68 - James

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Papà è andato via. Ci ha chiesto di guardare Charlie e poi è corso con Adam Scott appena questo ci ha detto che hanno trovato mamma e ora la tengono in centrale.

"Vengo anche io" ho detto, ma papà ha guardato Charlie spaventato ed Elijah che è un cencio e mi ha scosso leggermente la testa, mi si è avvicinato e ha appoggiato la sua mano sulla mia spalla. "Vorrei che tu rimanessi qui e ti occupassi della casa". Mi occupo sempre della casa. Per un secondo ho voluto mandare tutto all'aria e andare da mia madre, vedere con i miei occhi l'artefice di tutto questo e controllare da me il suo stato. Ho però ingoiato la rabbia che mi pulsava in gola. So di essere l'unico che può controllare la situazione a casa e ho annuito. Mi racconterà cosa sarà successo quando tornerà. Verrò a sapere le cose tramite terzi come sempre.

La volante è andata via. Da come ha detto Adam Scott, non c'era più bisogno che rimanesse, ma ancora stento a crederci. L'ansia che mamma possa ripresentarsi a casa improvvisamente non ha più bisogno di esistere. Elijah rimane a guardare il vialetto ormai sgombro e tossisce. Charlie è dietro di lui e non si muove. Sospiro e mi passo una mano nei capelli. - Eli, entra e prendi le tue medicine, Charlie anche tu.

Charlie mi segue con lo sguardo per la stanza, annuisce ma non si muove. Elijah chiude la porta e si appoggia a essa. Guarda Charlie immobile e ho paura che possa essere terrorizzato come ieri, quando non parlava e non si muoveva. - Dovremmo parlarne - dice Elijah.

Non ho per nulla voglia di farlo, non so neanche cosa dovrei dire, ma se a proporre la cosa è il tipo meno propenso a farlo, immagino di non avere scelta. Mi avvicino a Charlie. - Ehi - gli dico - qualsiasi cosa tu stia pensando ti sbagli, Charlie, mamma non tornerà a casa e tu non andrai con lei.

Charlie mi guarda, mi esamina o pensa a cosa dire. - L-lo so - balbetta, e non mi aspettavo che lo sapesse. Pensa sempre al peggio e non si rende conto di come mamma gli abbia creato ricordi che lo tormenteranno per sempre. - È solo - aggiunge - c-che non voglio v-vederla.

- Non devi farlo - gli rispondo.

- E se lei l-lo vuole?

Scuoto la testa. - Anche se uno di noi o papà lo volessimo. Devi fare solo come ti senti, e non ti costringeremo mai a incontrare la mamma.

Abbassa la testa. - V-va bene.

- Ti ha fatto paura ieri quella donna, Charlie? - chiede Elijah guardandolo incerto. - Noi ne abbiamo avuta tanta.

- V-voi volete vedere l-la mamma? - chiede Charlie non rispondendo alla sua domanda. - Volete stare c-con lei?

- Come pensi che vorremmo stare con lei dopo quello che...

- Eli - lo interrompo. Agitarsi e agitare Charlie è la sua specialità, ma in questo momento, come negli altri, è fuori luogo.

- S-sei ancora arrabbiato c-con lei? - domanda ancora Charlie. Elijah fa schioccare la lingua e gira la testa. Charlie mi guarda. - A-anche tu, James?

- È complicato - dico. È tutto un casino in realtà. Ho questi sentimenti confusi e forti, e non so bene cosa siano. Quindi decido che è tutta rabbia, che quando tornerà papà, qualsiasi ora sia, andrò a correre per liberarmene.

Charlie ci fissa, rimane in silenzio, poi abbassa lo sguardo. - H-ho avuto p-paura - e capisco che sta rispondendo alla domanda di Elijah - p-perché ho p-pensato che non vi avrei p-più rivisto.

Tira su col naso, abbassa la testa e inizia di nuovo a piangere. - Dai, Charlie - gli prendo un braccio e mi accorgo di avere un po' la voce incrinata perché solo ora mi sto rendendo conto di quanta paura abbia provato anche io. Lui mi abbraccia improvvisamente e mi rimane attaccato e continua a piangere. Lo accarezzo, gli dico che non deve preoccuparsi più, che ora che hanno preso la mamma non c'è più ragione di temere che possa ricapitare qualcosa di simile.

Missing Brother [Completa]Where stories live. Discover now