2 - Charlie

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Jeff sta di nuovo bullizzando Linda, le tira le trecce. - Sei un bambino! - si volta la ragazza arrabbiata - Ti rendi conto di non essere più all'asilo?

Jeff ride, contento della reazione e io distolgo subito lo sguardo per evitare il contatto visivo. Se inizia con me, sarà così per tutta la settimana. - Charlie - ecco, lo sapevo. Alzo lo sguardo su di lui preoccupato - dai, dicci qualcosa. Come è andato il weekend?

- B-bene - riabbasso velocemente lo sguardo quando lo vedo sorridere fiero.

- Non mi chiedi come è andato a me il fine settimana? Dai, non fare il maleducato. - Mi tocco agitato la ciocca di capelli davanti che si è allungata di parecchio in questi mesi e copre la fronte. Non voglio di nuovo tagliarmi da solo i capelli. L'ultima volta feci un casino e fui preso in giro fino a quando non crebbero abbastanza da coprire il danno. Ora li ho lasciati crescere troppo.

- C-come è a-andato il fine s-settimana? - Jeff scoppia a ridere, e con lui qualche ragazzo nelle nostre vicinanze. Il resto della classe sembra quasi annoiata dalle stesse scene che si ripetono sempre.

- Ma lo sentite come parla? - Jeff continua a ridere e io sento le guance arrossarsi. So di balbettare parecchio, ma non so come smettere di farlo.

Linda fa roteare gli occhi al cielo mentre si sistema la treccia rovinata. - Sei un imbecille - dice a Jeff, poi mi lancia un'occhiata e si gira davanti a guardare l'insegnate che entra in classe.

La scuola è terribile. I miei compagni mi evitano come la peste. All'inizio qualcuno gentile ha provato a parlarmi, ma io non so mai cosa dire, e quando si sono resi conto che sono quello strano, che si veste sempre allo stesso modo, che balbetta le poche volte che parla e non ti guarda mai negli occhi, hanno smesso di aver a che fare con me. All'ora di pranzo evito la mensa, quei posti mi fanno paura, sono troppo affollati. Mi piace mangiare all'esterno, non è soffocante, e anche se quando piove o fa freddo non è proprio il massimo, posso riuscire a respirare. Caccio il mio panino con burro d'arachidi e mi godo il bel tempo di oggi. Ripasso il piano, oggi è il gran giorno, parlerò con i miei fratelli!

Chiederò loro come va, dirò che io e la mamma stiamo bene e poi filerò via prima che possano arrabbiarsi o dirmi di andarmene. Ho preparato le battute e conosco le strade più veloci per fuggire via. Il mio è un piano infallibile! Canticchio addentando un altro morso, oggi ho messo la felpa buona di colore verde menta, e ha solo una piccola ricucitura che si vede appena. È uno dei miei lavori migliori. Sto migliorando a rattoppare vestiti e coperte. Ora non mi ferisco più come all'inizio. Chissà se Elijah ha imparato a suonare la chitarra come voleva fare a dieci anni. Chissà se mi farà quella faccia buffa che faceva solo a me quando stava per combinare uno scherzo a James. Butto la carta nel cestino e mi avvio verso i bagni. Chissà se James gioca ancora a basket. Chissà se mi comprerà di nascosto qualche dolce come quando avevo sette anni e piangevo per strada chiedendogliene uno tornando a casa. Mi fermo sulla porta del bagno e la stanza si restringe. Chissà se mi riconosceranno, chissà se si ricorderanno di me.

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Non posso tirarmi indietro. Ho avuto il piano in testa per tutto il fine settimana, e mi sono anche incoraggiato mentalmente sul potercela fare e andare da loro. La mia scuola finisce un'ora prima della loro, così ho tutto il tempo di arrivare fin qui con calma, senza innervosirmi. Insomma, almeno non troppo. Mi mordicchio un'unghia. Sono di nuovo nascosto dietro il muro. I miei fratelli sono appoggiati alla macchina di James. Sono contento che papà gli abbia preso un'auto. Sembra davvero un adulto ora. È incredibile come in soli quattro anni tu possa sembrare una persona completamente diversa. Ma ammetto che l'ultima volta che vidi James, lui aveva quasi la mia età ed era già super responsabile. Mi faceva da babysitter e teneva d'occhio Elijah in caso gli arrivasse una crisi d'asma. E poi quando aveva la mia età giocava già a basket da anni, era alto e forte, sembrava già che andasse alle superiori, e aveva un sacco di amici come adesso. Abbasso lo sguardo. Io sono patetico. Lui alla mia età era fantastico e io sono un perdente che non sa neanche parlare o guardare in faccia la gente. Riderà di me quando mi vedrà. Ecco, ora non sono più sicuro di farmi vedere. Forse dovrei solo ripetere il piano per un altro po'. Due giorni è poco, devo pensarci meglio. Già. Sono stato uno sciocco a pensare che potesse andare bene, che potessi fare qualcosa di buono.

Missing Brother [Completa]Where stories live. Discover now