4. La ragazza di Arn

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Corsi alla fermata dell'autobus e presi il primo al volo, senza avere la minima idea di dove avrebbe portato. Era successo. Oh, mio Dio. Era successo e io sono scappata a gambe levate al termine, dopo che le avevo aperte per lui. Era quello che desideravo, e allora perché mi sentivo uno schifo? Era stato bello e allora perché lo sentivo più sbagliato delle altre volte? Che per giunta l'avevo fatto con ragazzi che nemmeno mi attraevano? Parlano tutti di sesso, quando in realtà è solo un piacere carnale del momento, il dopo è così... Sporco. Almeno io mi sento così. Ma perché? Sentii che le lacrime iniziarono a bagnarmi le guance, ma abbassando il viso, nascosi il mio volto al pubblico dell'autobus e piansi in silenzio, senza sapere nemmeno per quale motivo preciso. Quando finalmente mi calmai alzai lo sguardo e notai che c'erano solo quattro passeggeri sull'autobus. Una signora anziana, appoggiata su un carrellino di tela della spesa con un sorriso contornato dalle rughe e gli occhi sbiaditi semichiusi seduta nella postazione dietro l'autista; in fondo all'autobus una coppia intenta a limonare e a sorridersi amabilmente e infine, al centro, accanto alla finestra con lo sguardo rivolto verso l'esterno ad osservare il paesaggio, con le cuffie nelle orecchie c'era Hebe Daniels. L'autobus si fermò  e tutti si alzarono per scendere, così feci anche io. Il quartiere mi era sconosciuto e mi girai intorno con lo sguardo smarrito. Controllai il tabellone per vedere quando sarebbe stata la prossima corsa diretta a casa mia, quando qualcuno mi disse «Era l'ultimo. Non ne passano più» mi voltai e vidi che Hebe si era tolta una cuffia «Oh, ciao» dissi impacciata «Siamo in Booker Street» mi informò «Oh, grazie» dissi imbarazzata. Cercai il mio telefono nello zaino e lo tirai fuori per chiamare i miei, in una missione di salvataggio. Solo che mi bloccai. Non potevo chiedere ai miei genitori, e nemmeno ad Arn o Ace. Loro avrebbero iniziato a fare domande a cui io non volevo rispondere, si sarebbero preoccupati per me di niente «Che aspetti?» mi incitò la ragazza che era rimasta alla fermata «Io... Non posso farmi venire a prendere in queste condizioni» ammisi «Si preoccuperebbero e mi farebbero troppe domande» «Capisco.» disse senza chiedermi nulla «Vieni con me. A meno che non voglia passare la notte qui e aspettare la corriera del mattino» disse incamminandosi, poi capendo che non la stavo seguendo si voltò «Non mangio» e proseguì. Mi decisi a seguirla finché non giungemmo nei pressi di una casa molto graziosa, circondata da una staccionata dipinta per metà di verde scuro e metà bianca «Casa tua?» chiesi «A quanto pare» frugò nella tasca della giacca e tirò fuori un mazzo di chiavi «La tua auto?» chiesi «Ce l'ha Lance. L'ha portata alla festa» Lance era alla festa? Non l'avevo visto. Entrai in casa e diversamente da come me l'aspettavo, mi ritrovai in un atrio accogliente con i muri dipinti da colori tenui e chiari. Sparsi per la casa c'erano vari scatoloni ancora pieni di roba «Cambi casa?» chiesi «No, ci sono nuovi inquilini» sbuffò. Raggiungemmo quella che era sicuramente la sua camera. A differenza del resto della casa, linda e luminosa, quella camera era tappezzata da poster con rock band di tutti i tipi e file e file di librerie piene di libri e CD. «Ma...» «Siediti.» mi interruppe indicando il letto, mentre lei si lasciava cadere sul pouf accanto alla finestra «Ora aspettiamo che Lance torni dalla festa e poi ti accompagno a casa» disse semplicemente «Vivi insieme a Lance?» chiesi basita «Purtroppo» sospirò la ragazza «Ma...» «Lance è il mio nuovo fratello acquisito» spiegò «Mia madre ha sposato suo padre questa estate. Si sono trasferiti qua anche per facilitare il lavoro al padre che lavora in zona. Ha lasciato tutto a Cambridge.» spiegò «Oh» dissi «Perché piangevi?» mi chiese. Non sono affari tuoi «Non lo so» risposi invece. «Okay» replicò. Ma non era per niente curiosa? «Sono andata a letto con Jason e non mi è piaciuto» dissi di getto, perché dovevo sfogarmi ed era meglio farlo con qualcuno a cui non fregavo niente che a qualcuno che conoscevo «Strano» commentò «Ti sei chiesta il perché?» «Certo che sì! Ma non so...» «Magari è perché ti senti usata» «Sono costantemente usata. L'ho fatto altre volte con altri ragazzi ma non mi sono mai sentita così... Vuota e sporca» dissi mettendo il volto tra le mani «Magari è stato deludente» disse «Deludente? È di Jason Forster che stiamo parlando. È fantastico a letto, conosce...» «Ehi, fermati!» mi bloccò «Non me ne frega niente della tua vita sessuale e di che cosa è capace di fare quel ragazzo a letto okay? Intendevo deludente perché qui.» indicò il suo petto «Non hai sentito niente, nessuna emozione, nessun sentimento, vuoto come dici tu. È stato solamente un piacere fisico e niente di più. Quando da lui tu ti aspettavi decisamente di più.» mi spiegò. Non aveva tutti i torti. E chi l'avrebbe mai detto che Hebe Daniels mi avrebbe aiutata a chiarirmi. «È vero... Credevo che lui fosse quello giusto. Tanto è perfetto...» borbottai. Bussarono alla porta e un volto si affacciò «Ehi rompipalle le tue chiavi» disse Lance lanciando a Hebe le chiavi della macchina «Rompipalle a chi?? Sgorbio con le orecchie a sventola!» ringhiò lei «A te. Prego per avermi prestato la macchina. Ciao Azura» e se ne andò «Non si è nemmeno chiesto cosa ci facessi qui?» commentai ad alta voce «Non perde tempo a chiedersi le cose. È senza cervello.» commentò Hebe alzandosi «Vieni. Ti accompagno a casa» la seguii.

Insicura (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora