21- 1018

469 108 64
                                    

Sonia

1 settembre 2014
Caro Dane,
La scuola è cominciata! Oggi per me è stato il primo giorno di scuola. Qua si inizia presto, il primo del mese. Lo so, ti sembrerà stranissimo, ma non è l'unica cosa diversa rispetto all'Italia. Le lezioni terminano a fine giugno, ma si hanno due settimane di vacanza in più durante la stagione invernale. E durante i due mesi estivi e le vacanze natalizie non vengono dati compiti. Che bellezza! Anche se io, probabilmente, li farei comunque. Mi viene l'ansia a cominciare un anno dopo aver spento per diverse settimane il cervello. Come farei a ingranare di nuovo, poi?
In classe siamo in venticinque, quindici ragazze e dieci ragazzi. La maggior parte di loro è bionda e ciò mi sorprende. Non ho mai visto così poche persone con i capelli scuri in una classe!
Durante questa mattinata mi sono seduta vicino a Lara, una ragazza molto sorridente e con una treccia di capelli lunghissimi. Ho cercato di parlare un po' con tutti, però, e a primo impatto non parrebbe una brutta classe. Le professoresse di polacco e matematica sono severe, ma per adesso non hanno osato darci dei compiti. Meno male, per me già è un'impresa non rimanere indietro con il programma della prima materia! Fa impressione parlare della materia di Polacco come lo era l'italiano in Italia. Mi sembra di parlare di polacco come una lingua straniera anche se, da ora in poi, sarà la mia lingua principale.
Ho saputo che non sono l'unica nuova, nella sezione. Assieme a me c'è un altro ragazzo, Manuel, di origini portoghesi. È del duemila, è stato bocciato una volta e ha l'aria di uno che viene a scuola solo per scaldare la sedia. Ma mai giudicare, soprattutto in negativo.

Il tempo continua ad essere bello, piove poche volte. La temperatura inizia ad abbassarsi, purtroppo.
A Torino è tutto ok? So che questa domanda te la porrò più volte, formulandola in quasi tutte le pagine di diario che scriverò. Ma io immagino che un giorno risponderai ad una ad una, raccontandomi quali fossero state le giornate sì e quelle no. Chissà se anche tu starai scrivendo un diario. O forse non hai tempo, tra la danza, che ti porta via due pomeriggi alla settimana, tua sorella, che per via del lavoro dei tuoi, molto indaffarati nelle ore pomeridiane, devi prendere a scuola tutti i giorni e il liceo, il più impegnativo fra le tre cose. A volte dimentico che tu fai già la seconda superiore e che hai un sacco di materie da studiare e che i professori sono rigidi e pretendono tantissimo. Di sicuro starai revisionando i tuoi ultimi compiti per prendere il massimo nelle verifiche di ingresso. Non è così?
Spero però che almeno un pensiero ogni tanto me lo dedichi.
Ora vado, Dane.
Ti amo.
Sonia


Ma prima...

                           Daniel

Fabio sospirò.
"Allora? Dai, spiegaci cosa cazzo ti è preso, per dover arrivare a reagire in tale maniera... fare a botte, addirittura fare male una persona che ha cercato di aiutarti".Tommaso lo incalzò a parlare. Era chiaro stesse cercando delle spiegazioni più dettagliate.
"Guarda che ti sbagli, non era mia intenzione" aggiunse l'altro.
"Non cambiare discorso. Cos'è successo?".
Fabio mi fissò.
"Cosa c'è da spiegare? Mi pare abbastanza chiaro che io e Sergio abbiamo discusso, no?".
"Discusso... ti sembra un modo di discutere, quello?".
"No, ma in fondo non sono affari vostri" cercò di sviare lui. Poi prese in mano il borsone con il cambio e fece un passo verso la rampa di scale che portava all'uscita della palestra.
Tommaso lo respinse, ponendosi di fronte a lui e appoggiando una mano sulla sua spalla.
"Fermo. Invece la cosa sì, che ci riguarda. Primo, perché ci va di mezzo la salute di Daniel. Secondo, perché non vogliamo avere casini e non gradiamo che ciò che è avvenuto oggi si ripeta in alcun modo. Terzo, perchè se non ci spieghi cosa ti ha portato a reagire in tal modo, io e Daniel, o anche solo io, se lui non se la dovesse sentire perché troppo buono, andremo a dire tutto ad Anna. E come saprai, di sicuro anche meglio di noi, lei ci mette un minuto a mandarti fuori dalla scuola di danza a pedate nel culo. Qua non sei ben accetto". Tommaso gli si avvicinò, con arroganza.
Fabio fece lo stesso.
"Scusa?" pronunciò Fabio, alzando il capo.
"Hai capito. Non ti vuole nessuno". sussurrò il mio amico, avvicinandosi ancora di più a lui.
Fu lí che accadde l'imprevisto. Fabio si avvicinò a tal punto che fu impossibile per Tommaso fare qualsiasi mossa.
Si limitò a osservarlo. I due si guardavano, con occhi pieni di collera. In quell'istante, parso un'eternità, Fabio baciò violentemente Tommaso il quale, schiena contro il muro, non potè far altro che aspettare che la situazione si concludesse. Aveva gli occhi sbarrati e lucidi, la fronte aggrottata e un'espressione a metà tra l'essere scioccato e schifato.
Fabio si allontanò da lui dopo un paio di secondi.
"Che cos'hai fatto?" gli domandò il mio amico, strofinandosi le labbra con il dorso della mano. Fabio rifiutò di rispondere.
"Perché mi hai baciato?" chiese di nuovo. Osservai la scena in silenzio.
"Per farti stare zitto" si limitò a rispondergli. Poi si girò verso la panca, riprese in mano la borsa e scese uno ad uno, di corsa, i gradini della rampa di scale che aveva di fronte a sè.
Per Tommaso, quella volta, fu impossibile impedirgli di andarsene.


Ci fermammo a guardarlo allontanarsi, esterrefatti. Quando Fabio uscì, Tommaso si affacciò dalla finestra. Io rimasi fermo dov'ero, accanto alla panca dove avevo steso la mia roba. Tommaso arricciò il naso, schifato. Poi, ancora una volta, con il palmo di una mano cancellò ogni residuo delle labbra di Fabio dalle sue. Il gesto fu rapido.
Dopo qualche istante Tommaso rinunciò a guardare fuori dalla finestra, e si giró verso di me.
"Secondo te, cosa avrà voluto dirmi con quel bacio?".

La storia prima della storiaOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz