24. Sfuggire di mano

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Pensavo che Xavier mi avrebbe semplicemente scaricata a casa e sarebbe tornato a farsi gli affari suoi, dopo aver speso tempo prezioso per me, invece scaricò il suo amico all'accademia.
«Davvero, Xavier, prego, sono felice di averti aiutato, non c'è bisogno che mi ringrazi. Siamo amici, è questo che fanno gli amici.» gli disse Tyler, con una mano al cuore mentre Xavier prendeva posto di guida e io mi spostavo in avanti.
«Ma io non ti ho ringraziato.» fece notare Xavier con un sopracciglio alzato. Ty sbuffò e scosse le mani mimando con le labbra "perché a me?"
«È questo il punto, si aspettava dei ringraziamenti probabilmente.» intervenni. Poi mi portai le mani alle labbra, temendo di essere stata inopportuna.
«Almeno qualcuno capisce.» disse Ty facendo una smorfia a Xavier. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
«A volte mi chiedo chi sia la donna nella tua relazione con Cammie, lei non è così permalosa nemmeno quando è mestruata.» affermò Xavier alzando i finestrini che sapevo da fuori sembrassero specchi neri.

Xavier mi portò a fare un giro sul Tamigi a bordo del suo personale battello.
«Perché lo stai facendo?» gli chiesi scioccata. Le acque del Tamigi non erano pulite, ma erano di una bellezza incredibile quando ti trovavi su un battello da migliaia di sterline.
All'interno di esso, il ragazzo mi versò galantemente del vino rosso e accese pure la musica. Una canzone dolce e romantica in lingua francese. Sul serio?
Ero assolutamente confusa, emozionata e forse anche imbarazzata. Non capivo.
«Così avrai qualcosa da raccontare quando ti chiederanno cos'hai fatto con me dopo che ti ho portata via.» replicò sedendosi comodamente sul divanetto in pelle cammello a gambe incrociate, un braccio allungato sullo schienale, il calice in mano e uno sguardo seducente.
«Porti ogni tua ragazza a bordo di una barca costosa sul Tamigi?» chiesi ridacchiando, osservando il famoso Tower Bridge in avvicinamento.
«Oh, no.» Affermò lui indicandomi. «Solo quelle più carine.» replicò.
Un sorrisetto compiaciuto sul volto non me lo tolse nessuno. Dovevo ammettere che era bello essere adulata e corteggiata in quel modo. D'altra parte sapevo che lui era a tutt'altro livello, rispetto al mio, oltre che ad essere innamorato di un'altra ragazza. Mi stava solo aiutando, niente di più.
«Avrei saputo inventarmi buone scuse.» dissi con un'alzata di spalle e sorseggiando il vino. Accidenti! Che buono!
«E cosa avresti raccontato? Sentiamo.» mi provocò il ragazzo.
«Che ne so? Che mi hai portata nella tua grande dimora a... Uhm, fuori Londra, e che abbiamo fatto sesso?» azzardai.
Xavier mi guardò per qualche secondo indecifrabile e poi scoppiò a ridere.
«Tutto qui? Per chi mi hai preso? Uno di quei bruti di periferia?» chiese retoricamente. «Per questo ti faccio passare un'esperienza vera, racconterai le cose in modo più vivido e credibile.»
«Chi vuoi che mi creda che sono stata su una barca a sorseggiare vino del...» controllai l'etichetta nel secchio di ghiaccio. «Del 1998?» conclusi.
«Gli anni migliori li ha mio padre.» sì giustificò il ragazzo semplicemente, facendo un'alzata di spalle, come se lo avessi criticato per l'annata del vino. E io non mi intendo di vino, nonostante mio padre sia un capo chef.
«E ascolto pure musica francese!» continuai ad esclamare.
«Eppure sei qui, in carne ed ossa.» mi fece notare lui facendomi sospirare.
«Ma tu non vai a scuola? Dove lo trovi il tempo da perdere con me?» chiesi.
«Io non perdo mai tempo, lo investo.» affermò.
«Ma poi muore.»
«Era una battuta quella che hai appena fatto, Azura Clayton?» chiese Xavier. Mi volevo sotterrare. Da dove mi era uscita quella frase?
«Forse...» tentennai.
Xavier rise e si alzò porgendomi la mano.
«Che ne dici di creare delle prove?» mi chiese.
«Prove?» chiesi accettandola.
«Foto.» disse lui sorridendomi.

