20 - Sogni

9.1K 502 902
                                    

ALEX

"Tesoro, puoi farlo per me?"

Uno
Apri la porta, fai cinque passi e gira a destra.

Due

Infilati sotto alla scrivania, tocca la leva e apri il cassetto nascosto.

Tre

Prendi i documenti e chiudi lo scomparto.

Quattro

Avvicinati alla porta laterale, fai scattare la sicura ed esci.

"Tesoro, puoi farlo per me?"


Mi svegliai in un bagno di sudore, con la maglietta completamente appiccicata alla pelle, mentre il cellulare produceva quel fastidioso suono ripetitivo con il quale mi svegliavo ogni giorno.

Era successo di nuovo. La seconda volta in una settimana.

Il sapore metallico del sangue che bagnò la mia lingua, mi fece realizzare che anche quella notte dovevo essermi morso l'interno del labbro per provare a scacciare quelle immagini della mia infanzia e tastando quella porzione di pelle con le dita, trovai l'ennesima ferita fresca ad attendermi. Me ne fregava poco del dolore fisico, ma non potevo andare avanti così.

Frustrato, tolsi la maglietta lasciandola cadere per terra e mi diressi verso la doccia. Aprii il getto freddo e lasciai che la rabbia mi scivolasse addosso insieme all'acqua o, almeno, ci provai.

Per quanto stessi cercando di fingere che fosse solo una coincidenza, non potevo più evitare la verità. Non sapevo cosa fosse scattato dentro di me, ma i sogni o meglio i ricordi erano ricominciati.

Alcune immagini spiacevoli riaffiorarono, mentre la mia mente inconsciamente cercava di rendere meno sbiaditi i contorni di quegli eventi.

Alla festa del Sole, quando avevo visto l'ufficio del sindaco, il mio cervello aveva eliminato qualsiasi forma di pensiero e avevo iniziato ad agire meccanicamente:

Uno
Apri la porta, fai cinque passi e gira a destra.

Due
Infilati sotto alla scrivania, tocca la leva e apri il cassetto nascosto.

Tre
Prendi i documenti e chiudi lo scomparto.

Quattro
Avvicinati alla porta laterale, fai scattare la sicura ed esci.


Mi ero ritrovato nel corridoio con i fogli in mano e senza la benché minima idea di come avessi fatto a prenderli. Erano più di quarantotto ore che cercavo di collegare cosa fosse successo tra il momento in cui avevo raggiunto il piano superiore e il punto in cui mi ero ritrovato con i documenti del Sole in mano. Ma nella mia testa c'era solo un gigantesco vuoto che sembrava prendersi gioco di me.

Perché cazzo non ricordavo nulla?

Mi passai una mano tra i capelli, irritato, mentre aspettavo di conoscere il vincitore della mia lotta interna. Sarebbe stata più forte la necessità di ricordare, o il desiderio di dimenticare tutto?

Trattenni un'imprecazione e mi fiondai fuori dalla doccia, legandomi un asciugamano intorno alla vita.

Lo specchio del bagno restituiva l'immagine di un coglione che non era neppure in grado di rimanere fuori dai guai per più di due giorni. Dovevo andarmene da quella maledetta casa. Non poter giocare a football era un casino. Rimanere chiuso in quelle quattro mura con mio padre era un casino. Dovevo sfogarmi in qualche modo e dovevo trovare qualcosa che mi tenesse impegnato prima che uscissi completamente di testa.

IGNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora