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Daniel

Mi ritrovai per l'ennesima volta a dover proseguire con Sonia lontana da me. Quella volta, però, ero più tranquillo, era stata a Torino con me per più tempo.
"Vedrai che passeranno in fretta, i mesi " mi aveva rassicurato un giorno. Nonostante la banalitá della frase aveva ragione. Tanto non avrei potuto fare nulla per oppormi allo scorrere lento del tempo.

Intanto, più di un mese che non vedevo Tommaso. Durante le vacanze di Natale non ci vedemmo mai, nemmeno per una volta. Lui era andato dai parenti, ma tornando non si era fatto sentire. Ci sentimmo per messaggio, giusto un paio di volte gli scrissi io. Ma non era assolutamente la stessa cosa, scriversi un ciao virtuale e dirselo faccia a faccia arricchendo una semplice parola con toni, espressioni facciali e movimenti.

La prima volta che lo vidi, a danza, gli volli parlare, senza attendere fosse lui a farlo.
"Ciao, Tommaso" iniziai banalmente il discorso, una volta che me lo ritrovai al mio fianco, intento a sistemare la maglietta sudata piegandola con precisione nel borsone.
"Hey, Daniel". Venne ad abbracciarmi. Mi stupii della sua reazione. Tanto freddo per messaggio, quanto il solito bonaccione dal vivo.
Intesi fin da subito che il nostro rapporto era rimasto quello di sempre. Forse avevo solo bisogno di riprendere un attimo confidenza.
"Com'è?" mi chiese.
"Bene, grazie" risposi. Mi sorrise.
"Ottimo!".
"E tu?".
"Anche, ti ringrazio". Ci guardammo. Abbassai lo sguardo, leccamdomi le labbra.
"Novità?" mi domandò. Tornai a guardarlo.
"La mia ragazza è appena partita per la Polonia. Giusto l'altro ieri sera".
"Oh. E quanto è stata a Torino?".
"Quasi un mese".
"Be' dai, più del solito". Incrociai le braccia, stringendomi fra le spalle.
"Già, meno male". Sprofondammo in un silenzio che fu un po' imbarazzante per me.
"E tu? Novità?" chiesi. Mi guardò sollevando le sopracciglia, in attesa di cogliere da solo la novità.
"Oddio, i tuoi capelli... li hai tagliati!". Come avevo potuto non accorgermene? La sua enorme massa di capelli neri era sparita. Li aveva tagliati di pochi centimetri.
"Stai bene prima". Mi guardò.
"Grazie. Effettivamente mi sento spoglio". Risi.
"Allora perché l'hai fatto?".
"Mia madre mi ha praticamente obbligato. Dice che ogni tanto una spuntatina va fatta...".
"Chiamala spuntatina... sei quasi rasato!".
"Va be'. Ricresceranno".
"Altre novitá, magari più belle?" cambiai discorso.
"No, nulla di che. Ah, mio fratello non ci sarà, per un mese. Si è rotto il braccio ieri".
"Oh, cavolo".
"Già".
"Ma dai, ti avevo chiesto di dirmi qualcosa di bello, non cose negative!" mi lamentai.
"Eh, non mi viene in mente nulla, al momento. Raccontami tu, piuttosto".
"Cose belle o brutte?".
"Quello che vuoi. Non sono così selettivo come te". Risi.
"Ho conosciuto un ragazzo".
"Ah sì?".
"Già. Il ragazzo misterioso!" esclamai, contento di poterlo finalmente dire.
"Ma dai, non dirmi!".
"Eh, sì".
"Alleluia!".
"Ma quando?".
"Non ricordo di preciso" mentii. Non volevo se la prendesse per non averglielo detto prima. Ma ero offeso, senza motivo, nei suoi confronti.
"Si chiama Fernando" cominciai a raccontare.
"È spiccicato ad Andrea. Sono identici. Fisicamente, intendo. Caratterialmente sono due persone diversissime. E poi si comportano in modo differente".
"Hai delle sue foto sue?".
"No, non ne ho".
"Magari un giorno di questi te lo presento".
"D'accordo".
"E tu e Andrea? Tutto okay?" domandai, per educazione.
"Sì, sì. Grazie" disse, a bassa voce. Forse aveva capito che non mi interessava sul serio.
"Siamo andati in montagna, un giorno". Mi girai di scatto verso di lui.
"Sì?". Annuì.
"Siete molto amici, adesso" dissi, sperando mi dicesse qualcosa di confortante.
"Giá". Lo guardai.
Odiai il fatto che non ebbe il coraggio di proferire parola per rassicurarmi, anche se ero certo che non poteva avermi sostituito con Andrea.
"Sono felice per voi. Anzi, soprattutto per te che hai trovato un amico così speciale".
"Sono felice anche per te, di aver trovato finalmente quel Fernando" chiuse l'argomento.
Non seppi come ribattere.

Per tutta la lezione non riuscii a smettere di pensare a Sonia.
Ogni passo che facevo pareva andare a ritmo dei battiti del mio cuore che pulsava per lei.
Non riuscii a concentrarmi moltissimo, sulla nuova lezione.
Annabella ci stava pazientemente insegnando i nuovi passi. Tutti si impegnavano per dare il meglio di sè e non sbagliare. Infatti a ogni errore, Annabella ci faceva ricominciare ed era una tortura. Se invece qualcuno faceva l'idiota ripetutamente, toccava a tutti fare degli addominali per punizione.
"Daniel? Daniel! Mi stai ascoltando? Cosa stai facendo? Quei passi sono per la coreografia di prima. Ora ne stiamo facendo un'altra" mi sentii dire da Annabella.
"Come?" domandai, tra le nuvole.
"Daniel, ascoltami". La guardai, stordito.
"Allora, adesso solo tu. Fammi vedere i passi che vi ho mostrato".
"Oddio, adesso che faccio?" pensai.
Guardai Tommaso, che provò a mimarmeli, invano.
"Bene. Non stavi seguendo. Ma adesso mi sono stufata di ripetere tutto daccapo per la quarta volta. Cinquanta addominali per tutti".
"Ma come!" si lamentarono tutti i miei compagni.
"Sbrigatevi. Ogni secondo in più che ci mettete sono altri dieci flessioni".
Era una tortura, quando ciò accadeva. Ovvero circa due volte a lezione.
Da quando avevo iniziato a fare danza avevi sviluppato notevoli addominali e bei bicipiti. Forse era l'unica cosa positiva di tutto quel faticoso lavoro che avrei preferito non fare mai.

Ebbi tutta la classe contro, per quel giorno. Per quella lezione era toccato a me, essere la pecora nera della situazione.
"Non ti preoccupare. Ci siamo passati tutti" mi confortó Tommaso.
"Per me però è la prima. E non mi sento molto bene". Rise.
"A quest'ora, allora, Fabio dovrebbe già essere morto sommerso dai sensi di colpa".
"Non penso. Lui non prova sensi di colpa". Ridemmo.

Tornai a casa distrutto. L'allenamento risultò essere davvero pesante dopo una pausa da un punto di vista motorio di quasi tre settimane. Ero stravolto. Non riuscivo a reggermi in piedi, il dolore ai legamenti di braccia e gambe non tardò ad arrivare. La testa pareva esplodere da un momento all'altro e una sensazione di nausea mi pervase per oltre un'ora, probabilmente a causa delle numerose verticali fatte nell'arco di quella lezione. E a peggiorare la situazione ci fu una brutta sorpresa ad attendermi a casa.

La storia prima della storiaWhere stories live. Discover now