31. Alla ricerca di un bel regalo

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Il cielo di Londra è spesso grigio. Forse avrebbe iniziato di nuovo a piovere.
«Emh, potete lasciarmi a casa mia.» disse Theo aggiustandosi gli occhiali in imbarazzo.
«Per chi ci hai preso? Dei taxi?» chiese Hebe fissandolo dallo specchio retrovisore.
«No, però... Mi avete portato con voi...»
«Perché ci stavi spiando con Chanders. Verrai punito.»
L'espressione che fece Theo mi fece scoppiare in una grassa risata.
«Tranquillo, tornerai a casa sano e salvo.» lo rassicurai. «Ma dimmi, perché ci seguivi?» chiesi.
«Ho incontrato per caso Lance alle porte della fumetteria e lui mi ha trascinato con lui.» mormorò il ragazzo.
«Non riesci mai a dire di no, vero?» chiese Hebe alzando un sopracciglio.
«No! Cioè... Solitamente non ho tempo per rispondere.» rispose Theo.
«Ancora peggio.» commentò Hebe con un sorriso sardonico sulle labbra.
«Ma quindi mi accompagnate a casa?» chiese nuovamente Theo.
«Certo.» lo tranquillizzai.
Le indicazioni che ci diede Theo da inserire sul navigatore, ci portarono nel quartiere residenziale dei ricchi. Ma erano ricchi diversi dal tipo di Jason Forster. Erano i ricchi di successo che non avevano nessun capo che dava loro qualche tipo di ordine.
«Non vivi lontano da Xavier.» notò Hebe mentre parcheggiava davanti ai cancelli di una bella villa dall'aria campagnola. L'interno era così colorato e luminoso che metteva tanta allegria. Gli alberi spogli avevano ancora le lucine di Natale e tanti cartelli con scritto "Welcome" erano appesi ai cancelli, interrotti con un "Attenti al cane".
«Ah, già, non lo sapevi?» fece Theo che era intento a slacciarsi la cintura.
«Però non è un quartiere dove tutti i vicini si conoscono e fanno amicizia. O meglio, si conoscono e proprio per questo evitano contatti.» ci spiegò.
«E poi i Bellson sono troppo ricchi persino per i ricchi... Ma come diavolo si toglie questa cintura?» Hebe si sporse per aiutarlo a liberarsi e dopo vari tentativi e imprecazioni, finalmente ce la fecero.
«Non pensavo fossi un riccone.» commentai.
«No? Perché non frequento l'Accademia dell'arte?» chiese Theo.
«No, beh... Perché non emani quell'aria da benestante...»
«Quello che Azura vuole dire è che ti vesti da pezzente.» tagliò corto Hebe.
«Non è quello che ho detto!» protestai.
Theo ridacchiò.
«I miei mi hanno sempre insegnato ad essere umile, a non sfoggiare con presunzione il mio stato sociale e cose così. Mi piace essere una persona come le altre.» ci spiegò Theo.
«Dicendo di essere umile, non ti rende automaticamente meno umile?» notai. Il ragazzo avvampò e iniziò a balbettare in modo insensato.
Io e Hebe iniziammo a ridere.
«È così facile prenderti in giro.» ridacchiò Hebe. Annuii è il ragazzo si imbarazzò ancora di più se possibile. Theo si tolse gli occhiali e se li pulì sulla maglietta.
«Sai, stai bene senza occhiali.» dissi. Lui alzò lo sguardo confuso.
«Cosa?»
«Che stai bene senza occhiali.» riconfermai sorridendogli gentilmente.
«Ah! Ho capito! È un altro scherzo.» affermò arrossendo.
Scossi la testa.
«Davvero. Dovresti provare con le lenti a contatto, vero Hebe?» chiesi voltandomi verso di lei.
«Umh, sì.» affermò la ragazza soprappensiero.
«Beh, allora io vado. Grazie per il passaggio.» si affrettò a dire Theo prima di dileguarsi in casa sua.
«Senti, dato che siamo qui andiamo a trovare Xavier?» chiesi guardandomi attorno, cercando di individuare la possibile casa di Xavier. Conoscendolo, forse abitava in una casa appariscente. Magari era quella lì tutta rossa.
«È all'accademia, impossibile che sia in casa.» affermò Hebe mettendo in moto. «Però ti posso far vedere dove abita. Magari un giorno organizzerà una festa e sarai costretta a passare da sola. Ora che ci penso è un po' di tempo che non ne fa una, forse ha deciso di mettersi studiare davvero...» ci pensò sul serio, ma poi concluse: «No. Impossibile.»
Girato due angoli ci trovammo a prendere una salita, e in cima a quella collina c'era la villa delle ville, con ettari di terreno potato e curato, il tutto circondato da eleganti cancelli maestosi.
«I Bellson amano mettere in mostra il loro denaro, eh?» fischiai.
«Non si era notato con Xavier?» fece lei sarcastica.
«Perché non vive qui? Non è tanto lontano dal'accademia. Se io fossi in lui non dormirei lì.» affermai senza fiato notando le fontane spente ma lucidate. Un giardiniere era intento a potare i rami secchi di un cespuglio. Una cameriera stava sbattendo un tappeto colorato dalla finestra. Un cane stava correndo libero in quell'enorme giardino.
«Dice che si annoia. Sua sorella però torna a casa dopo le lezioni.» affermò Hebe facendo manovra per tornare indietro.
«Mi sento una povera a passare per questo quartiere.» borbottai fissando le altre ville.
«Abituatici.» commentò Hebe.

Insicura (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora