13. La scuola è un campo di battaglia

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«Azura Clayton! Muovi quel culetto tondo che ti ritrovi! Siamo già in ritardo!» mi gridò mio fratello Ace come al solito «Sì! Ci sono! Sto arrivando!» detestavo quando mi mettevano fretta. Sono una ragazza santo cielo! Ho bisogno dei miei tempi! Non posso uscire con la prima cosa che mi capita e non posso trascurare il mio trucco! Perché i maschi non capiscono queste cose? Tirai la spazzola e mi staccai una ciocca di capelli rossi aggrovigliati. Se fossi diventata calva sarebbe stata colpa di Ace. Inghiottii un imprecazione e mi massaggiai la cute mentre raccoglievo i capelli strappati e li buttavo nella spazzatura. Mi precipitai giù dalle scale ed inciampai maldestramente sugli ultimi due. Mi catapultai in avanti ma venni afferrata al volo da Ace. «Ti stavo per venire a prendere» mi disse scontroso mentre mi rimetteva in piedi «Ho rischiato l'osso del collo per colpa tua e mi sono tirata un sacco di capelli!» sbottai mentre lo fissavo malevola. Poi sgranai gli occhi «Wow Ace. Come sei... Bello oggi!» esclamai stupita. Ace è sempre stato bello ovviamente. Ma quel giorno era curato, persino più curato di Arn. Il suo volto era privo di peluria, cosa che di solito lasciava a differenza del gemello. I capelli biondi erano invece pettinati e in ordine, invece del groviglio disordinato con cui di solito li portava. E infine, invece delle sue solite felpe comodissime che rubavo sempre, portava un maglione sopra una camicia aperta. I jeans non erano stropicciati e le scarpe pulite! «Io sono sempre bello» sbuffò questo dirigendosi verso la porta. «Hai un appuntamento?» gli chiesi mettendomi quasi a correre per raggiungere le sue falcate. «Vado a scuola» mi fece notare lui «Devi fare colpo?» chiesi ancora. Ace si bloccò di colpo e gli finii addosso. Si voltò verso di me e si chinò alla mia altezza. Mi afferrò entrambe le guance e me le tirò «Tu. Sei. Una. Piccola. Impicciona.» disse marcando su ogni parola. Poi mollò la presa. «Ahia!» esclamai portandomi entrambe le mani sulla faccia. «Ma quanto trucco ti metti? Mi è rimasto tutto sulle mani! Bleah!» mi riprese lui «Se non mi avessi tirato le guance non sarebbe successo!» esclamai «Siete pronti?» ci interruppe Arn. Ace lo guardò freddamente e salì in macchina. Non potevano continuare a ignorarsi... Avevo preparato per quella sera una bella cenetta tra fratelli in cui avrei cucinato personalmente. Avrei fatto da giudice mentre i due si sarebbero chiariti. Erano gemelli e si volevano un bene dell'anima, era sofferente vederli arrabbiati l'uno con l'altro.
Giungemmo a scuola e mi diressi come al solito al mio solito gruppo. «Ecco che arriva l'asociale!» esclamò acida Daia «Asociale io?» la presi sul ridere «Ci stai evitando come peste da un po'di giorni e ieri sera non eri nemmeno raggiungibile con il telefono!» sbuffò questa. Avrei scommesso cento sterline che non sapeva nemmeno cosa fosse la peste «Ho avuto dei problemi in famiglia» affermai, il che non era del tutto falso «Sì, come no» sbuffò questa alzando gli occhi al cielo. «Con un atteggiamento simile e ti stupisci che Jason non ti chiami più» borbottò la ragazza. Uno strano calore mi montò nello stomaco «Avanti Daia, smettila...» cercò di rabbonirla Tom. «Smettila cosa! Non ho detto niente! Solo la pura verità, se lei non riesce ad accettarla sono affari suoi! Io sono solo sincera!» esclamò questa «Sincera? Ma fammi il piacere!» esclamai sarcastica stringendo i denti e i pugni. Le lacrime iniziavano a premere negli occhi ma mi obbligai a non versarli. «Azura... Non replicare» mi sussurrò Beth. «Sei solo una stronza, ed è completamente diverso dall'essere sincera.» dissi con voce chiara e sicura. Beth mi guardò con orrore. Il suo sguardo diceva scusati! Puoi tornare ancora indietro! Ma chissene frega! «Io stronza? Sei solo gelosa di me! Sei sempre stata gelosa di me! E come biasimarti? Tutti preferirebbero me a te.». Incrociai le braccia al petto e assunsi una posa rilassata mentre mi guardavo le unghie limate la sera prima. Beh, ho delle belle unghie. Chissà cosa succederebbe se gliele conficcassi negli occhi? «Ti sei rovinata la reputazione. Se non sei mia amica non sei nessuno e non vali niente!» continuava. Ma ormai sentivo solo un ronzio fastidioso. Sapevo che se avessi ascoltato attentamente quelle parole mi avrebbero distrutta. Sarei crollata e non mi sarei più alzata. Daia prese un sospiro «Hai finito di blaterare? Avrei di meglio da fare» dissi guardandola saldamente negli occhi. Daia mi guardò con bocca aperta. Inarcai un sopracciglio poi mi voltai facendo svolazzare la mia chioma rossa. Poi mi diressi a passo fiero e lento verso l'entrata della scuola. «Vado a letto con Jason! Ci sono sempre andata a letto anche quando frequentava te! Mi scopo il ragazzo che ti piace!» esclamò davanti a tutti bloccandomi all'istante. «Guarda, è tutto tuo.» dissi facendo un alzata di spalle. «Ma prima di vantarti di essere tanto troia... Ti dico una cosa» mi voltai verso di lei mentre i nostri "amici" ci guardavano senza aprire bocca e senza prendere posizioni. «Ricordi quella sera che ti ha chiamata? Quella sera indossavi il vestito nero col pizzo che ti avevo aiutata a scegliere appena la settimana prima, e lui la sua polo bianca. Era tarda sera e tu ti sei precipitata a casa sua, forse dopo un suo messaggio, chi lo sa. Te la ricordi? Avrete scopato alla grande, vero? Beh, quella sera lui aveva chiamato prima me. Mi aveva chiesto di raggiungerlo per andarci a letto. Ma io ho rifiutato.» dissi con noncuranza «Quindi, beh, sei stata un rimpiazzo se non l'avevi capito.» la informai. «Ti ho suggerito male durante il test di economia» aggiunsi. Poi mi diressi verso la scuola. Entrai nella classe di Musica e attesi che la lezione cominciasse. Man mano che i studenti entravano notai con la coda dell'occhio che mi fissavano intensamente. Il mio coraggio cominciava a vacillare e il timore e le paura a salire. Oddio! Cosa ho fatto! Le mie superiori sono rovinate per sempre! Mi vennero le lacrime agli occhi anche se da una parte mi sentivo sollevata ed alleggerita. Libera.
Mi vibrò il telefono. Mi aspettai un messaggio offensivo di Daia o uno dei miei amici, ma a quanto pare mi avevano abbandonata perché il messaggio era di Lance.

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