Per il resto del giorno Xavier mi portò in diversi luoghi come al Royal Opera House, ma non per farmi subire noiose opere, ma provare invece vari vestiti meravigliosi e farci fotografare nei panni di antichi conti e contesse o duchi e duchesse.
Mi portò sopra il London Eye non facemmo nemmeno la fila! Avevamo avuto un giro tutto per noi, le altre cabine erano completamente vuote! Come diavolo aveva fatto?
In giro con lui, Londra mi sembrò così bella, la vidi da una luce diversa, come se fossi una turista. Ignoravo la gente odiosa, l'odore sgradevole e l'aria umida e inquinata, ma vidi le luci e le potenzialità di una città antica e potente. La mia città.
Inoltre, Xavier era veramente un'ottima compagnia, era spiritoso, un po' esaltato ed egocentrico, ma era allo stesso modo elegante e seducente. Era veramente una persona fuori dal comune, ad un altro livello.
Ad un certo punto, dimenticai che stavamo consumando quel tempo assieme solo per riscattare il mio nome. Ad un certo punto, immaginai che stessimo veramente insieme.
Xavier mi portò a casa a tarda sera, dopo aver cenato in un ristorante italiano di un livello diverso da quello in cui lavorava mio padre. Quello era vero lusso.
Abbassò il volume dello stereo e spense l'auto.
«Ti sei divertita?» mi chiese fissando il portone di casa mia.
«Sì, direi di sì.» affermai con un sorriso stampato in faccia, ancora ubriaca delle emozioni provate nel corso della giornata.
«Ottimo! Anche io.» disse il ragazzo ridendosela.
«Xavier?» lo chiamai, facendolo voltare verso di me.
Mi allungai e posai le labbra sulle sue, impulsivamente. Sentivo il suo respiro stupito sul mio, così mi staccai lentamente e aprii gli occhi, per vedere la sua reazione al mio stupido atto.
Il ragazzo sembrava sorpreso mentre facevo scivolare via la mano dal suo volto.
«Umh, era un grazie. Davvero, Xavier, grazie per quello che hai fatto.» sussurrai come scusa. Lui si sporse per baciarmi a sua volta, ma la sua azione fu più dura e passionale. Era un gioco di labbra, ognuno cercava l'altro quando si staccava per prendere fiato. Ma quando eravamo entrambi a corto ci fermammo.
«Solo io posso baciare a sorpresa.» disse con voce roca fissandomi con le sue pozze di argento fuso. Mi limitai ad annuire.
Scesi dall'auto mente e lo salutai con una mano mentre lui se ne andava con la sua favolosa macchina, poi saltellai allegramente verso il portone di casa mia, canticchiando l'ultima canzone in sottofondo dell'auto. Tirai fuori le chiavi di casa ed entrai, sorprendendomi che fossero già tutti a letto.
«Ma che ore sono?» chiesi tirando fuori il telefono, notando che si era spento senza che me ne fossi accorta. Richiusi la porta e tornai in camera mia, mettendo sotto carica il telefono come prima cosa.
Quando fui in pigiama e al sicuro tra le coperte, ripresi il telefono, notando una valanga di messaggi. Molti erano sconosciuti, ma dalle foto riconoscevo alcuni membri della Meldrum High.
«Ipocriti.» sibilai al buio mentre scorrevo le notifiche di stupidi ignoranti imbecilli e cercavo qualcuno di più interessante.
Ne trovai uno di Hebe:

Insicura (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora