7. Party

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Era giunto il fine settimana e tutti erano eccitati all'idea della festa di Jason. Solamente i migliori erano stati invitati, e io ero fra queste. Probabilmente perché il ragazzo contava in una serata folle. Mi vennero i brividi al pensiero che lui e Daia... Ma allo stesso tempo mi sentii importate all'idea di essere una sua prescelta. Infondo lui è il ragazzo più sexy della scuola. Solo che per qualche strano motivo non provavo più l'attrazione e ossessione che avevo all'inizio. Forse perché finalmente avevo avuto quello che volevo anche se non mi era piaciuto.
Jason mi individuò immediatamente e mi raggiunse «Benvenuta Azura!» mi sorrise amabilmente mettendo un braccio intorno alla spalla. «Sei bellissima sta sera» mi squadrò soffermandosi sulla mia gonna a balze bianca e nera, che nella lingua dei ragazzi voleva dire "Accesso facilitato", mai "le sta bene e la rende più femminile, dolce o carina". Ma adoravo quando mi facevano i complimenti, è qualcosa che mi libera da un peso invisibile di insicurezza. Jason mi fissò con quei suoi bellissimi occhi grigio-azzurri e si chinò per baciarmi. Ma lo scostai. «Quanta impazienza!» esclamai con il mio miglior tono seducente «Sei già ubriaco?» chiesi sentendo la sua colonia mescolata alla fragranza di birra. Ridacchiai divertita anche se non c'era nulla di divertente, mostrava solamente quanto avessi sopravvalutato Jason, però aveva davvero dei bellissimi occhi, così intensi e luminosi che... Potrei dimenticarmi tutto. «È possibile...» ridacchiò lui aggrappandosi a me. «Però mantengo sempre le mie promesse. Devo convincerti a modificare il tuo "mica male".» mi sussurrò all'orecchio suadente facendomi venire i brividi lungo la schiena e la sua mano sotto la gonna non aiutava. Ci sapeva fare. «Sì ma fammi... Oh...» cercai di protestare ma lui iniziò a baciarmi il collo. È un punto troppo sensibile il collo per non sciogliermi. Quello che sentivo era pura passione carnale. «Oh Wow! Zeus!» esclamò qualcuno. Allontanai Jason che sembrò non accorgersene nemmeno «Almeno una camera no?» ci chiese Lance divertito. Mi guardai intorno e notai che eravamo ancora all'entrata principale della casa dalla quale Lance era appena entrato «Chanders entra!» esclamò una ragazza che lo spinse in avanti facendolo barcollare addosso a me. Per poco non cademmo tutti e tre. «Hebe?» chiesi stupita dopo aver recuperato l'equilibrio. Hebe Daniels ad una festa di Jason Forster era una novità più unica che rara. «Potrei intendere male quel "entra"» replicò Lance voltandosi verso di lei sbuffando. Capii la nota maliziosa della battuta ma dal tono non c'era nulla di provocatorio, era solo una constatazione che mi fece apprezzare il carattere del ragazzo. «Non mi interessa il tuo parere» replicò lei poi si voltò verso Jason «Dov'è?» chiese a braccia incrociate con espressione severa «Di chi stai parlando?» biascicò Jason ridacchiando attirandomi a lui per la vita. Posai i palmi delle mani sul suo petto per mantenermi in equilibrio «Frannie» rispose lei «Non so chi sia, dolcezza» Jason fece spallucce «Ehi! L'hai trovata?» sbucò una ragazza dai lunghi capelli biondo scuro e il volto sottile spruzzato di scure lentiggini «Torna in macchina, Cammie.» la rimproverò Hebe. L'altra ragazza fece spallucce «Io e Wren ti andiamo a parcheggiare l'auto.» «Faccio in fretta» rispose quest'ultima inoltrandosi nella casa senza salutare e senza degnare a nessuno la sua attenzione. «Sei uno schianto, Daniels!» le gridò dietro Jason «E tu sei uno schiantato, Forster» replicò Hebe senza girarsi per poi sparire in mezzo ai festaioli. Lance individuò un amico e si allontanò facendoci un cenno di saluto con la testa e un misterioso occhiolino verso di me. «Dov'eravamo rimasti?» chiese Jason con voce roca riappropriandosi di me «Forse dovremmo aiutare Hebe. Infondo non conosce bene questa casa» mi staccai da lui e presi la direzione presa da Hebe. Passai in mezzo ai schiamazzi e salutai persone qua e là alla ricerca di una chioma corvina, mentre la musica mi pompava nelle orecchie, scivolando nello stomaco, facendo pulsare tutte le mie interiora. La individuai sulla penisola della cucina nel tentativo di convincere una ragazza dai capelli biondo platino e molto corti ad alzarsi da un divano e staccarsi dalla bottiglia che aveva in mano «Non fare storie andiamo!» stava gridando. «No! Lasciami bere nella mia disperazione!» esclamò la bionda agitando una bottiglia di birra vuota «Ti aiuto io.» intervenni raggiungendole «In questo momento non dovresti avere Forster in grembo?» chiese la dark sbuffando mentre tirava per il braccio la ragazza. Accorsi dall'altra parte della sua amica e insieme la trascinammo via dal bancone mentre piangeva. «Non mi va» risposi in fretta. La bionda di rizzò all'improvviso e mi abbracciò invadendomi del l'odore di alcol e quello che probabilmente era un profumo costosissimo dato che veniva dall'Accademia dell'arte. «Oh, Matt! Perché non mi fai capire cosa pensi? Perché non mi noti?» borbottava «Ma ti sei abbassato!» esclamò scandalizzata sempre cingendomi il collo, poi mi palpò il seno «E, oh Cielo! Hai le tette!» era una situazione piuttosto imbarazzante «Okay, Frannie... Ora noi ce ne torniamo all'Accademia.» la tirò Hebe con tono quasi disperato. «Hebe! Matt non mi ama!» si lamentò abbracciando l'amica e singhiozzando sulla sua spalla «Dai che si capisce che Hellman stravede per te» la consolò dando dei colpetti sulla sua schiena. Intanto indietreggiava verso l'uscita. La aiutai a trascinare la sua amica in macchina dove c'erano le altre due ragazze che si precipitarono subito giù dall'auto e ci aiutarono «Non posso crederci che sia ridotta così per un ragazzo» sbuffò Wren «Sì ma non è un ragazzo qualunque. Stiamo parlando di Matthew Hellman» intervenne la ragazza dai capelli lunghi biondo scuro «Tu non sei fidanzata?» chiese scettica Hebe «Sì, ma non vuol dire che non possa guardare gli altri ragazzi» affermò facendo un'alzata di spalle. Hebe alzò gli occhi al cielo mentre faceva il giro dell'auto e le sue amiche entravano dall'entrata posteriore. «Grazie Azura» mi disse «Oh e ringrazia anche quel babbeo del mio fratellastro dato che torni alla festa. Se lui non mi avesse avvertito che Frannie era qui probabilmente non l'avrei mai trovata» disse facendo un alzata di spalle «È stato carino da parte sua lasciare la festa per chiamarmi» mi salutò con la mano e salì in macchina prima di partire.
Ritornai alla festa e cercai Lance. «Azura!!!» strillò la voce di Beth. La ignorai e ritornai alla mia ricerca. Individuai Lance nella zona cucina circondato da ragazzi e ragazze che ridevano di gusto mentre lui gesticolava. Stava raccontando qualcosa di divertente. Mi appoggiai alla colonna accanto, invisibile a tutti, e ascoltai il racconto di Lance, però il ragazzo si bloccò e mi vide. «Ehi Azura!» mi salutò saltando giù dal bancone sulla quale era seduto per raggiungermi «Eddai Lance ti fermi sul più bello?!» si lamentò un ragazzo «Fantasticaci sù Jonas!» replicò prima di voltarsi verso di me «Come sta Frannie?» chiese «Bene, l'ho accompagnata in macchina di Hebe. Che a proposito ti ringrazia» gli dissi «Bene» sorrise «Certo che sei un tipo altruista e pure modesto dato che dici che è Hebe quella tale» ci dirigemmo al tavolo dei buffet dove lui si portò un pezzo di pizza in bocca. Fece spallucce e continuò a masticare. Tirò fuori il telefono e lo guardò per mezzo secondo prima di rimetterlo in tasca. «Aspetti una chiamata?» chiesi curiosa «No, guardavo l'ora» replicò con uno strano tono misterioso «Comunque è molto buona questa pizza, prendine una fetta» prese una fetta di piazza e la allungò sfoggiando un grandissimo sorriso. Accettai imbarazzata dalla sua gentilezza. Il ragazzo prese un'altra fetta di pizza e intanto ricontrollò il telefono. «Vedo che ti sei integrato bene» gli dissi «Come?» chiese lui facendo una smorfia e rimettendo nuovamente il telefono in tasca. «Sei ricercato» dissi facendo un cenno ai ragazzi con cui parlava poco fa. Il ragazzo sorrise «Oh, sono solo molto socievole» replicò «Però a loro stai molto simpatico. Ora che ci penso sei simpatico a molti. Ad esempio del gruppo di sportivi...» lui si mise a ridere «Avevano bisogno di un giocatore e l'ho sostituito. A quanto pare sono bravo a giocare a calcio» raccontò «Però piaci anche al gruppo di nerd! E loro sono gli opposti degli sportivi» sorrise in modo strano «Noi ci capiamo. Credimi, quando tutti parlano la stessa lingua si fa amicizia più facilmente» disse «E che lingua parlate? Sentiamo» si avvicinò a me finché non si fermò a pochi centimetri dal mio orecchio «Elfico» sussurrò. Mi allontanai e alzai un sopracciglio per fargli capire la mia confusione. A questo punto lui rise e scosse la testa «Sentiamo. Con quali altri "gruppi" mi hai visto socializzare?» continuò «Beh, con quello dei musicisti antiquati che ascoltano solo musica vecchia» «Quella è vera arte. Non la schifezza che compongono al giorno d'oggi che passa di moda ogni richiamo del contadino» sbuffò «Richiamo del contadino?» «Mai sentita la storia? Il contadino che si annoiava a morte e iniziò a gridare "al lupo" per divertirsi facendo accorrere tutta la popolazione del villaggio. Questi accorsero ma capirono di esser stati presi in giro e se ne tornarono a casa incazzati. Lo stesso episodio si ripeté più volte finché non arrivò veramente il lupo, a quel punto il contadino venne divorato nonostante avesse richiesto l'aiuto» raccontò «La favola la conosco. Ma cosa c'entra con la musica!» «Non molto. Solamente che i cantanti di oggi sono più o meno come il contadino. Fanno un nuovo CD, tutti accorrono perché è di un personaggio famoso, ascoltano la canzone ma dopo un po'si stufano subito, finché questo cantante non pubblica un altro CD» «E quindi? Secondo te i attuali cantanti sono destinati al declino perché poi non li ascolteranno più nessuno siccome la loro musica è ripetitiva?» chiesi «Più o meno. Le loro canzoni non durano a lungo. Mentre quelli che tu chiami vecchie sono cariche di emozione vera che dura anche oltre la morte dei loro creatori. Ed è questa l'arte. Opere che vanno oltre il tempo» replicò «Però non tutti i cantanti sono così. Ma per grande sfortuna quelli che non sono così, non sono così conosciuti e troppo poco apprezzati perché pochi sanno farlo» replicò «Magari me li puoi far ascoltare. Forse cambio idea sugli One Direction e che so, mi farai innamorare dei Beatles.» affermai «Santo Cielo non hai appena messo gli One Direction nella stessa frase assieme ai Beatles. Perché, cara, i Beatles sono tutt'altro livello, imparagonabili» esclamò. Alzai gli occhi al cielo per la sua esagerazione. Ma non avrei cambiato idea sulla meravigliosità di Harry Styles. «Comunque non hai nemmeno difficoltà a comunicare con i secchioni» feci io «Quando hai internet a portata di mano puoi comunicare anche con gli extraterrestri» affermò sorridente «E sembri interessare a Bethany» aggiunsi «Bethany chi? Quella con il cognome più lungo della sua lingua?» risi «Sì» «Per la miseria che brividi» fece un'espressione da finto spaventato «Insomma, nonostante tu sia qui da poco tempo non riesco proprio a classificarti. Sei ben voluto da tutti e sembri sempre a tuo agio in qualsiasi posto e con chiunque...» gli dissi scuotendo la testa prima di prendere della birra alla spina. «È così importante per te?» mi chiese «Cosa?» «Classificarmi in un gruppo» disse lui senza alcuna traccia di umorismo. Non sapevo che rispondere perché quella sua affermazione mi faceva sembrare una persona superficiale. Cosa che in realtà sono. «Non so. Ma noi viviamo in una società dove siamo classificati, altrimenti ci sarebbe troppa confusione e non si saprebbe chi sia migliore di chi» riflettei, perché in realtà nemmeno io sapevo il perché avevo tanto bisogno di queste etichette «Ebbene? Dopo avermi classificato deciderai se sarò degno di parlare o meno con te?» lo guardai stupita perché non avevo mai lontanamente pensato a qualcosa di così spregevole. Ma poi lui scoppiò a ridere «Non fare quella faccia. Ti stavo prendendo in giro» mi sorrise «Comunque non dovresti pensarla così. È vero, siamo tutti diversi e simili ma non è per questo che si dovrebbero creare gruppi per dividerci e credere che alcuni siano migliori di altri solamente perché non li si comprende.» disse «Senti Azura. Posso considerarmi tuo amico vero?» «Certo!» esclamai «Allora fammi questo favore. Non classificarmi. Non considerarmi tra i "Popolari" o "Sfigati" o "Buffone", considerami semplicemente il tuo amico Lance» mi disse «Va bene» il suo telefono squillò e lui lo recuperò in tutta fretta tirando un sospiro di sollievo appena guardò lo schermo. «Scusami un attimo» mi disse rispondendo alla chiamata «Iris» disse cambiando tono della voce «Si può sapere perché non rispondevi?... Cosa? Mi prendi per il culo?... Ah e sono io lo stronzo, sono sempre io, mi sembra logico! Smettila di fare la vittima una buona volta e ammetti i tuoi cazzo di errori!... Bene! Fallo!» i toni si fecero troppo alti tanto che iniziai ad imbarazzarmi. «Dio Iris lo sai che non posso tornare così all'improvviso!» intanto il ragazzo prese ad allontanarsi portandosi la mano libera sull'altro orecchio per coprire i rumori della festa, alla ricerca di un posto tranquillo per parlare. Mi passò per la mente l'idea di seguirlo ma così facendo sarei sembrata troppo invadente. Sospirai e tornai al tavolo per spinare altra birra quando sentii due braccia cingermi la vita e un bacino muovere a tempo di musica contro di me. Una mano mi spostò i capelli di lato e iniziò a baciarmi lentamente il collo con fare esperto. «Dove sei stata, piccola?» chiese Jason con voce roca e sexy «Sempre in casa tua» risposi lasciandomi invadere dalla sensazione di piacere che mi dava, perché sono maledettamente sensibile in quel punto «Che ne dici di appartarci nella mia stanza?» mi chiese passando una mano sotto la maglietta. Mi irrigidii a quel tocco, senza sapere nemmeno il perché. «Jason, magari la prossima volta, sei completamente ubriaco» dissi cercando di sciogliermi la sua presa «Hai sentito dire che mi piacciono le difficili eh? Lo so Azura Clayton che mi vuoi. Non ti abbandonerò dopo questa volta» mi sussurrò «Jason, la risposta è comunque no.» mi scansai da lui e lo allontanai con le dita allargate sul suo petto scolpito. «Insomma Azura ho capito, ma oggi non sono in vena di flirtare, ho bisogno di te ora» mi sussurrò suadente avvicinandosi nuovamente a me, schiacciandomi contro il tavolino del buffet mentre le sue braccia serravano entrambe le parti dei miei fianchi mi impedivano di scappare. Prese a baciarmi il collo spostando i miei capelli ramati di lato mentre io tentavo inutilmente di dissuaderlo, anche se i brividi che mi provocava rischiavano di farmi mugolare dal piacere. «Jason... Lasciami andare» tentai un'ultima volta, perché ormai stavo cedendo, l'avrei lasciato fare. «Ehi amico?» qualcuno intervenne appoggiando una mano sulla spalla di Jason che si voltò bruscamente per capire chi fosse stato a disturbarlo «Che cazzo vuoi? Non vedi che sono occupato?» sbraitò con il tono da ubriaco. Lance alzò le mani in segno di difesa ed indietreggiò di un passo. La mano destra era stranamente fasciata da molta carta igienica. «Wow amico calmati» disse Lance «Che vuoi fare? L'eroe che salva la donzelletta? Fare il Lancillotto della situazione? Credimi il tuo nome non ti porta automaticamente ad essere il migliore, arrivi da un'altra città e pensi di poter conquistare tutta la scuola con le tue stupide battutine?» gridò ancora Jason ormai surriscaldato «Cosa? No!» esclamò Lance che mi lanciò uno sguardo per poi muovere impercettibilmente la testa. Mi voleva dire qualcosa? «Non credere di riuscire a fregarmi le ragazze che mi voglio portare a letto. Perché Azura aveva accettato di venire!» Oddio questo sì che è imbarazzante. Domani lo saprà tutta la scuola... «Uhm... Amico mi hai frainteso...» tentò di calmarlo Lance «Non chiamarmi Amico! Non sono tuo amico! Tu mi stai sul cazzo Lancelot Chanders!» sembrava che Jason lo volesse prendere a botte «No, sul serio am... Volevo dire Jason, non avevo nessuna intenzione di interromperti nelle tue effusioni amorose in mezzo a questo pubblico ubriaco... È che siccome sei il padrone di casa... Ci tenevo a dirti che lo specchio del bagno al primo piano è rotto...» spiegò Lance «COSA?! Come ha fatto a rompersi?! Mio padre mi ammazza!» esclamò «È possibile che... Il mio pugno ci sia caduto sopra...» disse innocentemente Lance, rendendo la situazione decisamente comica. «Il tuo pugno ci è caduto sopra?! Ma io ti ammazzo!» Jason fece per buttarsi su di lui ma un gruppo di ragazzi lo fermarono in tempo e lo trascinarono via, mentre Jason imprecava. «Wow, me la sono vista brutta» commentò Lance con fare gioviale, grattandosi con l'indice la tempia. Notai quindi che la fasciatura di carta igienica era totalmente intrisa di sangue rosso. Aveva veramente dato un pugno allo specchio. «Ma perché...» iniziai facendo un cenno alla sua mano. Lui la guardò come se non se ne fosse accorto fino ad allora «Oh... Ero piuttosto incavolato.» replicò facendo spallucce «Comunque anche tu non capisci i miei messaggi in codice. Ti ho fatto un cenno di scappare via ed invece sei rimasta lì imbambolata» «Oh» mormorai «Prego. Senti, ho chiamato Hebe. Passa fra poco a prendermi, vuoi un passaggio a casa?» mi misi a ridere «L'hai veramente presa per una tassista?» anche lui rise «Finché non recupero la mia auto da Cambridge non posso muovermi.» affermò «E poi mi deve un favore no? Quindi ora mi deve ripagare con questi servizi di cui approfitterò per il resto della mia e sua vita» rise sadico. «Allora vieni?» mi chiese raggiungendo l'uscita «Va bene».

Angolo Autrice

Buongiorno Wattpadiani! Ci tenevo a specificare che non sono un'esperta di musica vecchia o nuova che sia, ascolto solo quello che mi piace, quindi non sono una fan degli One Direction e non credo che siano migliori o peggiori di qualche altro cantante. Certe canzoni dei Beatles mi piacciono ma non è che ne vado matta. Il fatto che la protagonista ami quei ragazzi non significa che la stessa cosa valga per me. Personalmente non ci trovo niente di magnifico in Harry Styles. L'unico Harry che amo fa di cognome Potter mentre per me Stiles esiste solo senza Y perché è il nome del migliore amico di un certo vero Alpha.

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