9. Uscita tra amici

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Avevamo accordato che ci saremmo trovati alla cabina rossa di Corman Avenue alle 19:00. Siccome non era un'appuntamento, ma una semplice uscita tra amici, era meglio ritrovarsi in un luogo comune invece di farsi passare a prendere. Inaspettatamente avevo iniziato alle 16:00 a prepararmi, passando almeno un'ora e mezza a scegliere cosa mettermi. Non ero mai stata così agitata e non ne capivo il motivo. Uscivo spesso con amici maschi, ma per quale motivo volevo sembrare bella, ma non provocante e sexy ma non disponibile? Lance era un ragazzo impegnato non avrei dovuto nemmeno pensare a cosa mettermi addosso. Alla fine mi misi il mio maglione scollato preferito, ma non troppo scollato da sembrare volgare e un paio di jeans strappati ad arte accompagnati da scarpe nere con il tacco interno. Giusto per non sembrare una tappetta.
Ero giunta in anticipo al luogo d'incontro come una babbea, così mi misi a guardare i passanti che per uno scherzo del destino erano formati da varie coppie. Il tempo sembrava non passare mai e io mi sentivo sempre più ridicola a controllare l'ora del telefono ogni due secondi. Sentivo gli occhi di tutti addosso anche se era sicuramente solo una mia impressione. L'ora prevista arrivò e passò oltre. Mi imposi di non preoccuparmi perché qualche minuto di ritardo era sempre lecito. Dovevo impedirmi di scrivergli che era in ritardo soltanto perché io ero in anticipo. I minuti scorsero e la paura che lui non sarebbe venuto iniziò a farsi strada tra i miei pensieri.
Sentii improvvisamente qualcosa che mi puntava contro la schiena «O la borsa o la vita» mormorò. Risi per il sollievo sentendo la sua voce bassa. «Ti prendono direttamente la borsa e poi ti uccidono i criminali di oggi» commentai voltandomi. Per mezzo secondo rimasi quasi delusa dal suo abbigliamento perché era molto, anzi troppo, semplice. Felpa, jeans e Vans blu, accompagnati da un cappellino del medesimo colore che lasciavano spuntare alcuni suoi ricci biondo cenere. «Scusa per il ritardo» mi disse con un sorriso «Oh, non fa niente. Sono appena arrivata, non ho aspettato molto. Non me ne sono nemmeno accorta» mentii «Bene. Così non mi sentirò in colpa la prossima volta che arriverò in ritardo» mi sorrise. Replicai per riflesso o per quello che aveva detto. Forse per quello che aveva detto. «Allora dove si va?» mi chiese «Ho bisogno di vedere qualcosa di diverso da scopa, polvere, stracci, spray con contenuti ambigui...» «Andiamo! Mi accompagnerai a fare i regali di compleanno per i miei fratelli. C'è un centro commerciale qua vicino» lo interruppi nel suo monologo prendendolo a braccetto e iniziando a trascinarlo «Ah! Ecco perché mi hai invitato ad uscire!» esclamò lui «Sei stato tu ad invitare me. Io ne approfitto» gli sorrisi «Giusto.» fece lui seguendomi docilmente.

«Cosa dovrei prendere a due fratelli che hanno già tutto?» chiesi pensierosa girando nel reparto degli abiti maschili. «Tu che sei un ragazzo. Cosa vorresti per il tuo compleanno?» mi girai verso Lance che stava guardando l'etichetta di una felpa «Hai già cinquemila felpe» gli feci notare «Di felpe non si hanno mai abbastanza» disse lui «Potresti regalare due felpe uguali ai tuoi fratelli. Sono gemelli no?» mi suggerì «I miei fratelli non indosserebbero mai indumenti uguali. E non sono tipi da felpe. Almeno, Arn non lo è» dissi pensierosa. «Potresti regalare a loro camicie e cravatte per il ballo scolastico. Ne avranno bisogno no? È il loro ultimo anno...» «Aaaaaah!» esclamai «Cosa?!» chiese lui spaventato guardandomi con occhi sgranati. Mi sporsi verso di lui e lo abbracciai «Sei un genio Lance!» dissi eccitata «Grazie... Modestamente...» scherzò il ragazzo facendomi ridere.
Lance mi aiutò a scegliere le camicie per Arn e Ace offrendosi addirittura di provarli per me.
«Beh? Come mi sta?» chiese uscendo dal camerino con una camicia completamente bianca con i primi bottoni slacciati e i ricci spettinati. Mi avvicinai e gli regalai un sorriso smagliante «Ti sta bene» mormorai mettendogli a posto il colletto e i polsini. E gli stava veramente bene. La camicia mostrava il fisico che le sue felpe gli nascondevano. Non era un palestrato, ma non era nemmeno il ragazzo asciutto e pelle ossa che sembrava, aveva dei muscoli sodi che dimostravano che era anche uno sportivo. Quanti altri talenti poteva avere? «Avete bisogno?» ci chiese una commessa «Oh, sì avete per caso una taglia in più?» le chiesi dato che Arn era un po' più massiccio di Lance. «Se vuole un parere signorina, questa camicia sta a pennello al suo ragazzo» disse gentilmente la donna «No, no, Lance non è il mio ragazzo» mi affrettai a dire «La sto aiutando a cercare il regalo per un altro» aggiunse lui. «Oh, scusatemi» fece la donna imbarazzata «Una taglia in più giusto? Torno subito» fece andandosene «Ora quella per Ace.» dissi allegra spingendolo dentro il camerino e passandogli la camicia nera.

Insicura (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora