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Daniel

Un venerdì tornai a casa dopo un giornata orrenda: il pullman, di mattina, era arrivato in ritardo; durante la prima ora mi ero beccato una nota di condotta per aver suggerito ad un mio compagno durante un'interrogazione di stori;, avevo dimenticato la merenda a casa; al pomeriggio aveva iniziato a tirare un vento insopportabile e gelido. L'unica cosa bella, al ritorno da scuola fu venire a conoscenza di una grandiosa notizia da parte di Sonia.
"Mi fermerò fino a fine mese, a Torino".
Bastarono quelle poche parole a farmi cambiare completamente umore.
Ero felicissimo di poterla avere per me ancora per un paio di settimane.

All'uscita da scuola, per tutta la settimana mi ero visto con Fernando. Alla fine, potei risolvere il mistero che aleggiava nella mia scuola da tempo: il ragazzo misterioso della scuola era lo stesso che avevo incontrato al parco della mia scuola elementare e che avevo assistito quando era stato aggredito.

Fernando era molto simpatico, sensibile. I graffi sul suo volto stavano scomparendo, ma avevano faticato a cicatrizzare.
Mi sorprendevo il suo modo di fare. Era molto gentile con me, ma dall'altra parte manteneva sempre quel velo di mistero che lo caratterizzava.
Il martedì non potemmo stare molto assieme. Avevo una verifica di matematica per la quale avrei dovuto studiare per l'intero pomeriggio, ma il mercoledì uscimmo per la seconda volta nella settimana.

"Tua madre sa dove sei?" mi domandó Fernando.
"No. Sinceramente nemmeno io lo so" confessai. Lui rise.
"Meglio. Così qua non ci vieni con nessun altro che non sia io" disse, guardandomi con aria complice.

Nemmeno in quel giorno ebbi il coraggio di domandargli molto sulla sua vita. Preferii rispettare la sua riservatezza e parlare di cose in modo meno personale.

Ero però stupito dal modo in cui andavamo d'accordo. Ci trovavamo bene e mi sorprendeva in particolar modo la frequenza con cui uscissimo, ovvero quasi quotidianamente. E tutto, per puro caso. Lo avevo incontrato al parco, e mai più avrei immaginato che lui potesse venire nella mia scuola, nè tanto meno che dopo esserci uscito assieme un giorno avrei ripetuto l'esperienza il giorno successivo e quello dopo ancora.
Stavamo stabilendo un bel rapporto, quasi quanto Andrea e Tommaso.
Il mio amico mi aveva detto che lui e il ragazzo di Fabio uscivano frequentemente e si sarebbero visti proprio il fine settimana successivo rispetto alla mia ultima uscita con Fernando.

"É una persona fantastica, Daniel. Non sai cosa ti perdi, fa scassare" mi diceva tutte le volte che lo sentivo per telefono.
"Tommaso, non voglio avere a che fare con Andrea. Sarà bravo finchè vuoi, però non penso di stargli tanto simpatico. E nemmeno lui a me. Sai come stanno le cose" chiudevo il discorso io.
"No, non so come stanno. Neppure lo conosci! Siete usciti assieme solo per un'oretta".
"Non importa, mi è bastata".
"Per sapere cosa? Il suo nome?".
"Tommaso...".
"Non sarà che sei geloso di lui? Lui si veste bene, sa sempre cosa dire, ha uno bel sorriso e gli occhi verdi".
"Perché, i miei occhi di che colore sono, viola? E poi non mi interessa se è bello. Che cazzo cambia?".
"Nulla. Non sto dicendo che tu lo debba frequentare perché è bello. Ti stavo soltanto domandando se il motivo per cui non vuoi uscire con lui è perché hai paura di conoscere qualcuno più bello di te e anche più intelligente".
Aveva oltrepassato il limite.
Eravamo migliori amici, non sopportavo che un ragazzo conosciuto così, dal nulla, mi potesse portare via Tommaso. Quello mi infastidiva. In quel momento, Tommaso sembrava essere più preso da Andrea che da me. Non ero geloso di lui, semplicemente non lo sopportavo.

Io non seppi se raccontare a Tommaso di Fernando, ma evitai. Era così preso dal suo nuovo amico che chissà se mi avesse anche solo ascoltato. Lo tenni per me anche perché forse, se gliene avessi parlato, lui avrebbe voluto iniziare a conoscerlo. E io sarei stato il terzo incomodo per l'ennesima volta.

Nel frattempo, io e Tommaso iniziammo a vederci soltanto a lezione di danza.
Io avevo smesso di chiedergli di vederci nel weekend, e vedevo che a lui non importava granché.
Forse qualcosa stava cambiando.

Nel frattempo decisi di parlare di Fernando a Sonia.
"È un bravo ragazzo. Non so molto di lui. È silenzioso e riservato, peró è simpatico. Andiamo d'accordo".
"Lo conosci da molto?".
"No, ma in una settimana siamo già usciti tre volte. Viene nella mia scuola".
"Aspetta... ma è per caso lui, il ragazzo misterioso?". Sorrisi.
"Ebbene, sì" confermai, soddisfatto.
"Evviva, finalmente hai capito chi sia!" disse lei, contenta.
"Ma adesso che l'hai scoperto, di cosa te ne fai?" Mi domandò. Ci pensai, ma non seppi cosa rispondere.
"Nulla. Oh, ne parlo alle mie compagne. Penso solo questo". Rise.
"Quelle che un giorno hai visto con davanti a scuola?".
"No, quello era Andrea".
"E cosa dirai loro?".
"Non lo so. Per il momento nulla. Devo scoprire delle cose di lui".
"Del tipo?".
"Be', principalmente se è fidanzato o meno. Alle mie compagne interessa quello".
"Magari è gay come Andrea" disse, ridacchiando.
"Ma speriamo di no, che palle".
"Perché che palle?" mi domandò.
"Tutti omosessuali...ma cos'è, una moda?".
"No. Se è gay, è gay e basta. A te che te ne frega?".
"Niente". Feci spallucce.
"Appunto". Guardai la mia ragazza.
"Sonia, che ti prende?".
"Nulla. Sei superficiale".
"Ti prego, non litighiamo per una sciocchezza del genere. Ti ho già detto che non mi importa se gli piacciono i ragazzi o le ragazze".
"Allora perché speri non sia gay?".
"Be', semplicemente per non deludere le mie amiche, che sperano che lui sia etero. Tutto qua".
"Oh, allora va bene".
Ci guardammo.

"Come reagiresti se io fossi lesbica?" mi domandó di punto in bianco. La guardai serio.
"Che domanda è?".
"Rispondi".
"Non lo so. Ci rimarrei male".
"Perché ti lascerei o perché ti lascerei per una ragazza?".
"Forse la seconda".
"Ma perché?! Cosa ti cambia se ti lasciassi per una ragazza o un ragazzo? La cosa negativa sarebbe se io ti lasciassi e basta!". Mi ammutolii.
"E tu cosa faresti se mi mettessi con un maschio?" le domandai.
"Be', se la nostra storia d'amore dovesse finire, non mi darebbe fastidio. Anzi, forse ne sarei più contenta".
"Come?".
"Be', posso essere gelosa delle altre ragazze. Ma di un ragazzo no".
"In che senso?".
"Che di una ragazza posso essere infastidita dalla sua bellezza, dal suo modo di fare. Insomma, quando si parla di fidanzati, tra ragazze c'è competizione. Ma con un ragazzo non posso paragonare nulla. Capisci?".
"Più o meno".
Io e lei avevamo un modo di pensarla molto diverso riguardo all'argomento, ma mi infastidiva tornare spesso sullo stesso discorso.

La storia prima della storiaWhere stories live. Discover now