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In un giorno di novembre...

Daniel


"Allora, pronto per il saggio?". Quella domanda, pronunciata con una spavalderia tale da farmi rabbrividire, mi fece voltare verso il mio interlocutore.
Tommaso, alla mia sinistra, colpí con enfasi la mia spalla. Poco prima ero rimasto incantato a osservare un punto non ben definito davanti a me, e il suo gesto mi fece sobbalzare. Il mio sguardo, fattosi severo, ricadde sul mio amico.

"Tutto okay?" domandò quando ormai mi ero risvegliato dal mio stato di trance, sollecitando una risposta.
"Mh?"

Tommaso riprese a svestirsi, afferrando dalla sua sacca di cotone la sua t-shirt blu navy. Mentre si cambiava per una nuova lezione di danza nello spogliatoio, mi osservava in attesa di una mia risposta che ancora non era giunta.

"Quale saggio?" scesi dalle nuvole, guardandolo in cagnesco.
"Il saggio di danza di dicembre!" esclamò, quasi disturbato dalla mia reazione un po' ingenua. Aveva atteso tanto per sentirsi dire, alla fine, che io nemmeno avevo capito di cosa stesse parlando.
"Saggio di danza? A dicembre? Ma quando?" tornai a massacrarlo con la mia sfilza di domande da povero ignaro.
"A dicembre. No?!". Vidi una scarpa volarmi accanto alla spalla, tiratami violentemente dal mio amico, a un paio di metri da me.
"Ma cosa fai?" gli domandai, non avendo ben compreso quale fosse stata la ragione della sua azione. Il mio amico non rispose, ma si chinò per afferrare una scarpa, dai lacci intrecciati in un fiocco allentato.

"Mi dici qando lo avrebbe detto la prof.?" cercai di ricevere una risposta.
"A fine ottobre, forse?" mi punzecchiò il mio amico.
"Ma dai? Lo so, questo. Siamo a novembre".
"Sì, ma Daniel guarda che non manca molto, eh. Poco meno di un mese".
"A cosa?".
"A dicembre!" urlò il mio amico.
"Pronto? Ci sei?!" mi chiese, schioccandomi le dita di fronte agli occhi.
"Sì, sì" risposi. Ma il mio capo ruotò a destra e sinistra un paio di volte.
"A cosa pensi?".
"A nulla. Non sto pensando a niente" dissi, guardandolo negli occhi. Le sue pupille mi scrutarono attentamente e la tonalità scura delle sue iridi parve farle sprofondare nei miei occhi. Mi ero sentito in soggezione, anche se solo per un attimo.

"Comunque mi rispondi, ora?" sbottai, intento a non girare più attorno al discorso.
"Cosa ti devo dire?" domandò Tommaso, sbattendo le ciglia nere e lunghe un paio di volte.
"Daniel, sei strano. Che hai?".
"Ma niente, ti dico". Tommaso mi fissò nuovamente.

Abbiamo appena vinto l'amichevole, adesso è tempo di pensare al saggio" disse.

L'amichevole della settimana precedente si era tenuta di domenica. Fu posticipata di un giorno per motivi tecnici, ma noi non sfruttammo in ogni caso la palestra per allenarci ulteriormente. Finimmo per giocherellare tra di noi per via dell'assenza di Annabella, che non era potuta esserci a fare presenza e a vigilare. Fra schiamazzi e musica sparata a palla con le casse della banda cicciotti mi ero domandato se il padre di Sergio avesse sentito qualcosa del casino che avevamo fatto in quel paio di ore in anarchia totale.

Il giorno della gara eravamo tutti tesissimi, avevamo provato poco i nuovi passi. Infatti, ogni volta che qualcuno sbagliava quelli vecchi, per punizione Annabella ci faceva fare serie infinite di addominali e finivamo per perdere tempo, a volte anche venti minuti.

Alla fine vincemmo per miracolo. La giuria, composta da cinque ballerini professionisti, votó a nostro favore. Non compresi se fossero stati sinceri o se si fosse trattato di un errore, o di corruzione parte della nostra coach. Ma fu da escludere un'ipotesi di tale gravitá, Annabella non tollerava questo tipo di comportamenti.

La storia prima della storiaWhere stories live. Discover now