32. San Valentino

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«Ti ricordi che ti avevo detto di venire a cena?» mi chiese Hebe per telefono.
«Ah! Già, quella cena di quasi due settimane fa...» affermai cercando di capire come si risolvesse quell'espressione.
«Esatto. Ma purtroppo la presenza improvvisa e non invitata di Reagan ha mandato a monte tutto. Ma mia madre non si è di certo arresa. Quindi che ne dici se facciamo per domani?» affermò.
«Ma domani è San Valentino.» affermai.
«Hai di meglio da fare? Oh! È vero che ora esci con Forster.» commentò sarcastica.
«Tu ancora non credi che faccia sul serio, vero?» la rimproverai.
«Io non credo che tu faccia sul serio.» disse.
«Okay, ma io ci provo.» affermai seriamente.
«Okay, okay.»
«E poi che dovrei fare? Lui è fidanzato!» sbottati.
«Ho detto okay!»
Sospirai e misi giù la matita.
«Dirò a mia madre di cenare dopodomani. Ma questa volta niente scuse. Anche se c'è Reagan in casa. Devo liberarmi di mia madre.» affermò.
«Okay... Ma sai che detto così sembra una specie di complotto per matricidio?» ridacchiai.
«Perché no? Beh, comunque ci vediamo domani a scuola che ti espongo i dettagli.» affermò attaccando senza salutare. Troppo impegnativo da parte sua.
Io, così, fui costretta a dedicarmi interamente ai compiti.

I jeans bucati erano un problema. La mattina di lunedì mi stavo per mettere a piangere a vedere i miei jeans preferiti tutti rovinati e con i buchi più larghi del normale.
La sera prima li avevo buttati in lavatrice, sperando di poterlo mettere già la mattina seguente, dopo che fossero uscite dall'asciugatrice.
Però si erano rovinate del tutto. Completamente. Totalmente. Li avevo persi. E stavo piangendo. Stavo piangendo in mutande e maglioncino color prugna attillato.
«Che visione spregevole.» commentò Ace sulla soglia della porta.
«Vattene via, Ace.» dissi tra un singhiozzo e l'altro.
«Che è successo?» intervenne l'altro fratello impiccione.
«Mi si sono rovinati i jeans.» mi lamentai mettendo il broncio e voltandomi verso di lui.
«Hai sentito, Arn? Le si sono rovinati i jeans. È la tragedia delle tragedie» esclamò Ace portandosi le mani sul volto e prendendomi in giro con sarcasmo.
«Sì, sì, ridi pure. Tanto non sono io quella che è rimasto depresso per un mese senza la play!» sbuffai buttandogli contro il cadavere dei miei jeans preferiti che lui afferrò, purtroppo, al volo.
«Piantatela di gridare così di prima mattina. Siamo quasi in ritardo.» ci rimproverò entrambi Arn.
«Vi do cinque minuti. Mamma non c'è, non ne approfittate.» ci avvertì con il suo sguardo minaccioso.
Ace alzò gli occhi al cielo e io tirai su con il naso.

Essendo troppo depressa per mettermi un paio di jeans, decisi di optare per una gonna quel San Valentino. Avevo sempre considerato le gonne come accessi facilitati per i ragazzi, ma quel giorno, era solo un'alternativa alla mia sfortuna.
Speravo solo che Jason non si facesse un'idea sbagliata.
La mia gonna non era la più corta del mio repertorio, anzi, giungeva fin le ginocchia. Era a balze ed era adornata di pizzo all'estremità. Il colore era la parte che preferivo. Sfumava dal rosso scuro al bianco della cinta. Vestendomi in quel modo, mi cambiai anche il maglioncino, optando per camicetta e cardigan.
Quel giorno mi sentivo carina e per nulla provocante. Una scelta giusta per andare a scuola, frequentare Jason e poi uscire con lui.

Quel giorno, essendo caritatevole, decisi anche di lasciare i gemelli ad accompagnarmi a scuola.
Ce la potevo fare. Voltare pagina ed essere super ottimista riguardo i ragazzi.
Ma poi tutto si frantumò in decine di migliaia di pezzi quando vidi Lance baciare Iris accanto all'auto di lui. Peggio ancora quando lui le fece vedere il pacchetto incartato che avevamo acquistato assieme. Devastata quando lei lo aprì, trovandoci dentro la borsa che mi ero provata davanti allo specchio, con la commessa che faceva complimenti a Lance di avere una ragazza carina come me, sorrise e lo baciò di nuovo.
Ero percossa da un brivido che mi faceva male. Un dolore emotivo che soffocava il mio fisico esile.
Non potevo sopportarlo più. Non potevo ridurmi in quello stato ogni volta che li vedevo assieme.
Che avrei dovuto fare?

Insicura (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora