18. Vacanza

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Avevo la sensazione di aver dimenticato qualcosa. Me lo sentivo! Eppure tutti i punti della lista erano stati spuntati. Rilessi più volte quel foglio bianco e ricontrollai più volte il contenuto nella valigia. Disperata andai a sfogare la mia preoccupazione da Ace. Sapevo benissimo che Arn era molto più comprensivo e paziente, ma lui era sempre occupato e mi sentivo in colpa a disturbarlo. Ad Ace, invece, mi sentivo il diritto di rompergli le scatole. «Acy! Credo di aver dimenticato qualcosa e non so cosa!» esclamai spalancando la porta di camera sua. Il ragazzo era a petto nudo con solo i pantaloni della tuta addosso. I capelli biondi erano ancora umidi dalla doccia e c'era un grosso cerotto sul suo fianco. «Che ti è successo?» esclamai preoccupata «Non si bussa?» sbuffò lui finendo di attaccarsi il cerotto. «Ti fa male?» chiesi. Domanda inutile. Ovvio che gli faceva male. «Sto meglio. Colpa degli allenamenti» mi rispose lui vago. «Che volevi?» mi chiese inarcando un sopracciglio mentre si infilava una vecchia maglietta che utilizzava come pigiama. «È quasi l'una di notte, domani non ti devi svegliare presto per partire?» chiese lui «Sì! È questo il punto! Credo di aver dimenticato qualcosa ma non so cosa! Aiutami!» esclamai disperata appoggiandomi al suo braccio. «Scrollati» disse lui agitando il braccio. «Come faccio io a sapere cosa hai dimenticato?!» esclamò continuando a tirare il braccio. Ma la mia presa era salda. In quel momento il suo cellulare squillò, facendo comparire sulla schermata il nome del mittente. "Amore". Io e Ace ci guardammo per una frazione di secondo prima che entrambi ci buttassimo sul telefono. Fui più veloce, ma lui mi schiacciò sotto il suo peso. «No! Voglio leggere il messaggio!» protestai stringendolo al petto nonostante il mi stesse spiaccicando. Era veramente molto pesante «Ridammelo o ti spiaccico!» esclamò «Noooo!» urlai testarda. Anche se mi stava veramente soffocando contro il cuscino.
Alla fine mi arresi. Ne andava della mia vita. «Impicciona» mi rimproverò colpendomi con le dita la fronte. «Ahi!» mi lamentai mettendo il broncio. Poi rimasi seduta sul suo letto a fissarlo in quello stato. Aspettando che cedesse. Cosa che effettivamente fece. «Che vuoi sapere?» sbuffò esasperato «Chi è? La conosco?» colsi la palla al balzo. Ace mi sorrise «Te lo dico quando ritorni dalla gita, okay? Perché a capodanno le chiederò di diventare la mia ragazza e se non accadrà non lo scoprirai mai» affermò prendendomi per il braccio e cacciandomi fuori dalla sua camera. «Ma...» la porta si chiuse.

Dormii pochissimo e ciò mi fece trascinare come uno zombie verso il mini pulmino di Xavier. Non solo ci aveva invitato tutti sulla sua casa in montagna, ma ci aveva pure mandato un autista e un mezzo di trasporto. Lui non c'era, si trovava già lì da qualche giorno assieme a Matthew che non solo era il suo migliore amico, ma i loro genitori erano anche soci d'affari.
Sarei dovuta essere euforica quella mattina, ma erano le cinque e non avevo la forza di fare qualsiasi cosa. Fortunatamente anche gli altri erano del mio stesso parere, e quindi, dopo aver messo la valigia nel bagaglio, mi addormentai sul mio posto.
Al risveglio sentivo gli altri chiacchierare «Buon giorno, bella addormentata» mi salutò Frannie allegrissima. A quanto pare si era riposata abbastanza da tornare alla carica. «Spacchi i timpani a così» si lamentò Cammie accucciandosi tra le braccia del suo ragazzo, ancora profondamente addormentato. «Non vedo l'ora di arrivare» mormorò Wren scrocchiandosi il collo «Sono curiosa di vedere questo chalet.» fece interessata Frannie «Magari è romantico» sognò. «O magari è un luogo lugubre dove è morta un'anziana signora alla ricerca di giovani innamorati che le facciano compagnia» replicò Hebe con la sua solita allegria. Frannie fece una smorfia «I fantasmi non esistono» affermò decisa. «In realtà ci sono stati vari avvistamenti che dimostrano il contrario» fece Lance. «Cosa?! Menzogne!» insistette Frannie anche se la sua voce non sembrava tanto sicura. «No, per nulla. È abbastanza sicuro che siamo tra noi» continuò Lance. «Sì, come gli alieni, i vampiri e i lupi mannari» aggiunse Hebe sarcastica. Wren le diede una leggera gomitata «Sei cattiva con lui!» esclamò. «Mi tratta malissimo» finse di piangere Lance «Poverino» dissi recitando la mia parte e accarezzandogli la testa. I suoi capelli erano morbidi al tatto, così immensamente invitanti. Ci avrei voluto affondare le dita e attorcigliarci attorno quei ricci. Tutti scoppiarono a ridere e il resto del viaggio si svolse tra chiacchiere, battute e giochi.

Insicura (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora