18 - James

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Entro nel soggiorno di casa al buio. Sono stanchissimo. La partita mi ha massacrato e ho mangiato come un maiale al locale, visto che offriva il coach. Ne abbiamo tutti approfittato, ma questa è la ricompensa per aver giocato in maniera impeccabile. Insomma, c'è stato quel piccolo incidente in campo, ma non sono finito addosso a quel giocatore di proposito. L'arbitro era palesemente dalla loro parte e un'ammonizione era troppa. Stavo iniziando a litigare anche con lui. Se non mi avesse fermato Donny, avrei rischiato seriamente di essere cacciato fuori. Sono contento che non sia andata così. Charlie ha potuto vedermi giocare, e vedergli fare quell'espressione a fine partita mi ha un po' montato la testa, lo ammetto. Voglio che il mio fratellino venga alle mie partite e veda quanto sia bravo come era nostro solito.

Vedo la luce della cucina accesa e mi sale una rabbia repressa. Stringo forte i pugni. So che scena mi si parerà davanti in cucina. Ci entro, ed eccolo lì: papà al bancone con un bicchiere pieno di birra, indeciso se berlo o meno. È brillo, ma non ubriaco. Se Elijah è al piano di sopra non lo berrà, perché in mia assenza lui sarebbe l'unico in grado di portarlo in ospedale se dovesse succedergli qualcosa come la volta scorsa.

- Papà - entro in cucina furioso. Lui mi vede e tracanna il bicchiere che finisce in un secondo - che diavolo stai facendo?

- Voglio solo ubriacarmi, James - dice - per una volta.

- Guarda caso proprio la sera della mia partita di campionato a cui non sei mai mancato... - pausa, respiro - tranne oggi.

- Volevo venire - dice - ma ho avuto un contrattempo.

- Questo contrattempo è Charlie? - rimango lontano, perché se mi avvicinassi troppo la rabbia potrebbe esplodere in violenza. - Non vuoi così tanto vederlo?

- Non è così - risponde fiacco, privo di qualsiasi energia - non è così - ripete. So che non è così, so che vorrebbe vederlo, perché altrimenti non se ne starebbe qui con quella faccia e quell'aspetto distrutto cercando di nascondere ciò che prova ancora per Charlie nell'alcool. Quello che non so è perché lo neghi, perché non vada da Charlie e glielo dica apertamente. Cosa lo trattenga dal farlo. - Hai intenzione di guardarmi così per molto ancora? - si versa un altro bicchiere. - Lo so che ti ho deluso.

Lo guardo senza nascondere il mio disprezzo e me ne vado per non continuare a vederlo. Salgo le scale fino al piano di sopra portando il borsone. Lo lascio a terra nel corridoio. La porta di camera di Elijah è socchiusa e la luce è accesa. Busso una volta prima di aprirla. È oltre la mezzanotte, ma mio fratello è ipnotizzato a guardare qualche vecchio film di fantascienza sul letto, con le spalle appoggiate al muro e il pc in grembo. Ha le cuffie sparate ad alto volume nelle orecchie e non si è accorto di me. Mi avvicino e finalmente nota la mia presenza. Mette in pausa e si abbassa le cuffie sul collo. - Non si bussa?

- L'ho fatto - gli rispondo guardandomi attorno, cercando di capire se ha litigato con papà o se la serata con Charlie è andata male. Guardo il comodino di fianco al letto, non c'è l'inalatore, è ancora nel cassetto. Dopo la crisi di qualche settimana fa, sembra stare bene.

- Come è andata al locale? - mi domanda. - Divertito?

Mi appoggio alla parete chiudendo la porta. - Sì, a voi? A Charlie è dispiaciuto che non mi sia unito?

- È andato via - mi risponde Elijah - ha detto che doveva andare a casa, che mamma non voleva che facesse tardi.

- Anche se sapeva che era con noi? - chiedo.

- Così mi ha fatto capire Charlie, anche se non mi sembrava molto sincero.

- Ancora con questa storia, Eli - mi porto una mano dietro al collo. - Perché Charlie dovrebbe mentirci sulla mamma?

Missing Brother [Completa]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora