𝐏𝐑𝐎𝐋𝐎𝐆𝐎

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Eravamo molto più
di quanto ci hai lasciato essere

Io amo il ginseng.
Lo amo con tutta me stessa.
Sul serio, se potessi... lo berrei sempre. In effetti mi piace anche il decaffeinato. E l'espresso.
Beh, mi piace il caffè in generale. Lo ammetto. Forse è per questo che sono mezza psicotica. Ne assumo così tanto da mettere i brividi. Penso che il mio medico ci abbia rinunciato con la sottoscritta. «Se continui...»
Se continuo gli organi finiscono nel tritarifiuti.
Se continuo arriverò alla fibrillazione atriqualcosa.
Se continuo avrò dei brutti denti gialli che cadranno.
Ah-ah. Grazie tante, signor dottore, ma i miei denti sono perfettamente bianchi. Risplendono. Io dal dentista ci vado, a differenza sua.
Oh, poi i miei preferiti: «se continui, ti beccherai una bella gastrite, smetterai di dormire e vogliamo parlare dell'ansia?»
Ceeerto. L'ansia. Come se fosse il caffè il mio principale problema d'ansia.
Comunque, fatto sta che io continuo a trangugiare la mia sfilza di caffè come se non ci fosse un domani. Insieme al mio fantastico capo. Voglio dire, non posso mica permettermi di rifiutare una tazza di caffè, no? Sarebbe scortese. E poi lavoriamo insieme da quanto, otto mesi? Sono ancora una neonata.
Capitata a Boston per caso, – o forse per volere del destino – dopo una scelta avventata, mi sono imbattuta in questo splendido negozietto per cui ho perso la testa. Il fato ha voluto che i miei occhietti finissero su quelle lettere nere, stampate in maiuscolo che supplicavano di essere lette e così è stato. Otto mesi fa ho aperto la porta, mi sono goduta lo scampanellio dell'adorabile campanella appesa al di sopra di essa e ho richiesto di compilare il modulo per l'assunzione. Il mio capo è fantastico, mi ha accolta con un sorriso strepitoso non appena ha puntato gli occhi su di me e l'attimo dopo... ha deciso di divorarmi per colazione: mi ha chiesto il nome di ogni singolo fiore che le capitava davanti. Adesso, la cosa non mi è mai piaciuta così tanto ma... ecco, in pratica sono una mezza cervellona, quindi non è stato difficile ripescare quei libri letti qualche anno fa e rispondere a tutte le sue domande. Il risultato? Sono passata a pieni voti. Così mi sono detta: sono capitata qui per caso e ho trovato un lavoro nell'arco di mezz'ora, quindi, direi che è ora di rimettere radici.
Radici... perché lavoro in un negozio di fiori.
Spero che la battuta sia stata compresa.
Ed ecco come arriviamo al mio alloggio: questa bellezza qui – e sì, sto parlando di me – si è beccata il capo più eccezionale di sempre perché... rullo di tamburi, mi ha proposto la sua piccola dependance come alloggio provvisorio. Avrei accettato, se l'avessi conosciuta da tempo ma non posso permettere che si trascini in casa una completa sconosciuta, quindi, mi sono rimboccata le maniche e ho trascorso i primi giorni alla ricerca di qualcosa talmente piccolo da non permettermi nemmeno di poter fare pipì. Le speranze sembravano avermi abbandonata quando il buco, come l'ho definito dopo averlo visto la prima volta, si è presentata in un tutto il suo glorioso marciume. Già, casa lurida casa. Non credo fosse sul serio così il detto ma pazienza, bisogna adeguarsi.
Pianifico di lasciare il buco tra quattro mesi. Ho messo un bel gruzzoletto da parte e sono finalmente pronta a lasciare quel terribile monolocale che puzza, è colmo di muffa e probabilmente mi ha causato più traumi del caffè in sé.
«Pensi di metterti a lavorare o...?»
Sbatto le palpebre, guardando il ragazzo di fronte a me e arcuo un sopracciglio. «Che ti serve, occhi di ghiaccio?»
«Parli sempre così ai clienti? Mi stupisco di come questo posto tiri avanti» sibila guardandosi attorno.
«Posso fare qualcosa per te sì o no?» sbatto le palpebre, già annoiata dal polletto di turno. Probabilmente avrà tradito la sua ragazza con la migliore amica di lei e adesso deve farsi perdonare. Ne sono quasi certa.
«Tu no di certo» mi lancia un'occhiata. «Non c'è nessun altro qui?» domanda.
«Al momento no di certo» sorrido.
Il pezzo di ghiaccio mi fulmina con lo sguardo e poi si volta. Apre la porta e una folata di vento lo investe. Porto una mano a coprire il viso per ripararmi dalla folata gelida e aggrotto la fronte quando noto il cappellino da baseball sul pavimento. Talmente preso da chissà cosa che si è dimenticato del carico prezioso. Afferro il pezzo di stoffa, notando due iniziali incise sotto la visiera e apro la porta.
«Ehi, D.B. hai dimenticato questo!» esclamo sventolando il suo cappellino.
Lui si volta, solleva un sopracciglio e rilascia un profondo respiro. «Quando arriva Vivienne?» chiede.
«Sarà qui nel pomeriggio. Posso dirle chi è che la cerca?»
«No» fa una pausa, come se fosse confuso sul da farsi. «Non importa.»

𝐂𝐀𝐒𝐓

𝐂𝐢𝐧𝐝𝐲 𝐊𝐢𝐦𝐛𝐞𝐫𝐥𝐲 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐀𝐯𝐞𝐫𝐲 𝐌𝐢𝐥𝐥𝐞𝐫

𝐉𝐚𝐧𝐧𝐢𝐬 𝐃𝐚𝐧𝐧𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐃𝐞𝐯𝐨𝐧 𝐁𝐫𝐚𝐝𝐬𝐡𝐚𝐰

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𝐉𝐚𝐧𝐧𝐢𝐬 𝐃𝐚𝐧𝐧𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐃𝐞𝐯𝐨𝐧 𝐁𝐫𝐚𝐝𝐬𝐡𝐚𝐰

𝐉𝐚𝐧𝐧𝐢𝐬 𝐃𝐚𝐧𝐧𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐃𝐞𝐯𝐨𝐧 𝐁𝐫𝐚𝐝𝐬𝐡𝐚𝐰

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𝐀𝐕𝐄𝐑𝐘 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟏]Where stories live. Discover now