Extra - Alex

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Halloween  - Capitolo 27 di Igni

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Halloween  - Capitolo 27 di Igni

Faccio scattare la torcia del cellulare, illuminando rapidamente il corridoio da sinistra a destra. Vuoto, proprio come sospettavo. Non è la prima volta che mi introduco a scuola, ma è la prima volta che non lo faccio da solo.

Cassie si sporge a osservare una delle targhette colpite dal flash. «È l'aula di matematica» dice nervosamente.

Annuisco, osservandola. «Sì, siamo vicini agli armadietti». Sono ancora convinto che averla portata con me sia stata una stronzata, ma non ho avuto molta scelta. Mi sta con il fiato sul collo da quando mi sono presentato a casa sua, ma in fondo neppure io le sono stato molto lontano.

La vedo rileggere la targhetta come se potesse indicarle la strada, ma è me che dovrebbe guardare. So esattamente come ci comporteremo. L'atrio è pieno di telecamere, ma la maggior parte sono puntate sull'ingresso e sul corridoio dei laboratori. È per questo che ho scelto di entrare dalla porta d'emergenza: non solo è una delle poche che continuiamo a rompere per uscire a fumare, ma è anche a pochi passi dalla nostra meta.

Non appena inizio a camminare la sento inspirare profondamente. Non so mai cosa aspettarmi da lei, all'inizio della scuola credevo che fosse la persona più responsabile che avessi mai conosciuto: voleva lasciare dieci dollari a mio padre per aver sporcato la nostra cucina e non nego di averle proposto di rubare una mia felpa, solo per vedere la sua espressione terrorizzata. Ultimamente, però, ha dimostrato di essere in grado di fare molto di più. Anche di infilarsi nei peggiori casini.

Afferro il suo braccio e la sposto dietro di me. «Nervosa, Reed?» la stuzzico. Sono così abituato alle sue risposte taglienti che quando non la sento replicare mi blocco. Cazzo, ero così concentrato sul piano da non essermi accorto di quanto fosse tesa. Torno a puntare la luce del cellulare su di noi. «Sai che se ci beccano m'inventerò qualcosa, vero?».

Per me è importante che sappia di non avere nulla da temere. Se pensassi davvero di metterla nei guai, non sarebbe qui. Ho sempre un piano e ho sempre una via di fuga. Soprattutto quando è coinvolta anche lei.

Cassie, però, non sembra convinta. Mi fissa con quell'espressione scettica che detesto perché per me significa una cosa sola: non ti credo. «Continuiamo a camminare, dai» dice, prima di superarmi.

Devo raschiare tutto l'autocontrollo che mi è rimasto per non prenderla e portarla fuori da lì. Nonostante ciò che le ho raccontato su Christian, ancora non si fida di me. È in situazioni come queste che mi rendo conto che il suo non è un capriccio o un bisogno di attenzioni. È diffidente di natura, ed è maledettamente frustrante.

La nostra conversazione mi ha messo di cattivo umore, ma non lascio che lo noti. Se vogliamo trovare qualcosa dobbiamo concentrarci, tutto il resto può aspettare.

Trovare la combinazione dell'armadietto di Caleb è una cazzata. Siamo cresciuti insieme ed è fin troppo facile indovinare quei tre numeri. «Gli anelli di Michael Jordan». Faccio girare la rotella. «E il numero di maglia di Joe Montana». Il lucchetto scatta senza fatica e sento Cassie trattenere il respiro. «È anche la mia combinazione» le spiego.

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