6. Hebe Daniels

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Che schifo. Che schifo. Che schifo. Me ne tornai a casa che stavo peggio di prima. Jason si poteva scordare di farlo nuovamente con me dopo aver infilato quel coso ovunque. Bleh.
Andai a trovare il mio fratellino ammalato perché volevo assolutamente della compagnia. «Ace? Posso entrare» chiesi con vocina premurosa. Nessuno rispose ma entrai lo stesso, notando una specie di bozzolo di coperte sul letto di mio fratello «Ace come stai?» chiesi avvicinandomi al bozzolo «Zhur, una persona malata ha bisogno di dormire» lo sentii brontolare. Divertita gli saltai addosso «Ti amo fratellone» dissi. Ace di liberò dalle coperte «Che ti succede Zhur?» senza accorgermene iniziai a piangere «Se non ti fa schifo abbracciare un malato vieni pure» mi invitò mio fratello premuroso. Non me lo feci ripetere due volte ed entrai sotto le coperte insieme a lui, abbracciandolo forte. Era caldo. «Poi mi cambi le lenzuola.» mi sussurrò facendomi ridere «Lo prometto» «Ora mi dici che ti è successo?» mi chiese dolcemente «Ace... Secondo te sono una troia?» chiesi titubante «Che ti salta in mente Zhur? Sei la sorellina più pestifera e dolce che ci sia» mi sussurrò anche se non aveva espressamente risposto alla mia domanda «Mi comporto da troia però» continuai «Comportati come credi sia giusto. Non credo che io sia la persona più indicata a dirti come fare» disse «Intendi per la storia di Carley?» chiesi. Lui sospirò «Se te lo racconto non dirlo a nessuno, capito? Nemmeno ad Arn» disse serio «Promesso» dissi. Poi iniziò a raccontare.
«Ho conosciuto Carley ad una festa. Era la sua prima festa e si vedeva che era spesata. Come un idiota ci provai con lei ma ricevetti un calcio nelle palle» rise al ricordo «Mi diceva che non era interessata a imbecilli della squadra di football. Ma quella sera ero euforico e stranamente coraggioso, così continuai ad assillarla ed anche i giorni a seguire» ammise «In realtà non mi interessava, volevo solo dimostrare a me stesso che ero capace di ottenere qualsiasi cosa volessi» scosse la testa «Però più tempo passavo con lei, più mi rendevo conto che stavo sbagliando, mentre lei si affezionava a me e viceversa. Una sera successe. Era la sua prima volta e io non lo sapevo. Mi sentivo in colpa e decisi di lasciarla, lei se la prese un casino e non mi parlò più» spiegò in breve «Oh... Però ti piace ancora» lui annuì «Sta ancora con Arn?» «No. Ha dichiarato che sarebbe stata lontano da noi fino alla fine dell'anno, poi si sarebbe definitivamente liberata di noi appena si sarebbe trasferita in America per il college» rispose sospirando «E che ci fai ancora qui?! Vai a conquistarla! Ora!» «Piace anche ad Arn... Non voglio litigare ancora con lui, è vero, sono geloso di lui, ma è anche la persona più importante nella mia vita, è il mio gemello» rispose incrociando le braccia dietro la testa «Ma lei ha occhi solo per te. L'ho notato a cena» ripresi «Con lui non sarebbe felice come lo sarebbe con te. E poi Arn capirebbe, lo so» «No Zhur, ho già ferito Arn abbastanza solamente per il mio orgoglio, non voglio togliergli l'unica ragazza di cui si è innamorato» affermò «Ma non gli togli niente! Carley non lo vorrebbe comunque dopo quello che le ha fatto» Ace strinse la mascella e si voltò dall'altra parte «Se non ti dispiace Zhur, ho sonno e sono malato» mi congedò. Sospirai e uscii da camera sua, sorprendendo Arn ad origliare «Hai sentito tutto?» gli chiesi imbarazzata. «Sì Zhur... Hai perfettamente ragione» mormorò «Sono io quello di troppo tra loro due» disse appoggiando la testa al muro e chiudendo gli occhi. Poi si staccò ed andò a chiudersi nella sua stanza. Quella ragazza è finita in mezzo ad un triangolo amoroso tra i miei due fratelli. Visto esternamente doveva sembrare la ragazza più fortunata sulla faccio della terra e invece... Per me era solo qualcuno che stava facendo soffrire i miei fratelli... Oltre che a dividerli. Ma poteva essere la cura solo di uno di loro due. Sospirai e tornai nella mia camera.

Il giorno seguente non riuscivo nemmeno a guardare in faccia Daia, provavo un senso di disgusto incredibile. Probabilmente erano scopa amici da molto tempo. «Che hai oggi?» chiese Daia con il suo solito tono altezzoso e di sufficienza «Ho solo realizzato una cosa» replicai senza guardarla. E dire che mi aveva incoraggiata a conquistare Jason! «Scusate, devo andare.» affermai alzandomi dalla sedia e correndo in bagno. Non potevo continuare così, passare il tempo con Daia mi avrebbe fatto diventare pazza. Era meglio accettare la cosa al più presto. In fondo Daia era più bella e attraente di me. Qualunque ragazzo dotato di occhi avrebbe scelto lei al posto di me. Jason compreso. Probabilmente avevano fatto un accordo in modo da non rovinarsi la reputazione a vicenda e senza legarsi sentimentalmente in modo da poter divertirsi anche con altri. In quel momento uscì da una delle cabine del cesso Hebe Daniels distogliendomi dai miei deprimenti pensieri legati al mio senso di inferiorità. Si portò davanti al lavandino e si lavò le mani. Iniziò a ritoccare il suo trucco pesante ignorandomi del tutto. Poi si voltò improvvisamente verso di me, sorprendendomi mentre la fissavo «Hai bisogno?» chiese con un sopracciglio alzato, con l'aria di essere seccata dalla mia presenza «No!» esclamai troppo in fretta. Lei rimise a posto il mascara nella borsetta. «Hai ragione» mi lasciai sfuggire prima che uscisse dal bagno «Come scusa?» chiese lei mentre si voltava «Hai ragione. Su Daia, su Jason, su di me» dissi spinta da un coraggio che non sapevo nemmeno di avere. Si vedeva che mi tenevo questi dubbi dentro da troppo tempo e li volevo confidare a qualcuno. Il fatto che fosse Hebe quel qualcuno, era solo un caso. «Lo so di avere ragione. Ma dove vuoi arrivare?» chiese lei «Voglio solo... Non lo so. Voglio non essere io. Voglio essere me stessa senza essere giudicata, ma comunque non voglio essere considerata una sfigata soltanto perché sono me stessa e...» «Frena!» mi interruppe lei avvicinandosi «Si può sapere cosa dovrebbe fregarne a me?» chiese lei. Un senso di delusione si impossessò di me. Solitudine, abbandono, rifiuto. Aveva ragione, lei non mi doveva niente. «È che... Lance ha detto che sei una persona molto altruista» mormorai intimidita «Lance dice anche che Harry Potter è Bibbia, che gli asini volerebbero se bevessero la Red Bull, che le sue orecchie a sventola sono simbolo di evoluzione umana, destinata ad imparare a volare» sorrisi immaginandomi il ragazzo a dire quelle cose «Non ascoltare tutto quello che dice Lance» concluse «Quindi tu non sei altruista?» «Non sono una che si lascia approfittare solamente perché è capace di provare pietà» replicò «Stai dicendo che provi pietà per me?» «Ti sto aiutando? Non si direbbe. Ora vorrei tornare in classe ad ascoltare Miss Cardigan in una delle sue teorie filosofiche sul mondo dei sogni» disse voltandosi per andarsene. Abbassai lo sguardo quando sentii il tonfo della porta richiudersi. Poi si riaprì «Miss Cardigan può aspettare. Vieni con me.» disse improvvisamente Hebe ricomparsa «Abbiamo ancora tre ore di scuola» «Siamo a inizio anno, perdere trigonometria, letteratura e biologia non mi rovinerà la carriera» affermò la ragazza. «Spicciati» disse richiudendosi la porta alle spalle. Sorrisi e la seguii in macchina.

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