25 - Charlie

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Piove da una settimana, ma è da una settimana che io non esco di casa. Sono stato per tutto il tempo piegato nel letto con dolori insopportabili. Sono svenuto un paio di volte per colpa della febbre alta, e mamma non si è mai mostrata. Di solito dopo qualche giorno avermi colpito mi porta qualcosa da mangiare, ma ieri sono dovuto alzarmi e costringermi a buttare giù un bicchiere di latte e un pancake con un po' di marmellata. Questa volta l'ho davvero fatta arrabbiare. Mi alzo sentendo il campanello suonare per l'ennesima volta. È da un paio di giorni che qualcuno bussa alla porta, ma sono stato troppo debilitato per andare a vedere chi fosse. Mi muovo lento per la casa sorreggendomi al muro. I muscoli urlano ancora per quanto male mi facciano e mi sento ancora il corpo pesante. Questa volta però la mamma non mi ha colpito in faccia, l'ha rimasta illesa, e di questo almeno sono grato così non dovrò mentire di nuovo ai miei fratelli. Mi fermo. Posso di nuovo vederli? Mi ritorna alla mente mamma che mi urla, che mi colpisce e mi sale un moto di nausea. Non voglio che lo rifaccia. Devo ascoltarla, lei è la mamma. Ha un motivo se mi dice di fare in un modo. Ritorno a camminare e apro la porta di ingresso.

- Era ora - la signora Hughes è accigliata, ha una busta in una mano e mi guarda torvo. Non le rispondo, non la saluto. Non parlo con qualcuno da una settimana, ma non mi sento di dire una sola parola. Non ce ne è bisogno, ogni cosa che dico, il modo in cui lo dico, è tutto sbagliato. - Posta - mi porge una lettera e capisco che il postino avrà di nuovo sbagliato buca. Alzo il braccio che mi trema ancora e prendo ciò che è nostro. La signora Hughes mi squadra, forse infastidita per la mia maleducazione. Mi dispiace, ma in questo momento ho urgente bisogno di sedermi o sento che sverrò qui, in questo momento. - Hai bisogno di nuovo del telefono per caso? - mi domanda improvvisamente. - Non mi interessa se lo usi, visto che io e Vincent non abbiamo nessuno da chiamare.

Sono confuso dalla sua frase. Forse mi sta dicendo che posso usare il suo telefono se ne ho bisogno. È gentile, ma è inutile essere gentili con una persona come me. Inoltre, non voglio sentire i miei fratelli, non ho nulla da dirgli. Continuo a deluderli non facendomi mai vedere e gli mento sempre. Scuoto la testa alla signora Hughes. Lei rimane in silenzio, poi parla di nuovo. - Il lavoro di mio marito lo porta ad avere alcuni problemi con la legge. Se la polizia si accorgesse di noi sarebbe il finimondo. Non è un uomo cattivo, ma non posso rischiare di perdere anche lui, mi capisci? - Scuoto di nuovo la testa. Non so davvero perché improvvisamente mi stia parlando di Vincent Hughes. - La sua filosofia di non intromettersi nella vita degli altri è la mia, ma tu... - la sua faccia severa si ammorbidisce appena - tu hai dei fratelli. Hai altri a cui chiedere aiuto. - La guardo e sono davvero confuso. Perché dovrei chiedere aiuto? Lei si guarda un po' attorno e si inclina verso di me abbassando la voce. - Non può continuare ad abusare di te in questo modo.

Sussulto e mi allontano da lei. Sta parlando della mamma. Di quando si arrabbia, mi urla e mi picchia. Ma lei non sta abusando di me, ha delle ragioni per farlo. Ragioni che la signora Hughes non conosce, e se le sapesse direbbe che la mamma fa bene e mi odierebbe anche lei. Senza pensarci le chiudo la porta in faccia. Sono stato scortese e orribile, ma sono nel panico all'idea che altre persone lo vengano a sapere. La signora Hughes non lo avrebbe mai dovuto dire, a lei non importa cosa succede nelle altre case. - Ragazzino - sento un colpo alla porta e poi di nuovo la voce dura di Gloria - io ti ho avvisato, sappilo.

Voglio aprire la porta e chiederle scusa perché la signora Hughes è una delle poche persone gentili che ho qui, ma quando allungo la mano di nuovo sul pomello sento del liquido scorrermi giù per il naso. Lo tampono con la mano e vedo un sacco di sangue uscirmi senza sosta. Mi siedo a terra perché la testa inizia a girarmi tantissimo e mi porto la maglia in faccia per fermare l'epistassi. Non mi spavento, sono abituato al sangue dal naso. Da piccolo mi usciva spesso, ogni volta piangevo e i miei fratelli subito accorrevano. Ora non piango più, ma non ci sono neanche i miei fratelli. E non so se una cosa è collegata all'altra.

Missing Brother [Completa]Where stories live. Discover now