12 - Charlie

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Sono andato a scuola come mamma mi ha detto. È mercoledì, e mi presenterò con due giorni di assenza, ma non devo preoccuparmi molto della cosa. A scuola sono praticamente invisibile, anche con questo occhio nero e la faccia gonfia evitano tutti di guardarmi, come se sapessero. - Chi ti ha pestato? - mi domanda Jeff alla terza ora non riuscendo a trattenere una smorfia divertita. - Qualche drogato del posto dove abiti o qualcuno a cui ha dato fastidio il modo in cui parli? - Già, i motivi per cui sono in questo stato per i miei compagni possono essere solo questi. Vivo in una zona povera della città dove si dice ci abitino solo criminali. Non posso dargli torto in effetti. Incontro davvero persone da cui è meglio stare alla larga, ma fino a quando ognuno si fa i fatti suoi si campa bene, o almeno è questo quello che ha detto la signora Hughes. Non rispondo a Jeff e lui mi ride sprezzante imitandomi. - Se non b-balbettassi c-così tanto, a nessuno d-daresti fastidio - non capisco perché il modo in cui parlo infastidisca le persone attorno a me. Però è così e basta. Per mamma lo è, le persone si spazientiscono, i professori anche, tendono a finire le mie frasi quando ci metto troppo tempo a dire qualcosa. Solo ai miei fratelli e ai loro amici sembra che non importi, ma forse è fastidioso anche per loro e non lo danno a vedere.

Vedo Linda dire a Jeff di smetterla, che non è divertente. Lui, di tutta risposta, le tira di nuovo una treccia. Linda continua a farsele anche se Jeff gliele tira continuamente. Sento altri ragazzi della classe parlare di me, non lo nascondono tanto come fanno le ragazze. Almeno loro mi guardano in faccia e poi mi mostrano apertamente una faccia disgustata. Se il mio livido dà così tanto fastidio, non guardatelo. Io non so toglierlo, posso solo rimanere con la testa bassa tutto il tempo ed evitare il contatto visivo. Almeno il dolore è diminuito. Ora fa male di meno, anche se mi pizzica ancora parecchio e non posso toccarmi quella zona della faccia senza che riesploda un dolore insopportabile. Ma non è solo la faccia. Per tutto il corpo ho lividi enormi e abrasioni che mi fanno malissimo. Farmi la doccia è una sofferenza enorme, e so che sarà così per un altro paio di giorni. Il dolore va via lentamente, il colore dei lividi cambia. Le ferite che si sono aperte all'impatto si chiudono e bruciano di meno. Tutto a tempo debito. Spero solo che non riaccada prima che le ferite guariscano del tutto. Deglutisco e inspiro lentamente. Accascio la testa sul banco cercando di fermare il battito che è accelerato improvvisamente. Non devo pensarci adesso. Non devo pensarci e basta. Mamma non mi colpirà più con quella perché non le darò più motivo di dubitare di me, e così non verrò neanche più chiuso nello sgabuzzino. Inizio a sudare e tremare. Non devo preoccuparmi che mi vedano i miei compagni. Per loro sono invisibile, sono invisibile per tutti. Una cartaccia mi colpisce in testa e alzo lo sguardo verso la persona che me l'ha lanciata.

- Jeff, smettila! - lo rimprovera Linda.

- Cosa? - ride lui. - Mi sto solo divertendo. - Guardo avanti la lavagna, mi gira la testa, ma almeno ho smesso di pensare a quella notte.

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È passata una settimana dall'ultima volta che ho visto i miei fratelli. È venerdì. Non sono ancora andato al parcheggio della loro scuola e il motivo ne è solo uno: la mia faccia. Ho un livido viola enorme che copre zigomo e occhio. Forse il colore si sta leggermente schiarendo, ma è ancora troppo visibile e non voglio farlo vedere a James ed Elijah. Finisco la scuola e mi avvio verso casa. Faccio il giro lungo perché non voglio subito entrare in quell'appartamento vuoto, mettere in ordine e sperare che mamma non torni ubriaca o arrabbiata con me. È ancora abbastanza calma però. Quando mi vede le viene da ridere, ed è bello sentire mamma di buon umore. Non lo è mai. Prendo una strada stretta secondaria e poi una più larga. Passo vicino a un piccolo fiume vicino alla mia zona e mi siedo sull'erba. Ritardare l'inevitabile è inutile, ma almeno inganno il tempo. Ho visto alcune persone durante il tragitto, ma li ho ignorato come loro hanno ignorato me. A volte non capisco se essere invisibili sia un bene o un male.

Missing Brother [Completa]Where stories live. Discover now