10. In casa

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Appena entrai andai a sbattere contro un colosso biondo «Ahi!» mi lamentai alzando lo sguardo su Ace «Zhur» disse Ace a disagio. Non mi aveva più parlato dopo la scenata che aveva fatto davanti a Carley, nemmeno dopo che era guarito dalla febbre. «Senti, non ti ho ancora chiesto scusa per come ti ho trattata l'altra volta.» disse «Mi spiace sorellina» si scusò. Sorrisi davanti al mio fratellone a disagio perché l'avevo perdonato da tempo. Non si poteva restare arrabbiati a lungo con un fratello così. Altrimenti non gli avrei preso nemmeno il regalo. Lo abbracciai «Tutto a posto Ace.» gli dissi con affetto «Ora levati di mezzo» lo spinsi via delicatamente «Lance questo è Ace. Non ti confondere con l'altro. Altrimenti ti fa fuori» li presentai spostandomi di lato. Si fecero entrambi un cenno «Sei il tizio che ha sfidato Jason?» chiese Ace «Sfidato? Io non ho fatto niente!» disse Lance alzando i palmi «Ah no? Boh, voci di corridoio» disse Ace soprappensiero. «Comunque piacere, ora devo uscire. Trattami bene Zhur» disse uscendo. «Dove va a quest'ora?» borbottò Lance. «È stato a letto quasi una settimana per la febbre. Deve recuperare i giorni andati» spiegai. «Vuoi qualcosa da mangiare?» chiesi per educazione «Siamo appena tornati da un ristorante» mi fece notare lui. «Bisogna sempre chiedere agli ospiti se vuole qualcosa da mangiare» affermai «Bene. Voglio un pollo arrosto» disse lui serio facendomi voltare «Vedi? Se non puoi accontentare l'ospite non fare la domanda» mi sorrise facendomi sbuffare «Bla bla bla. È solo un modo per essere educati. Non fare il saputello» lo rimproverai conducendolo al piano di sopra. «Ha il computer acceso. Se vuoi» dissi entrando in camera di Ace. «Guarda che scherzavo. Non voglio disturbare...» si affrettò a dire «E che vuoi fare finché non arriva Hebe? Ci metteranno un po'. Gioca con quel tuo stupido gioco e non protestare!» lo spinsi sulla sedia girevole di Ace «Non è stupido. È un'altra vita più mitica e fantasiosa.» replicò. Possibile che avesse sempre la battuta pronta? Mi squillò il telefono per una notifica.

Daia💎:
Dv 6?

Io: Te ne frega?
Cancella. Cancella. Cancella.

Io: a casa

Daia💎:
Grandioso! Passo a prenderti adesso

Io: sono in compagnia

Daia💎:
Jason?

Io: no

Daia💎:
Allora puoi mollarlo per me. Ho bisogno di divertirmi stasera

Io: perché non vai da Jason?

Daia💎:
Ke stai dicendo?

Sospirai e repressi la frustrazione che avevo provato quando li avevo visti davanti casa Forster.

Io: Sono in buona compagnia, non posso.

«Chi è?» chiese Lance improvvisamente pigiando velocemente i tasti del computer «Oh, nessuno...» minimizzai «Quel nessuno ti stava facendo arrabbiare» notò lui senza guardarmi «Come fai a sapere che sono arrabbiata?» chiesi stupita «Non lo sapevo. Ma ora sì. Dai di a papà Lance cosa ti succede» disse con tono gentile. Sorrisi «Una mia amica mi ha invitato ad uscire. Anzi pretende che esca con lei» dissi «Vacci. Per me va bene, tanto Hebe passerà lo stesso. Non voglio essere causa della tua frustrazione» mi propose «No, non voglio andare con lei. Sto meglio qui» ammisi «Preferisci guardarmi giocare che uscire a divertirti?» scherzò lui. Ero tentata di dire di sì «È che uscendo con lei non mi divertirei, non l'ho mai fatto» gli rivelai. Lance mise in pausa e si voltò verso di me con la sedia girevole «Allora perché la frequenti ancora?» aprii la bocca per parlare senza sapere in realtà cosa dire. Mi stesi sul letto ignorando deliberatamente i messaggi che arrivavano a raffica «Perché... Perché è così che vanno le cose... Seguo la corrente di un fiume» mormorai distratta «La fiumana del progresso?» chiese lui sorridendo «La che?» perché non capivo mai quello che diceva? «La teoria di Verga secondo la quale esistono solo i vincitori e i vinti che vengono sbattuti ai lati dalla fiumana del progresso.» disse «questo Verga ha ragione» replicai «Secondo me no» incrociò le mani dietro la testa e distese le gambe «Il fatto che uno stia ai margini non vuol dire che sia un perdente. Magari non vuole la gloria ma è più capace di chi è in cima.» disse «Chi è che rifiuterebbe la gloria? Io farei di tutto pur di arrivare al massimo» dissi senza pensare  «perché ti comporti così?» chiese lui «perché voglio essere qualcuno, per me è tutto essere qualcuno. Essere vista ed apprezzata» dichiarai «e una volta raggiunto l'obbiettivo?» mi chiese con scherno «che farai? Ti conosceranno tutti così! Ma che senso ha farsi conoscere per qualcuno che non si è? O semplicemente farsi conoscere da sconosciuti che non ti capiscono veramente? Far conoscere a sconosciuti uno sconosciuto. Ti pare sensato?» Chiese lui confondendomi «ma la vera me non piace a nessuno! Non so nemmeno se c'è una vera me!» esclamai «a me piace» disse lui facendomi sgranare gli occhi «Con me ti sei sempre comportata in modo limpido, forse perché te l'ho chiesto io.» mi disse «E sei una brava persona per quanto abbia potuto vedere» girò di nuovo la sedia ed avviò il gioco proprio mentre qualcuno suonava al campanello. «Vado e torno» dissi uscendo dalla camera di mio fratello e scendendo le scale pensando fosse Hebe «Vuoi fare la regina e farti venire a prendere eh?» sbottò Daia appena aprii la porta «Che ci fai qui?» chiesi «Usciamo! Che domande!» sbuffò lei scuotendo la sua chioma bionda «Ho detto che non posso» dissi con stizza «Ma che problemi hai in questi giorni? Sei strana e...» si bloccò guardando un punto dietro di me «Chanders?» fece lei come se avesse visto qualcosa di mistico «Tromp» replicò il ragazzo che mi aveva raggiunta con un sorrisetto trattenuto. Ma non durò a lungo. Lance scoppiò a ridere apertamente «Che hai da ridere?» chiese lei seccata «Scusami... È che... Sai il tuo cognome...» cercò di dire Lance ridacchiando «Davvero, non fartene una colpa, non è colpa tua se hai un nome così» disse alzando le mani. Dal suo canto Daia sembrava sul punto di esplodere. «E così preferisci farti un sfigato simile invece di uscire con me? Ma come sei caduta in basso Azura» mi schernì la mia "amica". Quelle parole mi fecero male, così male che non seppi trovare parole giuste per replicare. Mi sentivo uno schifo anche se non avevo fatto nulla di male. «Ma che hai che non va? Tu non...» «Ehi!» intervenne Lance afferrandomi per un polso e spostarmi di lato per avere di fronte la ragazza «Lei non ha nulla che non va, a parte avere te come amica. E per quanto possa cadere in basso sarà sempre un gradino sopra te che te la prendi con lei senza un motivo valido» disse Lance improvvisamente serio «Tu Chanders non mi piaci» ringhiò Daia facendo un passo in avanti e puntando un dito contro il petto del ragazzo «Credimi, non me ne frega un cazzo» sussurrò Lance. Daia mi guardò ma io distolsi lo sguardo, facendola sbuffare e correre verso la sua macchina. Lance chiuse la porta e si voltò verso di me. Ma io, piena di vergogna tenni il volto abbassato, pregando che non mi chiedesse nulla. Ovviamente non fui accontentata. Ma invece di un rimprovero su quanto fossi stupida sentii la sua voce gentile «Credi che Hebe si ricordi ancora di me? Forse dovrei chiamarla» riprese come se nulla fosse successo «Lance...» lo chiamai facendolo voltare «Grazie» lui sorrise «Azura non devi niente a nessuno. Mostra al mondo chi sei veramente» disse. In quel momento il suo telefono squillò, impedendomi di rispondergli. Anche se non sapevo veramente cosa dirgli se non patetici grazie. Lui rispose senza nemmeno guardare. La luce della lampada si riflesse su qualcosa, facendomi notare in quel momento che sul suo polso destro aveva una cordicella rossa di cuoio con una lastra di metallo sopra. Sembrava vagamente ad uno di quei braccialetti dell'amicizia. «Felice di sapere che non ti sei scordato di me» disse con tono sarcastico. Probabilmente era Hebe «Guarda che lo capisco... Provo esattamente le stesse cose...» sussurrò dolcemente dandomi le spalle. Forse non è Hebe... Capendo che aveva bisogno di privacy mi diressi in cucina per versarmi del succo d'arancia ma curiosa com'ero mi appoggiai allo stipite per ascoltare la conversazione «Iris, ci vediamo domani. Torno per prendere le ultime cose da casa» le disse «Mi manchi anche tu» lo sentii sussurrare. Come avrei voluto avere un ragazzo come lui, dolce e premuroso, attento alle mie esigenze...
La porta d'ingresso si spalancò facendo entrare mia madre assieme alla vicina di casa Dede. «Ma certo! Ti assicuro che un po'di burro rende tutto più buono!» esclamò entusiasta mamma «Segreti da parte del marito?» ridacchiò la vicina «Può essere» fece mia madre prima di accorgersi che aveva ospiti «Tu sei?» le chiese mia madre. «Scusa Iris devo andare» bisbigliò al telefono prima di attaccare «Emh... Signora io...» iniziò a balbettare «Mamma è un mio compagno del corso di letteratura» intervenni uscendo dalla cucina con due bicchieri di succo di frutta in mano. Ne passai uno a Lance che mi ringraziò. «Scusa cara, mi sono fermata a "compagno". Finalmente mi presenti il tuo ragazzo eh? Vero Dede? Azura è proprio come me da giovane, sempre fuori casa che non porta mai a casa i fidanzatini...» «Sì, Lauren! Ricordo ancora che presentasti Irvin ai tuoi genitori solo dopo un anno dal vostro fidanzamento!» squittì la vicina. «Dio mamma! No! È solo un amico!» le gridai dietro ma le due erano già andate in salotto a chiacchierare. «Scusale» dissi portandomi il ciuffo dietro l'orecchio. «Ah, non fa niente. Comunque Hebe mi ha inviato un messaggio dicendo che stava arrivando. Dovrebbe essere qui a momenti» annunciò guardando il telefono. Stranamente mi dispiacque. «Aspettiamola fuori prima che mia madre torni all'assalto con le sue teorie. Quella donna non mi ascolta mai» borbottai facendolo sorridere.

«Dimmi un po' della tua ragazza.» gli chiesi mentre mi accendevo una sigaretta. «Che vuoi sapere?» chiese lui immergendosi le mani nella tasca della giacca. «Non saprei... Com'è?» «Lei... Lei è molto carina.» disse senza guardarmi «È intelligente, talvolta troppo superba e orgogliosa ma ha quella dolcezza che mi fa cadere ai suoi piedi. Mi chiedo ancora come una come lei possa trovarci qualcosa di interessante in me.» raccontò «Sei un ragazzo in gamba. Non ti dovresti sottovalutare» gli dissi. Lui voltò la testa verso di me «E chi si sottovaluta?» «Non è un modo come un altro per dire che lei è troppo per te?» chiesi scettica «No. Sono alla sua altezza. Solamente che a vederci non sembriamo una coppia. Non abbiamo nulla in comune» disse sorridendo «Lei mette al primo posto la scuola e la famiglia, io... Io metto la mia auto al primo posto» disse sorridente «Ah, quanto mi manca la mia bambina!» fece teatrale. Dal modo repentino cui ha cambiato argomento, capii che non gli piaceva molto parlare della sua ragazza. Oppure era ancora arrabbiato con lei per la litigata... Ma io perché mi interesso tanto alla sua vita sentimentale? In lontananza un'auto svoltò l'angolo del quartiere e l'auto di Hebe sgommò davanti a noi. Inchiodando di colpo. «Ci vediamo Azura. È stato un piacere» mi salutò baciandomi sulla guancia e salì sull'auto. Hebe mi fece un cenno con la testa come saluto e io risposi agitando la mano, stranamente allegra. Tornai in casa e mi buttai sul letto. Riflettei sulle ultime ore e constatai che non mi ero mai sentita così leggera e allegra con quelle che consideravo le mie migliori amiche... Possibile che avessi finto di essere contenta con loro fino ad ora? Possibile che abbia mentito a me stessa in tutto questo tempo? Mi cambiai per mettermi il mio pigiama. Che sciocchezza. Sono tra le persone più popolari della scuola. Sono sempre stata felice. Cosa potrei volere di più?

Angolo Autrice
Sopra un mio disegno di Lance Chanders ❤️ le orecchie a sventola sono state domante dal cappello.

Insicura (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora