31 - Collaborazione

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«Siamo di nuovo in gioco?»

«Sì.»


Credo di essere sempre stata una persona riflessiva. Forse a causa dei viaggi con James, ho imparato presto a comportarmi in maniera responsabile. Non sono solita avere atteggiamenti impulsivi. Valuto e analizzo ogni più piccolo dettaglio prima di prendere una decisione, a volte torturandomi eccessivamente.

Quando però giungo a una conclusione, i dibattiti interni cessano. Non so spiegare perché, ma la consapevolezza di aver scelto riesce a calmarmi immediatamente. Abbraccio quella convinzione senza ripensamenti e continuo per la mia strada.

Ecco perché fui così sorpresa di aver passato la notte a rigirarmi nel letto, rimuginando sulle parole di Alex, o meglio, sulla mia risposta.

Avevo deciso di fidarmi. Di nuovo. Ma questa volta, non mi sentivo in pace con la mia decisione. Forse perché mi sembrava di aver tradito il mio orgoglio, come se quella scelta fosse stata un piccolo passo indietro. Alex infatti aveva sempre condotto il gioco, e io ero rimasta in attesa dei suoi tempi, sempre in balia del suo umore.

Questa volta però, non mi sarei lasciata trascinare dalla corrente. Volevo scoprire di più, e sarei andata avanti, indipendentemente da tutto.

Il giorno prima, avevamo deciso di controllare insieme la documentazione trovata negli armadietti di Caleb e Matt, ma non avevamo ancora un piano preciso. La scuola e gli allenamenti infatti continuavano ad assorbire ogni istante libero, rendendo incerte le nostre mosse.

«Ecco la mia cheerleader preferita.»

La voce di Alice mi riscosse dai miei pensieri e sorrisi involontariamente, guardandola incamminarsi a passo di marcia nella mia direzione.

Aveva sempre qualcosa di spontaneo che mi faceva sentire a casa. Una genuinità che riusciva a farmi stare bene. E anche in quel momento, la sua presenza fu in grado di spazzare in un istante tutti i dubbi che mi angustiavano.

Si accomodò insieme a me al candido tavolo della mensa, trascinando un esasperato Matt che sembrava seguirla come un cagnolino.

«Sei pronta per la partita di domani contro i Lupi di Beverly?» mi chiese, mimando un paio di mosse con le braccia. Cercai di soffocare una risatina, visto che in quel momento sembrava più un'assistente di volo che una cheerleader.

«Sono entusiasta, non si nota?» Cercai di mantenere un tono fermo, nonostante gli angoli della mia bocca tendessero inevitabilmente verso l'alto.

Lei assottigliò gli occhi. Non le era di certo sfuggito il mio tono ironico, ma prima che potesse replicare, intravedemmo Jessica bloccarsi proprio di fronte a noi.

I nostri occhi si incrociarono, e la vidi serrare le nocche attorno al vassoio che stava trasportando. Non ebbi neppure il tempo di reagire. Di scatto, girò i tacchi, facendo ondeggiare la morbida coda alta, e si diresse verso uno dei tavoli occupati dai giocatori di football.

Alice inarcò il sopracciglio. «Mi sono persa qualcosa?»

Onestamente avrei preferito lasciar perdere, ma non ero assolutamente intenzionata a mentirle. Giocherellai con le patatine nel mio piatto, cercando una maniera carina per sputare il rospo.

«Diciamo che potrei averla sentita mentre parlava male di noi con altre due ragazze.»

Le lanciai un timido sguardo. Credevo di vedere i suoi occhioni da cerbiatto velarsi, ma con mia grande sorpresa invece, Alice si mise a ridere.

«Immagino che fosse la solita dose di cattiveria delle JAR» commentò, facendo un cenno rilassato con la mano, come a non prestare troppa attenzione.

IGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora