31-1729

407 92 71
                                    

Daniel

Quella lezione di danza di fine ottobre fu la più divertente a cui ebbi partecipato da luglio a quella parte. In un certo senso fu anche parecchio imbarazzante. Infatti, in quelle ultime settimane, ci stavamo preparando ad una gara amichevole che sarebbe avvenuta tra noi e un altro gruppo di ragazzi che Annabella allenava in un'altra struttura. Un mio compagno dovette assistere alla scucitura della sua cannottiera che piano piano se ne andò, lasciandolo praticamente per metà a petto nudo. Fabio, per quando bravo potesse essere, scivolò mentre saliva sulla sedia durante il riscaldamento finendo per sbattere violentemente il piede a terra e graffiarsi l'intera gamba.
Annabella, mentre apriva un dibattito dopo essersi sgolata mezza bottiglietta d'acqua frizzante, non riuscii ad evitare di farsi scappare un rutto non poco rumoroso. L'ilarità della situazione fu incontenibile.

"Ma almeno siamo stati bravi?" domandai a Sonia una volta finita la lezione, per cercare di migliorare la nostra reputazione.
"Certo, a fare ridere!" rispose spudoratamente lei.
"Dai, sii sincera".
"Sì, lo ammetto. Soprattutto quel Fabio". Ci rimasi non poco male.
"Ma... io?" cercai conferme sulla mia persona.
"Beh, tenendo conto della tua maestosità nel muoverti, nel modo in cui facevi le flessioni e del tuo ciuffo ribelle che si spostava di qua e là mentre ballando saltavi... eri bellissimo". Un sorriso comparve spontaneamente sulle mie labbra.
"La prossima volta ci sarà l'amichevole. Speriamo di batterli!" esclama esponendo il mio desiderio.
"Di sicuro ce la farete. Anche Tommaso e Filippo non sono male".
"Giá". A pronunciare i loro nomi ce li ritrovammo alle spalle. Se non fosse stata per l'altezza differente si potevano facilmente confondere: stessa maglia e stessi pantaloni, i capelli corvini e gli occhi scuri. Erano due gocce d'acqua.


"Daniel, ti andrebbe se per festeggiare andassimo a mangiare da qualche parte, a pranzo?" mi domandò Tommaso, comparendo dinanzi a noi senza salutare.
"Hey, salutala" lo rimproverai.
"Oddio, perdonami" disse, rivolgendo a Sonia i suoi occhi scuri come la pece.
"Piacere, Tommaso" disse, porgendole la sua mano grande e dalle dita affusolate.
"Sonia" rispose la mia ragazza, sorridendo e ricambiando la stretta di mano.

"E comunque festeggiare che cosa?" domandai.
"Boh" bofonchiò Tom.
"Ma sono quasi le quattro e dieci!" aggiunsi. Vidi il mio amico grattarsi la testa in cerca di una soluzione.
"Va be', merenda. E per quanto riguarda il festeggiare, beh... La nostra amicizia?" disse con tono interrogativo. Risi.
"Non posso, devo accompagnare la mia ragazza a casa sua".
"No, non fa nulla. Vai pure, torneró a casa da sola" disse Sonia, serenamente. La guardai.
"Ma no, non sai nemmeno come tornare".
"Dimmi che pullman devo prendere e sará fatta".
"Dove abiti?" le domandó Tommaso.
"In periferia, accanto alla chiesa".
"A dire il vero, Filippo dovrebbe andare da quelle parti, oggi pomeriggio, a studiare a casa di una sua compagna. Se ti va puó accompagnarti lui, per un pezzo. Se non sbaglio dovrebbe scendere soltanto ad una fermata prima rispetto alla tua".
"Oh. Va bene". disse Sonia, guardando Filippo. I due si presentarono.
"Grazie" dissi ad entrambi i miei amici.
"Figurati, Dane. Tanto io non sarei potuta rimanere con te, come sai. I miei mi vogliono a casa".
"Allora a presto, Sonia" dissi, spirgendomi verso di lei per abbracciarla.
"Ciao". Ci baciammo. Poi, lei e Filippo si avviarono verso l'uscita della palestra, lasciando me e Tommaso da soli.

"Allora, maritino mio, dove mi porti a mangiare?" chiesi, una volta fuori, appoggiando un braccio sulle sue spalle, scherzosamente. Lui si scansò.
"Che fai, Daniel? Molla!".
"Maritino!" continuai, stringendo il suo collo fra il mio bicipite e il mio avambraccio e imitando una voce femminile.
"È tutto okay?" mi domandò, forse retoricamente.
"Probabile stare troppo accanto a Fabio mi ha fatto diventare un po' effemminato" risposi.
"Dane, che dici? Dai, non avere questi pregiudizi".
"Scherzavo. Non sono omofobo".
"Sei solo coglione" mi disse ironicamente. Ci guardammo pensando quanto fossimo stupidi e quante sciocchezze dicessimo quando eravamo assieme.

La storia prima della storiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora