25. Hakuna Matata

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Un tempo mi consideravo un'esperta di persone. Nel senso che avrei conosciuto il genere a miglia: alcolizzato, drogato, cuore d'oro, meschino, subdolo, volgare, intelligente, poetico... E chi più ne ha, più ne metta. Mi consideravo soprattutto esperta in "stronze" e "maschi". Pensavo che i maschi cerchiassero solo una cosa, facilmente intuibile, nonostante avessi due fratelli come esempio che sapevo non essere tali.
Ci credevo fermamente. Ma in quel momento, non ne ero più tanto sicura.
Non capivo cosa volesse Xavier.
Dopo il cinema, mi aveva invitata nuovamente a cena, dopo aver salutato gli altri. Io avevo accettato, non riuscendo a dire di no a quella richiesta tanto seducente.
Non parlammo molto durante la serata, ci limitavano a mangiare e a guardare la gente attorno a noi. Lui sembrava assorto tra i suoi pensieri.
Quando uscimmo dal ristorante, la sua auto era sparita e una limousine era parcheggiata all'entrata con le portiere aperte.
«Non avevo voglia di guidare.» mi spiegò Xavier facendomi entrare per prima. Poi mi raggiunse.
L'interno era rosso. Un rosso molto denso e passionale, tutto di pelle. Faceva contrasto con la vernice nera esterna.
Xavier mi tenne per mano per tutto il tragitto, e non disse nulla per la prima parte del viaggio, poi si voltò verso di me.
«Ti dà fastidio?» chiese.
«Cosa?» replicai immediatamente. Lui alzò le nostre mani intrecciate in risposta. Scossi la testa.
Lui si avvicinò a me e sbatté un pugno sul vetro. Non so se il conducente al di là del divisore lo avesse sentito. E forse non mi interessava nemmeno. Mi ritrovai bloccata tra il suo corpo e il sedile, con il suo volto a pochi centimetri dal mio.
I suoi intensi occhi color mercurio mi fissavano, tremolanti e mutevoli.
«Questo ti dà fastidio?» chiese di nuovo.
«No» sussurrai.
Xavier posò le sue labbra sulle mie, ancora, e ancora, e ancora. Finché anche io non gli appoggiai le mani sulle spalle. Poi lui si staccò bruscamente.
«Mi stai lasciando intendere che se ti facessi mia in questo preciso istante accetteresti senza battere ciglio?» mi chiese con tono impersonale.
Il mio volto sì riscaldò ancora di più. Che avrei dovuto dire? Mi limitai a non rispondere.
Xavier si appoggiò allo schienale del sedile accanto a me e allungò le sue lunghe gambe.
«Dimmi una cosa Azura» iniziò.
«Cosa?»
«Tu sai che sono innamorato di Wren?» mi chiese.
«Sì.» affermai.
«Allora perché continui ad assecondarmi?» chiese voltando la testa verso di me. «Non hai paura che ti ferisca? O piuttosto pensi di avere qualche speranza?» Non lo disse con disprezzo, era pura e semplice curiosità. Eppure, quelle parole mi infastidirono.
«Non ho paura che tu mi ferisca, perché non ne hai il potere.» risposi. Sorrisi appena.
A Xavier scappò una risata.
«Chi l'avrebbe mai detto, mi stai usando pure tu? Chi è il fortunato che devi dimenticare?» mi chiese.
Venni colta alla sprovvista da quella domanda. Non avevo mai pensato di passare il tempo con Xavier per dover dimenticare qualcuno.
«Chi ti dice che non voglia solo divertirmi?» chiesi. «Magari sono una troia e basta.» in quel momento mi venne voglia di una sigaretta. Peccato che Xavier non fumasse.
Xavier mi guardò per un minuto buono, scrutandomi in un modo troppo invadente.
«No. Non lo sei.»
«Cosa te lo fa credere?»
«In mio infallibile intuito.» replicò con un ghigno. Risi divertita.
«E cosa ti dice il tuo infallibile intuito?» continuai a scherzare, senza prenderlo sul serio. Xavier mi avvolse amichevolmente un braccio attorno alle spalle.
«Che ti stai prendendo, o ti sei già presa, una cotta spaventosa per una persona, ma non te ne sei ancora resa conto.» disse.
Alzai gli occhi al cielo:«Stai parlando di te?» Lo chiesi con tono scherzoso e da presa in giro.
«In realtà mi riferivo a Lance.» mi disse spiazzandomi.
«Lance? Cosa ti fa pensare che sia interessata a lui? È fidanzato.» chiesi confusa spostando lo sguardo sul finestrino. Improvvisamente la vicinanza del ragazzo iniziò a mettermi a disagio e il paesaggio esterno troppo interessante.
«Il fatto che sia fidanzato non scusa un bel niente. Mi piaceva Wren da prima che si mettesse con Clay Jarvis. Pensa che la sera in cui si sono messi insieme mi sarei voluto dichiarare a lei.» mi rivelò con tranquillità.
«E come mai non l'hai fatto dopo che si sono lasciati?» gli chiesi.
Lui si voltò verso di me e sorrise:«Bel tentativo di distogliere l'attenzione da te.»
Strinsi le labbra. Il suo volto era pericolosamente vicino, ma non era sensuale. Mi stava sfidando a negare ciò che aveva affermato.
«Ti sbagli.» affermai, poi me lo ripetei nella mente più volte.
«Non ho una cotta per Lance. È semplicemente un caro amico.» aggiunsi.
Xavier rimase in silenzio e portò lo sguardo fuori da finestrino.
«Siamo arrivati.» affermò neutrale.
Non mi ero nemmeno accorta che la limousine si fosse fermata.
«Grazie per il passaggio, Xavier.» cercai di dirlo gentilmente, ma suonai fredda e risentita.
«Sai che ammetterlo è meglio?» mi chiede piegandosi in avanti per guardarmi dall'interno della vettura.
«Non ho niente da ammettere, Xavier.» gli sorrisi avvicinando il mio volto a suo. «ma tu dovresti ammettere di esserti sbagliato.» sussurrai ad un soffio dalle sue labbra. Poi mi allontanai e rientrai in casa, senza guardarmi indietro.

Insicura (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora