27. Confessioni

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Niente panico.
Niente panico.
Niente panico.
Probabilmente si era bloccata la serratura. Infondo, sono cose che capitano, no?
Quindi, ovviamente, andai nel panico.
Iniziai a sbattere la mano sulla porta e a gridare aiuto, scuotendo ogni tanto la maniglia. Ebbi pure la tentazione di spaccarla con il moccio. Ma dubitavo della mia forza.
La finestra era troppo piccola per me, non sarei nemmeno riuscita a scappare di lì. Non avevo nemmeno il telefono con me per chiedere aiuto. In altre parole, ero messa male.
Mi vennero le lacrime agli occhi e il respiro affannoso.
«C'è qualcuno? Aiuto!» esclamai.
Diedi un ultimo scossone alla porta ma quella non si aprì. Ero sul punto di perdere le speranze. Sperai solo che qualche inserviente si accorgesse di me. Mi appoggiai alla parete e attesi, tamburellando nervosamente le dirà sul ginocchio.
Possibile che Hebe o Lance non si fossero accorti della mia sparizione?
Effettivamente avevo detto a Lance che sarei andata in bagno, anche se mi trovavo in quello sbagliato. Se mi avessero cercata, sarebbero andati negli spogliatoi.
Ad un tratto la porta si aprì e mi lanciai contro il salvatore, convinta fosse Lance. Solo che non era lui. Così mi bloccai un attimo prima di andare addosso a Jason.
«La porta è difettosa.» disse il ragazzo.
Avrei voluto chiedergli cosa ci facesse lui lì, davanti a me, ma non riuscii a spiccicare parola. Ero troppo scioccata.
«Meglio non chiudersi qui dentro.» continuò indietreggiato.
Se non conoscessi Jason Forster avrei detto che fosse imbarazzato. Ma Jason Forster, il capitano della squadra di football, idolo di tutte le ragazze della Meldrum High, non si imbarazzerebbe mai.
Poi senza sapere cosa dire se ne andò.
«Ehi! Jason!» esclamai uscendo in corridoio, attendendo che si voltasse.
«Grazie» dissi timidamente. Jason si limitò a sorridere e ad allontanarsi. Mi sembrava strano. Diverso persino.
Senza pensare troppo, però, mi voltai e tornai nello spogliatoio femminile ormai già pieno di studentesse della Meldrum High.

Trovai Hebe intenta a controllarsi un livido sul ginocchio, i capelli scuri sciolti che le facevano da tenda attorno al volto.
«Ehi» mi salutò piatta, senza staccare gli occhi dal suo ginocchio.
«Non ti chiedi dove sia stata tutto questo tempo?» chiesi.
Hebe alzò finalmente lo sguardo.
«In bagno, no?» fece lei semplicemente. Feci per replicare con aria stizzita, ma mi resi conto che non aveva senso discutere su ciò che mi era appena accaduto.
«JJ ha fatto storie?» chiesi raggiungendo la mia sacca con il mio cambio e iniziando a cambiarmi.
«Non se n'è nemmeno accorto, era troppo occupato a rimproverare Calvis.» replicò lei smettendo di interessarsi al proprio ginocchio.
«Ti vedo sconvolta, è successo qualcosa?» chiese lei prestandomi finalmente attenzione dopo che finì di cambiarsi.
«Sono rimasta chiusa in bagno fino ad adesso.» le sussurrai.
«Oh! E come ne sei uscita?» chiese lei interessata.
«Mi ha liberato Jason»
«Forster?»
«A meno che tu non conosca altri Jason.» borbottai.
Hebe parve perplessa, ma non aggiunse altro.
Quando uscimmo dallo spogliatoio Hebe disse:«Non so se dovrei dirtelo, ma penso che tu sia quella che ne capisca di più di certe cose...»
Se fossi stata un cagnolino, mi sarei raddrizzata sull'attenti. Attesi che la ragazza continuasse, evidentemente la mia passione per i pettegolezzi non era ancora svanita.
«L'altra notte, Tony ha detto di essersi innamorato e vorrebbe smettere di frequentarmi... Di frequentarmi in quel modo.» affermò imbarazzata.
Sollevai le sopracciglia stupita. Poiché ero veramente convinta al cento per cento che il ragazzo fosse innamorato di lei.
«È quello che ha detto?» chiesi.
«Non l'ha detto chiaramente. Me l'ha fatto capire.» affermò nervosamente. Forse era una strategia adottata dal ragazzo per stuzzicare il suo interesse. Iniziando col smettere di essere il suo scopamico.
«E tu come ti senti a riguardo?» chiesi, sperando di cogliere fastidio o gelosia.
«In realtà, mi sento libera. Cioè, forse stavamo andando avanti troppo a lungo. Sappiamo entrambi che non sarebbe durato o trasformato in qualcosa di più. Era come se tutti e due ci sentissimo responsabili dell'altro... Ora sono felice per lui.» affermò candidamente. E mi dispiacque, poiché sembrava veramente sincera.
«Non ti dispiace nemmeno un po'? Cioè, non hai mai provato per lui qualcosa di più?» chiesi.
Lei ridacchiò:«Sono certa che quel che provo per lui sia solo e soltanto attrazione fisica. Al massimo amicizia.»
«Come puoi esserne certa?» insistetti.
«Perché so cosa si prova ad essere innamorati di qualcuno e con lui non ho mai provato niente del genere.» mi rivelò con un sorriso misterioso prima di raggiungere il suo armadietto e chiudere la conversazione.

Insicura (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora