9.

7.2K 300 34
                                    

Il messaggio che ricevo mi fa rizzare i peli delle braccia.
Il secondo è persino peggiore.
A quanto pare quella spia attraente ha la bocca larga e ha informato il mio capo dell'incontro con Carl. Non sono nemmeno passate ventiquattro ore e ho due messaggi arrivati alle due del mattino in cui Vivienne Bradshaw mi informa che mi trasferirò entro questo fine settimana nel vecchio monolocale delle gemelle senza discussioni.
Danny e Devon mi aiuteranno con il trasloco.
La caparra per il monolocale verrà versata sul conto del signor Gamble questa mattina stessa.
E io non devo emettere un fiato, altrimenti mi licenzierà.
Adesso, nonostante io sappia bene che non lo farebbe mai, soprattutto per una ragione del genere, mi sento comunque minacciata. Devon Bradshaw non aveva alcun diritto di parlare con i suoi genitori di me. Della situazione in cui mi trovo. Se solo sapessero quanti soldi ho spazzato via tagliando quelle stupide carte... sto cercando di guadagnarmi quello che ho con le mie possibilità, da sola. Non voglio che qualcuno mi aiuti, anche se agisce in buona fede.
Scosto le coperte dalle gambe e mi alzo. Riempio la tazza di caffè e lo butto giù mentre mi guardo intorno, alla ricerca di nulla in particolare. Rilascio un profondo sospiro e finisco la mia colazione – caffè e pancakes – per poi filare dritto in doccia. Ho una conversazione da fare.
Arrivo al Velia's alle otto e quarantacinque. Vivienne è già dietro al bancone e sta armeggiando con la cassa, ma smette non appena si accorge della mia presenza. «Prestami il cellulare» allungo la mano, palmo in su.
«Eh?»
«Il cellulare, Vivienne. Prestamelo» sbatto ripetutamente il piede destro sul pavimento.
La donna estrae il cellulare dalla tasca dei suoi jeans e me lo cede, confusa dalla mia entrata in scena. Apro la rubrica e scorro fino alla D, poi premo l'avvio di chiamata.
«Ma? Tutto bene?» la voce roca dello stronzo mi destabilizza per una manciata di secondi. «Mamma?»
«Porta quel tuo culo qui. Adesso, Devon Bradshaw» ringhio, cogliendo alla sprovvista Vivienne.
«Avery? Perché hai tu il cellulare di mia madre?» domanda.
«La tua mammina sta bene. Vieni al Velia's e muoviti.»
«Dimmi che succede e poi vedrò se mettere in pausa la mia giornata per te.»
Porto pollice e medio all'estremità della faccia e massaggio le tempie. «Succede che se non ti presenti qui entro quindici minuti, passo io da te e i tuoi vicini sentiranno la nona sinfonia di Beethoven.»
Dall'altro capo del telefono lo sento sbuffare una risata per niente divertita. «Non ho intenzione di farlo, ho un lavoro da svolgere e credo anche tu.»
«Vivienne, dove abita tuo figlio?» domando al mio capo.
«Se hai intenzione losche, non posso dirtelo. È l'unico maschio che ho» fa spallucce.
«Dimmelo o mi licenzio» la minaccio.
La donna sgrana gli occhi e poi mi strappa il cellulare dalle mani. «Per favore, passa dal Velia's, okay? Prima la risolviamo, prima potrai andare al lavoro» Vivienne attacca e stringe le braccia al petto. «Allora? Me lo dici che ti è preso?»
«Attenderò che tuo figlio si presenti» rispondo, prima di dirigermi verso il suo ufficio. Quella spia di un Bradshaw mi ha fatto venire caldo e no, non per le ragioni che avrei tanto desiderato.
Non passa molto prima che Devon varchi la soglia del Velia's, forse dieci minuti scarsi. Bene, meglio per tutti.
I suoi occhi puntano subito la sottoscritta. «Quindi? Sbrigati, non voglio arrivare in ritardo.»
«La prossima volta, allora, fatti gli affari tuoi e magari eviterai una telefonata e una corsa al negozio di tua madre alle nove del mattino» sibilo.
«Ry, puoi spiegare ora che Devon è qui?» sospira Vivienne.
«Io non mi trasferisco da nessuna parte, Vivienne. Quattro mesi passano in fretta e se per allora il monolocale sarà libero allora ci farò un pensiero.»
Il boss si irrigidisce. «Non esiste. Quel posto non è sicuro, tu non sei al sicuro e non permetterò che un agente di polizia si presenti alla mia porta alle tre del mattino per dirmi che la mia dipendente è stata assassinata sulla porta di casa.»
«Ma sto bene! Carl sta mettendo la testa a posto, non è venuto a molestarmi!» lancio un'occhiata alla spia.
«Lui è uno dei tanti. La prossima settimana anziché rubarti la borsa, ti punteranno un bel coltello alla gola e allora che farai?» Devon stringe le braccia al petto, ponendo in evidenza i bicipiti massicci. Che lui sia dannato.
«Lo so che non è un posto sicuro, me ne rendo conto, ma si tratta solo di fare più attenzione del previsto. Troviamo un compromesso» guardo Vivienne.
«Non ci sono compromessi» ribatte Devon.
Lo fulmino per l'ennesima volta con lo sguardo e torno a fissare Vivi. «Facciamo così: oltre ad avvisarti dei miei spostamenti, semmai dovesse capitare una cosa del genere un'altra volta allora non fiaterò e accetterò il vostro aiuto per il trasferimento.»
«Semmai dovesse ricapitare?!» esclama con voce stridula.
Stringo il suo braccio e sorrido per la prima volta nella mattinata. «Non accadrà e fra quattro mesi verrai a trovarmi in quel monolocale.»
Lei sospira. «Lo spero per te» poi si rivolge al figlio. «Grazie di essere passato, tesoro. Buona giornata» allunga il volto e lo bacia sulla guancia per poi voltarsi e raggiungere il suo studio.
Vedo il grosso e duro Devon vacillare sotto al tocco della donna che lo ha messo al mondo ma è veloce a nasconderlo sotto quel brutto telo di indifferenza.
«Ciao, mamma» sospira piano.
Attendo che arrivi fino alla porta d'ingresso, mi godo lo scampanellio del piccolo campanello sopra la porta e lo richiamo.
«Che c'è?» si volta, in attesa.
Scosto una ciocca di capelli dal viso a causa della ventata entrata dopo che ha aperto la porta e stringo le braccia al petto per l'ennesima volta in poche ore. «Non sei in debito, di più
«Non salirai di nuovo sulla mia moto» mi avverte.
Mi sarebbe piaciuto salire su qualcos'altro, ma questo lo tengo per me.
«Prendi in considerazione ciò di cui abbiamo parlato ieri sera e trova un modo per farmi smaltire questo fastidio estremo che nutro nei confronti delle spie come te» detto ciò, non gli lascio il tempo di ribattere: giro i tacchi e raggiungo Vivienne nel suo studio, troppo impegnata a scegliere la stazione radio perfetta per rendersi conto della chiacchierata che mi sono fatta con suo figlio.

𝐀𝐕𝐄𝐑𝐘 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟏]Where stories live. Discover now