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Andrea

Ero sdraiato sul letto, supino, le braccia conserte sotto la nuca, sguardo perso nel vuoto a pensare al mio fidanzato, forse ex, Fabio. Io e lui stavamo assieme ormai da un anno. Anno che, forse, non sarebbe arrivato a due.

"Com'è passato, il tempo..." riflettevo, con un po' di nostalgia. Fabio mi aveva sin da subito catturato, ma evidentemente non avevo capito veramente di che tipo di persona si trattasse. Forse, un anno prima, mi ero messo con lui frettolosamente, senza aver prima scoperto tutto di lui, lati sia positivi che negativi. Probabilmente, se solo avessi saputo prima le cose che scoprii col tempo, non mi sarei mai preso la briga di frequentarlo. Chissà cosa mi aveva stregato di lui. Forse qualcosa di speciale l'aveva, qualcosa che nel tempo era svanita, impedendomi anche solo di ricordarmene.

Quando lo conobbi mi colpì la sua gentilezza e disponibilità; ogni cortesia che gli chiedevo veniva esaudita. Ciò che adoravo era il suo essere protettivo, sempre pronto a difendermi e a trattarmi come il suo piccolo amore. Io e lui ci passavamo un anno, ma alla nostra età sembravano di più.
Un'altra cosa che mi colpì fu il sorriso, che non lo rendeva solo bello, ma anche divertente, contagioso. Certo, era sempre stato egocentrico, lunatico e amava avere ragione anche nelle occasioni meno consone. Ma non erano quelle, le caratteristiche a rovinare la perfezione che percepivo in lui: alto, muscoloso, sguardo fiero. Mettendomi con lui ero certo che avrei fatto invidia a mezzo mondo.
Era oltretutto uno sveglio, che sapeva quello che voleva. Uno deciso, orgoglioso. Amavo quel suo lato.

Mi dimostrai interessato a lui, sin da subito, quando lo conobbi alla fermata del pullman davanti a scuola. Era un posto banale dove fare conoscenza, quasi al limite dell'illusorio, ma stranamente anche lui si dimostrò interessato a me. Iniziammo così a percorrere la strada che ci divideva da scuola a casa quotidianamente. E lui, dopo aver scoperto quale fosse la mia fermata, mi faceva sempre la gentilezza di prenotarmela. Io mi scioglievo di fronte a quei piccoli gesti; per me era il paradiso sapere che ci fosse qualche ragazzo, da sempre il genere sessuale a cui sin da piccolo mi ero dimostrato attratto, che si interessasse a me.

Scoprii poco dopo che il mio amore per lui fosse contraccambiato e nell'arco di un paio di mesi da quando l'avevo visto la prima volta ci mettemmo assieme. Mi sentivo amato, mi trattava bene, benissimo. Era super protettivo, a tratti anche geloso di me. Voleva che io fossi solo suo. Però col passare del tempo notai che lui non esitava mai a provarci con altri ragazzi, che puntava lo sguardo su ogni bel giovane gli passasse accanto. A me quella cosa non diede fastidio, inizialmente. Sapevo che ero io il suo fidanzato e che non avrebbe provato nemmeno con la mente a tradirmi.

Piano piano che i mesi passavano, capii che mi stavo sbagliando sul suo conto. Assieme a me, aveva avuto e stava avendo altre relazioni. Io ero abituato a sopportare tutto, anche i suoi difetti più intollerabili (i quali nell'arco dei mesi non avevano tardato a venire fuori). Ma quello proprio non riuscivo a farmelo andare giù, non era giusto nei miei confronti. Ma anche lui avesse voluto avere, nella sua mente, più ragazzi, allora non avrebbe dovuto mostrarsi in tutta la sua gelosia quando mi beccava a parlare con qualche amico, facendo scenate di possessività ingiustificate.

Un giorno, come tanti altri, decisi che gliene avrei parlato faccia a faccia. Ovviamente, Fabio si accinse a negare tutto, dicendo che l'unico di cui gli importava ero io e che non fosse innamorato di nessun altro. C'ero solo io, per lui. Decisi di credergli, ma la menzogna durò ben poco. Qualche settimana dopo lo beccai al parco con un altro ragazzo mentre si baciavano all'ombra di un abete, incuranti di tutto e tutti.
Anche quella volta Fabio si giustificò, dicendo che si fosse trattato di un malinteso, ovvero che era stato l'altro a provarci con lui. Io avevo visto bene, non era stato così, ma tutte le sue spiegazioni riuscirono a persuadermi, a convincermi come uno stolto che forse avevo interpretato male io ciò che stava accadendo.

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