29. Operazione salvataggio cuori infranti

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Mi faceva male il petto. Sentivo di non riuscire a respirare. Qualcosa mi pungeva gli occhi.
Forse erano lacrime che pretendevano di essere versate. Ma io non volevo piangere. Non avrebbe avuto senso piangere per qualcuno che sapevi fin dall'inizio non fosse tuo.
Che mi era saltato in mente?
Davvero pensavo di aver una possibilità?
Camminavo senza una vera meta, quando i miei piedi mi portarono nel parcheggio della scuola dove solitamente mi attendeva Xavier. Ma Xavier non c'era.
Gli avevo detto di non accompagnarmi più a casa.
I miei fratelli non c'erano, oltre al fatto che i miei rapporti con Ace erano stati rovinati da me e Hebe era probabilmente già andata. Ero sola.
Presi il telefono, alla ricerca di qualcuno ma faticavo a tenerlo in mano.
«È tutto okay, Azura?» chiese qualcuno. Mi voltai verso la fonte del suono, ma non riuscii a distinguere bene la persona con le lacrime agli occhi che mi offuscavano la vista. Mi affrettai ad asciugarmeli.
Quando li riaprii mi ritrovai davanti un Jason Forster imbambolato davanti alla sua auto a fissarmi stranito.
«Certo» replicai forzando un sorriso. Detto ciò avrebbe semplicemente annuito e sarebbe salito sulla sua auto. Poi se ne sarebbe andato, lasciandomi sola.
Ma invece non lo fece.
«Vuoi un passaggio a casa?» mi chiese.
«Cosa? No, grazie.» risposi di getto senza pensare.
«È solo un passaggio. Non ci sarà nient'altro. Il tuo ragazzo non sarà geloso.» precisò.
«Xavier non è il mio ragazzo.» replicai. Poi mi resi conto delle parole appena fuoriuscite.
Che mi era saltato in mente di dirlo proprio a Jason Forster?
«Non più.» aggiunsi giusto per poter mantenere la facciata della recita.
«È... È per questo che stai piangendo?» chiese. Non feci in tempo a rispondere. Una goccia mi colpì la punta del naso. Ma presto ne seguirono altere e in un battibaleno iniziò a piovere.
«Forza, salta su» disse Jason con un tono che non ammetteva repliche.
Qualcosa mi spinse ad accettare la sua proposta, così salii sulla sua auto.

Il viaggio si svolse in silenzio con la musica in sottofondo della radio. Tenevo il viso appoggiato sulla mano e lo sguardo fuori dal finestrino. Stranamente, Jason mi portò effettivamente davanti casa mia.
«Non sapevo che sapessi dove abitassi.» dissi passivamente.
«Me lo ricordo dalla tua ultima festa.» mi rispose.
«Ah. Okay. Grazie per il passaggio.» dissi senza saper che altro dire e come comportarmi.
Mi sentivo... Persa. Non mi interessava molto di chi mi stava intorno.
Mentre stavo scendendo dall'auto, Jason mi fermò per un polso.
«Senti... Non essere triste, okay?» aggiunse senza guardarmi prima di lasciarmi andare.
Mentre lo osservavo allontanarsi pensai che era proprio così che sognavo Jason soli pochi mesi prima. Un ragazzo dolce e gentile nel profondo.
Eppure non mi sarei mai scordata del comportamento da stronzo che aveva adottato.

«Sembri di buon umore oggi.» disse Hebe inarcando un sopracciglio.
Anche quel giorno, teneva i capelli scuri mossi. Però, a differenza di tutte le persona normali con i capelli mossi, a lei non diventavano crespi per l'umidità. Lo trovavo abbastanza ingiusto.
«Saprai che Iris è venuta a trovarlo, vero?» dissi allegramente salendo sull'auto la mattina seguente.
«Come potrei non saperlo? Sì è presentata a casa mia con le valigie» sbuffò lei. «Ma... Non capisco.» affermò senza mettere in moto. Mi guardò in attesa che dissolvessi i suoi dubbi.
Forse era preoccupata per me.
«Sai, ieri ho provato a dichiararmi e...»
«Oddio! Ha detto di no?» esclamò la ragazza.
«No! Cioè, forse l'avrebbe detto. Ma in quel momento si è presentata la sua ragazza...»
«Chissà che ci fa qui, non ha scuola anche lei?» sbuffò Hebe mettendola su un altro punto di vista.
Guardandola, mi passò per la mente che probabilmente stava cercando di tirarmi su il morale. Un modo che non trattava di parole gentili mirate a consolare l'animo, ma frasi di noncuranza che significavano molto di più di un "andrà tutto bene".
«Comunque ho anche detto a Xavier di rimanere solo amici. Penso di volergli già bene come amica. E come tale voglio che coroni il suo amore per la persona che gli piace.» affermai.
«Capisco. Quindi che farai?»
«Niente. Non farò niente. Attenderò che la cotta per Lance mi passi. Che passi prima che diventi veramente qualcosa di troppo grande. Perché è di questo che si tratta. Infatuazione.» dissi per convincerete anche me stessa.
«Vivrò la mia vita tra scuola e famiglia che mi danno già un bel da fare. Non ho tempo per una storia d'amore.» continuai. «Mi impegnerò così tanto che dimenticherò Lance. La chiamerò "Operazione Salvataggio Cuori Infranti."» dissi.
«Sei abbastanza forte da riuscirci.» mi sorrise Hebe prima di mettere in moto.

Insicura (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora