8 - Il medaglione

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Avevo deciso di meritare una pausa. Da Danvers, dalla scuola, dai problemi. Ma non dai medaglioni.

Per tale ragione avevo passato un intero giorno così: con le mani piantate sul portatile, in pigiama e pantofole con il pelo, avvolta nella coperta di lana come se fossi un burrito rosa. La febbre era salita e a causa del naso tappato la mia voce si era fatta fastidiosa, almeno quanto quella della signora Smith, la vicina di casa invasata per la pasticceria.

Ciò però non mi aveva fermata dal passare innumerevoli ore facendo ricerche sui medaglioni che io e Alex condividevamo. Il mio piano era semplice: sapevo che l'unico modo per togliermi dalla testa quella strana coincidenza era trovare una spiegazione logica. Papà mi aveva insegnato che le nostre paure possono essere superate con una buona dose di razionalità. E forse "paura" non era la parola più adatta, da accostare al pensiero di mia madre, ma il carico emotivo che il suo ricordo portava con sé, mi faceva temere che, anche da lontano, riuscisse a intaccare l'equilibrio precario costruito nel corso degli anni.

Così avevo deciso di fare ciò che mi riusciva meglio: essere una puntigliosa rompipalle. Avevo fatto passare ad uno ad uno tutti i siti proposti dal motore di ricerca, segnando ordinatamente su un block notes tutte le informazioni che trovavo. Nella pratica, però, non era stato poi così semplice. Certo, avevo scoperto abbastanza velocemente che Igni significasse "fuoco" in latino ma, a parte questo, la maggior parte dei link che avevo trovato rimandavano solo a videogiochi online, o a telefilm ambientati nel medioevo: niente di utile, insomma.

Avevo comunque raccolto una serie di informazioni interessanti, anche se non erano particolarmente attinenti con le mie ricerche. Intorno al millecinquecento, ad esempio, era una prassi comune imprimere il simbolo degli elementi, come il triangolo a rappresentazione del fuoco, per creare una sorta di amuleto. L'impressione che avevo avuto in primo luogo – che quei medaglioni fossero davvero antichi – sembrava quindi confermata e fu con un enorme sollievo che mi rallegrai di non aver gettato il mio nella pattumiera. In ogni caso, ero consapevole che le nostre famiglie potevano esserne venute in possesso casualmente, magari acquistando pezzi simili a qualche fiera a tema.

Coincidenze. James non aveva mai creduto alla casualità degli eventi. Forse per il suo lavoro, forse perché era un inguaribile sognatore, ma mi aveva sempre cresciuta ricordandomi che al mondo c'erano forze a noi sconosciute, che governavano ogni cosa. Probabilmente, la sua era solo una scusa che si raccontava per non ammettere che non avesse voglia di impegnarsi troppo in un luogo, in una persona, in qualcuno diverso da Elizabeth. Ma una parte di me aveva finito per credere a quelle sciocchezze.

Mordicchiai la sommità della penna che stringevo tra le dita, mentre mi concentravo per ritornare alla conversazione avuta con Alex. Avevo parlato io per la maggior parte del tempo, anzi, avevo praticamente balbettato informazioni a caso, per una manciata di minuti, incapace di stare zitta. Tuttavia, mentre ripercorrevo le varie battute che ci eravamo scambiati, un dettaglio tornò alla mia mente.

"Anche nel tuo caso, apparteneva a tua madre?"

L'aveva detto davvero? I miei ricordi erano stati indubbiamente intaccati da quella specie di smarrimento che avevo provato, ma in quel frangente, mi sembrò quasi di sentire quel timbro basso e deciso rimbombarmi nelle orecchie, con quella sicurezza, anche nel porre domande, che solo le persone con un'estrema fiducia in se stesse potevano avere. Quelle abituate a non essere mai contraddette.

Sì, ero piuttosto sicura che avesse utilizzato esattamente quelle parole. Quindi c'erano buone possibilità che anche a lui fosse stato regalato da sua madre. La coincidenza che si era venuta a creare era quantomeno sospetta, o così mi sembrava dopo due lunghi giorni a casa da sola, sotto farmaci, e immersa in leggende medievali.

IGNIOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz