le ceneri, ma qualcosa dentro di me diceva che erano vivi" disse

"E che centro io con tutto questo?" chiese ancora più confusa.

"Mia  sorella aveva una piccola voglia sulla nuca a forma di cuore, la stessa che hai tu" disse e T/n si toccò la nuca, non si era mai accorta di avere un voglia, il suo corpo era pieno di così tanto lividi e cicatrici che non faceva mai caso alle ferite, non si guardava molto allo specchio, perché altrimenti sarebbe stata distrutta.

"È solo una coincidenza" disse con noncuranza.

"Mia madre si chiamava Eva del Angelis e Tom Evans, mentre mio padre Tom Evans" disse mentre lei indietreggiò dicendo che era impossibile

"T/n io sono tuo fratello" disse mentre lei si avvicinò a lui, accarezzando la sua guancia e guardando i suoi occhi.

T/n abbracciò improvvisamente suo fratello, e lui si irrigidì, ma poi ricambiò l'abbraccio.

"Sei mio fratello"sussurro mentre lui sorrise a quelle parole, aspettava da tanto tempo quelle parole, all'inizio aveva perso le speranze, ma continuò a cercare.

"Si, sono io sorellina" disse infine

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