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Sonia

20 settembre 2014

Caro Dane,
Come stai? Spero bene. Mi dispiace di non essere riuscita a scriverti negli ultimi dieci giorni. Sono stata molto occupata. Ho avuto molte cose da fare. In più non sono stata molto bene, mi hanno dovuta operare di appendicite e oltretutto ho avuto altri problemi di salute. Non sto a raccontarti di cosa si tratta, prima di tutto perché non voglio farti preoccupare. In secondo luogo, ora non ce ne sarebbe bisogno, sto meglio. Ho però una bella notizia: i miei genitori mi danno il permesso di venire a trovarti per il mio compleanno. Per te sarà una vera e propria sorpresa, perché non leggerai prima di quel momento ciò che sto scrivendo ora. Da una parte è meglio così. Sarà ancora più bello, no?
Chissà se tu stai bene e se anche tua sorella è in buona salute. Qui fa fresco, ma non piove da un po'. Io e i miei genitori siamo andati al mare, ieri, sai? Ovviamente non a fare il bagno, ma soltanto a vedere il Baltico. Mi ha messo tristezza vedere le spiagge vuote, abituata a vedere quelle liguri colme di bambini e di adulti di tutte le età riempire ogni centimetro di sabbia. Con la scuola procede tutto bene. Ho preso due quattro di polacco e sono molto soddisfatta. Di sicuro penserai che sono pazza, ma ora ti spiego meglio. Qui i voti non vanno da quattro a dieci, ma da uno a cinque. E quattro è un buon voto, soprattutto per una che non ha mai fatto alcuna verifica in quella materia. Sono strafelice!
La scuola non è molto grande, saremo all'incirca duecento studenti o poco più. E da te come procede? Hai iniziato bene il secondo anno? Ci sono nuovi arrivati? Sono curiosissima di sapere cosa quanto starai apprendendo con la danza. Quando tornerò a Torino dovrai per forza mostrarmi i tuoi progressi.
Un bacio,
Sonia

Qualche giorno prima...

Daniel

Il quindici settembre rappresentò, disgraziatamente, l'nizio della scuola. Speravo che quel giorno non arrivasse così presto. Adoravo l'estate, il caldo, la tranquillità, il poter andare a dormire tardi senza che i miei genitori mi rimproverassero a tal punto che i sensi di colpa mi assalivano costringendomi a chiudermi nella mia stanza già alla dieci di sera. E ancora il passare le serate a passeggiare con gli amici e le pizzate domenicali organizzate con Tommaso e gli altri ragazzi del corso di danza. Tutto ciò mi sarebbe mancato. Ma la cosa bella era il poter rivedere i miei compagni di classe, che non avevo avuto l'occasione di frequentare durante i tre mesi di alta stagione.

Oltretutto avrei avuto i pomeriggi un po' più occupati e non avrei finito per lamentarmi di fare sempre le stesse cose e sentirmi troppo libero. Amavo quella scarica di adrenalina che la quotidianità scolastica dava: corse irrefrenabili per i pullman, l'ansia da interrogazioni, gli scherzi dei miei compagni più irriverenti ai professori, le battutine, i bigliettini e i suggerimenti passati di nascosto durante le verifiche... era ora di rivivere per l'ennesima volta quelle esperienze.

Mi svegliai spontaneamente alle sei e mezza, nonostante la scuola iniziasse alle nove per tutta la prima settimana. Era l'ansia causata da un nuovo inizio imminente.
Tormentato da stupidi pensieri, non chiusi più occhio, ma rimasi nel letto ancora per un'ora. Anche per mia sorella sarebbe stato il primo giorno e se l'avessi svegliata precocemente mi avrebbe lanciato chissà quanti cuscini, riversando poi, sulla mia persona, insulti e critiche.

Un'ora dopo mi alzai e mi dedicai alla routine di ogni comune giorno di scuola: abbondante colazione, doccia, scelta dei vestiti che ricadeva sempre su un paio di jeans, una maglia, una felpa con cappuccio per ripararsi dal fresco mattutino e un paio di scarpe da ginnastica per poter sostenere le corse dietro all'autobus. D'altronde, il mio guardaroba non mi avrebbe permesso di optare per qualcos'altro.

Alle otto e venti uscii di casa, camminando con la massima tranquillità in direzione della fermata dell'autobus. In poco più di un quarto d'ora avrei percorso quei quasi tre chilometri che mi separavano dal liceo, arrivando con largo anticipo davanti al cancello dell'edificio.

La storia prima della storiaWhere stories live. Discover now