15. Scivoloso

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Con mio grande stupore, mia madre mi concesse ugualmente di uscire con Hebe. Questa mania di farmi trovare in anticipo in un luogo doveva svanire. Mi sentivo una babbea a rimanere in piedi con entrambe le mani sulla borsa, rigida, a ciondolare. A differenza di Lance, però, Hebe arrivò puntualissima. Appena giunse davanti a me, controllò l'ora al telefono «Miracolo» disse «Sei un la prima persona che incontro in vita mia che arriva in orario» fece senza nemmeno salutare. Poi si diresse dentro l'edificio. «Lo so, non mi piace far aspettare» ammisi «Sicura? O in realtà arrivi prima solo perché non vuoi che le persone borbottino che arrivi sempre in ritardo?» chiese lei «Quindi alla fin fine lo fai per te» continuò arrivando dal commesso. «Avete i vostri pattini?» chiese il commesso annoiato «Io sì» disse la ragazza «Lei no» «Numero di scarpe» continuò il commesso masticando la gomma. Glielo riferii e lui mi diede un paio di scarpe con la lama. Meglio conosciuti come pattini da ghiaccio. Hebe si diresse verso le panchine e iniziò a slacciarsi gli stivali. «Abbiamo circa tre ore, dopo arriva la squadra di Tony.» disse lei. Mentre una giovane famiglia si sedeva accanto a me con lo stesso intento di cambiarsi le scarpe. «C'è molta gente» constatai «Fra un po' se ne andranno» disse la ragazza con nonchalance «Farò una figuraccia mentre cadrò di sedere» mormorai guardando le persone scorrere al centro della pista. «Non ci sei solo tu lì dentro. Tranquilla» mi rispose lei inginocchiandosi ai miei piedi per aiutarmi ad allacciare meglio i pattini. «Se non stringi ti si spacca la caviglia» mi disse per poi rialzarsi in equilibrio sulle lame.
Hebe entrò in pista e si appoggiò ai bordi per attendermi. Afferrai saldamente i bordi della soglia d'entrata e allungai un piede sul ghiaccio bianco. «Signorina si può muovere?» esclamò la madre che mi era seduta di fianco poco prima «Cara! Ma insomma!» la rimproverò il marito. Arrossii per l'imbarazzo. Hebe mi prese per il braccio e mi aiutò ad entrare sulla pista. Strinsi saldamente le sue braccia e irrigidii le gambe, terrorizzata e con la sensazione di cadere da un momento all'altro «Okay, ora lasciami, mi stai facendo perdere la circolazione del braccio.» mi disse la ragazza. «Scusa» dissi allentando la presa. Mi concentravo così tanto sui miei piedi che non mi accorsi che la ragazza mi aveva portato al centro della pista «Cazzo! Portami ai bordi! Portami ai bordi!» esclamai agitata cercando di camminare in quella direzione. «Ehi! Sei qui per imparare» mi rimproverò lei assecondandomi. Appena giunsi a destinazione, quasi divenni un tutt'uno con la parete bianca. «Guarda che stare attaccata lì non ti aiuta.» mi rimproverò lei tenendo le mani allacciate dietro la schiena e stando in equilibrio perfettamente. «Mi dà sicurezza» risposi «Se non ti lasci andare non imparerai mai a farlo da sola» affermò. Tirai un sospiro «Fammi rimanere vicino ai bordi» pregai. Lei sbruffò «Va bene.» allungò una mano e io gliela afferrai. «Ora staccati piano piano e scivola» mi condusse «Guarda come faccio io» disse piegandosi leggermente e spingendo prima con un piede, scivolando sul ghiaccio, poi l'altro. «Scivola» disse. Provai a seguire il suo esempio ma immediatamente mi sentii sbilanciare all'indietro. La ragazza mi rimise in equilibrio appena in tempo. Poi mi attaccai di nuovo alla parete. «Mi ammazzerò!» esclamai «Oh, non fare la codarda! Non sei caduta, no? E poi non succede niente se cadi» affermò. «Riprendiamo?» chiese. Dopo una secessione intensiva in cui caddi solamente due volte e rimanendo attaccata ai bordi, riuscivo a pattinare come una vecchietta, scivolando un po' meno a lungo di Hebe. «Proviamo ad andare più veloci? E magari raggiungere il centro della pista? Ti tengo io, okay?» mi spronò. Evidentemente si stava annoiando a starmi sempre dietro. Annuii. Lei mi prese entrambe le mani e iniziò a pattinare all'indietro in modo esperto, tirandomi verso di lei. Iniziai a scivolare sul ghiaccio, fissando in continuazione i piedi. «Ti perdi tutto il divertimento se guardi sotto. Alza la testa» mi spronò. Immediatamente venni accecata da tutto quel bianco e realizzai che c'erano altre persone. Molte persone che si stavano divertendo. Era una scena così... Pacifica. «Hebe, voglio provare a fare da sola. Vai pure a fare un giro» la incitai spinta dalla voglia di mettermi alla prova. Lei alzò un sopracciglio «Sicura?» mi chiese. Annuii convinta. «Guarda e impara pivellina» disse ghignando. Partì e iniziò a fare il giro di tutto il campo, compiendo delle giravolte e delle coreografie, come se un tempo avesse fatto pattinaggio artistico... Forse è stato veramente così. Aveva ormai lo sguardo ammirato di tutti addosso, soprattuto di un gruppo di bambine che la guardavano adoranti. Io, invece, di raggiungere il lato opposto della pista ed alla fine lo raggiunsi, fiera di me. Hebe si diresse a tutta velocità verso di me per poi fermarsi creando un cerchio perfetto con le lame ai suoi piedi. «Hai fatto pattinaggio artistico?» le chiesi «Tempo fa» minimizzò lei. Prese ad indietreggiare distrattamente con eleganza quando dal nulla comparve una figura che la travolse. Cacciai uno strillo e mi coprii gli occhi con le mani. Diedi una sbirciatina tra le dita e dopo essermi accertata che non ci fosse sangue e pezzi di arti volanti, mi precipitai verso di loro per aiutarli ad alzarsi. «Scusa, scusa, scusa, non sono riuscito a fermarmi» stava dicendo a raffica il ragazzo che aveva travolto Hebe. «Levati di torno» borbottò questa spingendolo da sopra di lei. Allungai una mano per tirarla su. Hebe si rialzò e controllò che fosse tutta intera. «Mi fa male il culo» disse con finezza. Il ragazzo era ancora a terra, forse incapace di rialzarsi. «Io...» balbettò. «Hebe!» esclamò una voce conosciuta «Azura!» mi fece un cenno Tony «Era ora, sei in ritardo» disse la ragazza «Sono passato a prendere quell'idiota lì a terra» disse Tony aiutando l'amico ad alzarsi. «Gli ho dato una spintarella per insegnargli a pattinare e guarda che danni!» esclamò il cantante teatrale. Il ragazzo che prima era a terra di stava accarezzando la nuca in imbarazzo. «Io... Scusami» disse il ragazzo togliendosi il cappellino, mostrando dei corti capelli castani. Si aggiustò gli occhiali squadrati e disse nuovamente «Scusa» «La pianti di scusarti» disse Hebe irritata «Scusa» ripeté facendo alzare gli occhi zaffiro di Hebe al cielo. Guardai meglio quel timido ragazzo e realizzai di conoscerlo. Infondo io conoscevo un po' tutti a Londra. «Ho presente chi sei!» esclamai mentre quattrocchi spostò l'attenzione su di me. «Ma conosci tutti te?» chiese Hebe inarcando un sopracciglio. Feci un' alzata di spalle per dire "che ci posso fare?". Ritornai a fissare il ragazzo. «Tu sei Theobald Allwell!» esclamai sicurissima «Che cognome positivo» borbottò Hebe. «L'ho detto anche io quando l'ho conosciuto» scherzò Tony «Come mi conosci?» mi chiese Allwell «Perché hai fatto parte di un concerto di beneficenza ed eri il violinista principale dell'opera! Mio fratello mi ci ha trascinato di peso ma alla fine non mi sono pentita. Sei stato veramente bravo. La tua musica era commovente.» affermai sorridendo sinceramente. Poi mi venne in mente di averlo già visto altrove «Ed eri seduto accanto a noi nella caffetteria dell' Accademia dell' Arte!» dissi sicurissima ricordando quel giorno in cui Hebe lo aveva trucidato con lo sguardo. Il ragazzo rimase talmente sorpreso, o spaventato, che non seppe cosa dire. «Che memoria» commentò Hebe. «Non so se dovrei preoccuparmi o meno» affermò. «Beh, ora che siamo tutti qua che si fa?» intervenne Tony cambiando discorso. «Si pattina, no? Azura ha già imparato abbastanza, vero?» mi chiese dandomi una pacca su una spalla che rischiò di farmi scivolare. Ma il violinista tentò di sorreggermi. Rischiammo, così, di cadere tutti e due se non fosse stato per gli altri due. «Mmm, si vede.» disse sarcastico ricevendo un pugno sul braccio dalla ragazza. «Sempre meglio del tuo metodo» sbuffò. «Facciamo così, siccome sei un insegnate del cazzo ci penso io a lui» aggiunse la ragazza. «Cosa?!» esclamarono i due ragazzi agitati. Hebe li trucidò con lo sguardo «Qual è il problema?» chiese. «N... Nessuno» balbettò Allwell. «Bene» sorrise questa afferrando il braccio del ragazzo e iniziando a trascinarlo via. La ragazza cambiò idea e tornò indietro, lasciando il povero Theobald in piedi e fermo in mezzo alla pista. «Forse Azura non è ancora molto pratica, trattamela bene, falle fare...» Tony la interruppe sbuffando «Voi donne siete nate per rompere le palle» disse alzando gli occhi verdi al cielo, esasperato.
«Voi uomini però sareste dovuti nascere con le palle» replicò prontamente Hebe impassibile. «Se non la tratti bene ti castro quello che non hai» lo minacciò puntandogli un dito sotto il mento. Il ragazzo le afferrò l'indice «Dovresti sapere benissimo che ce l'ho» le sussurrò suadente con un sorriso malizioso li volto. Hebe strattonò via la sua mano dalla presa del ragazzo. «Idiota» disse voltandosi e tornare leggiadra verso l'allievo. Hebe prese per le mani il ragazzo e iniziò a spostarsi all'indietro, proprio come aveva fatto con me, mentre diceva qualcosa al ragazzo che annuiva imbarazzato. Spostai lo sguardo su Tony che li guardava con una smorfia sul volto. «Fammi indovinare, volevi pattinare affianco a lei, vero?» chiese «Eh? Cosa?» si riscosse il ragazzo. «A chi la dai a bere? Ti piace» affermai dandogli una gomitata scherzosa che mi fece perdere l'equilibrio su quei pattini mortali. Il ragazzo mi afferrò appena in tempo. «Non mi piace in quel senso.» disse «È un' ottima amica e scopamica» affermò senza peli sulle lingue. E io che pensavo che i cantanti parlassero tra metafore e similitudini. «Sì... Ma vuoi di più» insistetti da impicciona qual ero. «Credo che una parte di te, quella razionale e cosciente, abbia paura di un eventuale rifiuto, dei se e dei ma.» mi improvvisai psicologa. Non avevo mai parlato così apertamente in anni della mia vita. Ho sempre tenuto nascosto una parte di me, mi sono sempre trattenuta per paura di essere giudicata. Ma negli ultimi giorni... Ero una ruota libera.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio  «Io vivo dell'ES» disse il ragazzo «Ogni mio desiderio lo soddisfo nella realtà. Non ho bisogno dell'Io, della coscienza» sorrise sghembo da cantante filosofo qual era. Mi prese una mano. «Dai ti porto a fare un giretto. Scordati le scivolate aggraziate di Hebe, ti farò vedere come si pattina veramente» mi disse iniziando a scivolare. Cacciai uno strillo che probabilmente si era sentito anche dall'altra parte del mondo. In quel momento, centinaia di cinesi che camminavano sulla grande muraglia stavano alzando lo sguardo all'udire della mia voce. Tutti i presenti si girarono mente io stringevo gli occhi, mi attanagliavo al braccio di Tony e mi lasciavo trascinare con le gambe rigide e il cuore che batteva a mille per il terrore. Sentivo il freddo sferzarmi i capelli e il volto, ma sudavo di paura lungo la schiena. «Fermati!» esclamai. Sentii Tony fermarsi e, grazie alla forza centrifuga, venni strattonata verso l'esterno per poi finire bruscamente tra le braccia del ragazzo. «Non è stato divertente?» scherzò lui. Mi staccai in fretta e furia e andai a spiaccicarmi contro il bordo parete «No! Per niente!» esclamai con il fiato grosso. Hebe è Allwell ci raggiunsero. Lui sembrava aver imparato in fretta, a dispetto di me. «È così che insegni le persone a pattinare?» chiese la ragazza puntando un dito contro Tony «Io ho imparato così» disse il colpevole alzando le spalle. Prima che la conversazione degenerasse intervenni. «Non è stato così terribile» dissi anche se le gambe tremanti dicevano il contrario. «Hebe, ti sarai stufata a insegnarci a pattinare, perché non ti fai un giro con lui? Senza freni?» proposi. La ragazza inarcò un sopracciglio, ma, con mia grande sorpresa, non replicò. Si voltò e iniziò a pattinare seguita a scivolata da Tony. Pattinavano fianco a fianco, chiacchierando di qualcosa che faceva sorridere molto il ragazzo. «Pattinare non è divertente se non lo sai fare» dissi al violinista «Giusto, Theobald?» «Chiamami Theo. Secondo me è divertente» affermò lui con la voce più ferma di prima. Scivolò tranquillamente accanto a me, senza camminare sul ghiaccio come facevo io prima di imparare. Inarcai un sopracciglio «Pattini piuttosto bene per essere un principiante» affermai. «Non ho mai detto di essere un principiante» rise lui. «Sono quei due che hanno capito male. Solo che sono un po' malfermo. Non ho un grande equilibrio» rise il ragazzo. «Allora perché non l'hai detto a Hebe?» chiesi «È che...» iniziò accarezzandosi la nuca «Non ho il coraggio di parlarle» disse imbarazzato da farmi scoppiare a ridere «Guarda che nonostante la sua aggressività, non è cattiva. Non morde.» dissi come se la conoscessi da sempre e fossimo amiche da altrettanto tempo. «Non è per quello... È che... È complicato da spiegare» disse con la gote rossa.
I due piccioncini ritornarono e con loro anche la campanella che annunciava a tutti di dileguarsi, perché la pista era stata prenotata dalla squadra di hockey di Tony. «Mettilo» disse Hebe prima di andarsene «Ciao Theo, ciao Tony» salutai io con la mano anche per Hebe, perché la ragazza non aveva questa abitudine. «Non restate a guardare?» chiese improvvisamente Tony «No, che noia vedervi inseguire un dischetto sul ghiaccio!» affermò Hebe allontanandosi. Sorrisi al ragazzo in segno di scuse e cercai di seguire Hebe con quel poco che avevo imparato sulla pista.

Insicura (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora