44.

7.5K 321 93
                                    

Liscio il materiale del semplicissimo vestito rosso che indosso, sistemo l'orlo delle maniche lunghe e pizzico anche quello ad altezza ginocchio. È aderente ma cade morbido. Non volevo nulla di eccessivo per una cena, tuttavia non volevo nemmeno sfigurare quindi, ho optato per qualcosa di casual e allo stesso tempo elegante. Ho lisciato i capelli che adesso ricadono in ciocche setose su spalle e schiena, messo del trucco – ma anche qui nulla di troppo eccessivo a parte il rossetto. Esso si abbina al vestito, rosso come il sangue e il cuore che mi pulsa in petto ogni volta che penso a Devon Bradshaw.
Diventa ogni giorno più difficile sopprimere ciò che sento nei suoi confronti e inizio sul serio a chiedermi quando esploderò. Lui ha messo ben in chiaro la sua posizione e anche io, certo, ma le cose sono cambiate tra di noi e nemmeno lui può negarlo.
Sospiro, infastidita dai miei stessi pensieri. È ingiusto che ogni volta la sfigata della situazione debba essere sempre la donna, in questo caso: io. Ho letto così tanti romanzi a proposito di una relazione sessuale che poi diventa altro e cos'è che facevo ogni santissima volta? Prendevo in giro la protagonista. Ridevo di lei e per quanto fosse stupida. Beh, suppongo che adesso a ridere siano tutte le Hope, Emily e Scarlett di cui ho letto. Si staranno facendo una bella risata mentre si godono la mia caduta. Il fatto è che non posso biasimarle perché se si trattasse di qualcun altro, riderei anche io. Finirò col cuore spezzato, è solo questione di tempo prima che Devon Bradshaw si renda conto della situazione o prima che la sottoscritta inizi ad urlare di quanto è innamorata di lui.
Sistemo la torta nell'apposito contenitore e la ripongo dentro un sacchetto di carta. Indosso il cappotto nero che si abbina ai tacchi dello stesso colore e afferro torta e sacchetto contenente i pacchetti per gli altri. Quest'anno si festeggia a casa Bradshaw e a quanto pare le gemelle saranno dei nostri. In tutta sincerità, credo ancora che Valentine sia una stronza, solo che adesso mi piacerebbe conoscerla per capire che genere di stronza sia. Insomma, l'ho vista al suo peggio, immagino che ora non mi resti che ammirare la sua parte migliore. Spero tanto che anche Devon riesca a riavvicinarsi del tutto ai suoi genitori, sarebbe magnifico. Certo, le cose saranno nettamente differenti quando io e lui ci allontaneremo, almeno per me. Per il resto delle persone che ci stanno attorno, invece, non sarà cambiato niente. E non so se questo mi dispiaccia o meno.
Lascio casa intorno alle sette e dieci, ci metterò una ventina di minuti ad arrivare. Nonostante questi tacchi siano tremendi e il peso dei sacchetti si faccia sentire, arrivo – fiatone a parte – sana e salva dai Bradshaw. Vengo accolta da Danny che mi stringe in un abbraccio e mi aiuta a sistemare i regali sotto l'albero. Tengo quello per Devon in borsa e conto di darglielo dopo cena così da non creare scenette imbarazzanti nel caso non dovesse piacergli.
In salone scambio baci e auguri con tutti, sorridendo quando Valerie mi saluta con un veloce abbraccio. Valentine è più restia, mi scruta attenta e non ne capisco la ragione visto che abbiamo scambiato a malapena mezzo saluto. Lui è accanto ad Aurora e stanno parlando di qualcosa che non si riesce a comprendere nemmeno dal labiale visto quanto sono distanti. Delia e Vivienne mi aiutano a sistemare il dolce su una tortiera in cucina, poi mi offrono un calice di vino. E chi sono io per rifiutare? Proprio nessuno.
«Allora» si avvicina Alec sorridente. «Cosa ho ricevuto per Natale quest'anno?»
Assottiglio gli occhi a due fessure. «Tu non hai ricevuto un bel niente, spione che non sei altro» sibilo dopo essermi accertata di non essere vicino a nessuno.
Alec sbarra gli occhi, scioccato dalla mia rivelazione. Ovviamente ho preso a questo piccolo idiota un regalo di Natale ma lui questo non lo sa ed è ciò che conta al momento.
«Non puoi essere stata così crudele con me. Sono il tuo preferito» mi punta l'indice contro.
«Scusami?» poggio la mano libera sul fianco. Santo cielo, è davvero l'immagine sputata di Caleb Morgan. Così bello e presuntuoso. Un piccolo stronzetto. In questi due mesi abbiamo parlato parecchio, è vero, ma sbandierare in giro che è il mio preferito? Questo è troppo.
«Dai, non negarlo» ghigna soddisfatto.
«Oh, mio Dio, sei così imbarazzante» si avvicina Layla. «Non posso credere che abbiamo condiviso nove mesi insieme nello stesso buco.»
«Layla, che schifo!» esclama Alec inorridito. «Non dire mai più una cosa del genere, è disgustoso!»
Layla alza gli occhi al cielo, proprio come me. «È scienza, piccolo troglodita.»
«Yo. Di che parlate?» si avvicina Luke.
«Yo?» arcuo un sopracciglio. «Va bene lo slang americano, ma non ti sembra un po' troppo?»
«È la moda, sorella» sorride fiero.
«Come ti pare» ondeggio una mano lasciando perdere. «Tuo cugino crede di essere il mio preferito» lo informo prima di scolarmi il resto del vino.
«Stronzate, sono io il suo preferito» si aggiunge Trevor, una bottiglia di vino in mano e un calice. «Nutriamo lo stesso amore per la biondina» dice riempiendo il suo e il mio calice uno dopo l'altro.
Molly si ferma al nostro fianco guardandoci perplessa, una pila di piatti in mano. «Ma chi, io?»
Delia, dal divano, si massaggia le tempie. «No, Taylor Swift, tesoro.»
Molly ignora Trevor e si avvicina alla tavola.
Grace, seduta accanto a Delia, Greg e Luna intenta a parlare di qualcosa con Michael, ridacchia divertita. È bello vederla così serena e raggiante. Se oserà farmi prendere un altro spavento come quello di settimane fa mi occuperò personalmente di punirla come si deve.
«Taylor Swift non è chissà cosa» prende parola Lucas, distogliendo lo sguardo dal suo cellulare.
«Che cosa hai appena detto?» Trevor fulmina con lo sguardo lo stesso figlio che ha messo al mondo.
«Tesoro, perché?» geme Delia, sapendo perfettamente come reagisce il marito quando qualcuno gli tocca la biondina, come la chiama lui.
«Dai, papi, è musica retrò» Lucas rincara la dose mentre Layla, Alec e Luke, alle spalle di Trevor, gli fanno segno di tacere agitando una mano davanti alla gola.
«Sai cosa, Lucas? È ora che tu conosca la verità: sei stato adottato. Ecco spiegato il tuo scarsissimo gusto in fatto di musica» gli punta un dito contro.
Delia si alza e parte alla carica. Schiaffeggia il marito sul braccio e lo rimprovera. «Hai pianto come un cretino quando è nato. Eri lì quando la sua testa è uscita-»
«Okay, mamma!» strilla Aurora. «Abbiamo capito perfettamente cosa intendessi dire.»
«Taylor Swift è la migliore artista che sia esistita su-»
«Non voglio sentire mai più nominare quella tizia in questa casa, grazie!» tuona Danny dalla poltrona. «Fine della conversazione, Trevor, sei avvisato!»
«Perché?» chiedo, ignara della motivazione. Che male gli avrà mai fatto quella non poveraccia di Taylor Swift?
«Trevor ha messo su uno spettacolo insieme a Molly il Natale scorso, hanno cantato per un'ora e mezza di fila e ci hanno costretto ad assistere» spiega Tom divertito.
«Poi è stato il turno di Caleb e Paige con Harry Styles. È stato... atroce» aggiunge Vivienne.
«Ah», annuisco. A malapena conosco qualche canzone di Taylor – e questo solo perché Trevor mesi fa mi ha obbligata a sentire tutto un suo vecchio album – figuriamoci se so chi è questo Harry come si chiama. Indagherò su di lui, magari scopro che mi piace anche.
«Bene, direi che possiamo sederci a tavola» prende parola Greg. «Sto morendo di fame» sbuffa.
La cena si svolge in totale serenità. Un paio di volte mi trovo sull'orlo delle lacrime – un po' per le risate, altre per la gioia. È solo che... è così dannatamente bello poter assaporare un pezzetto di felicità. Spero tanto anche io di poter avere una famiglia del genere un giorno. Forse chiedo tanto, non lo so, ma la speranza è l'ultima a morire e io sono parecchio cocciuta quando mi ci metto.
Quando concludiamo io sono dell'idea di aver messo su almeno un chilo con tutto quello che ho mangiato. Accantonerò il pensiero per il resto delle feste e penserò a piagnucolare a gennaio, quando Devon mi obbligherà a fare quindici squat di fila da ripetere quattro volte con una pausa di due minuti precisi in mezzo. I miei pensieri si dissolvono quando vedo proprio il protagonista delle mie torture rivolgermi uno sguardo e poi salire di sopra. Questo è il momento adatto per consegnargli il regalo senza destare troppi sospetti.
Mi alzo e raggiungo le scale. Una volta al piano di sopra, percorro il corridoio che mi porta alla camera di Devon. Il mio cuore palpita frenetico all'idea di consegnargli quello che tengo in mano. Nascondo il pacchetto dietro la schiena e mi chiudo la porta alle spalle. Sta osservando uno dei suoi vecchi poster attaccati alla parete quando si accorge della mia presenza e si volta nella mia direzione. Lo sguardo che gli leggo in viso mi fa arretrare di un passo. La spensieratezza che provavo fino a qualche secondo fa viene spazzata via dal timore. Si avvicina di qualche passo, lo stesso identico sguardo che nelle ultime due settimane gli ho visto rivolgermi più volte.
«Non possiamo più andare avanti.»
Cinque parole.
La prima crepa.
Ventisei lettere.
La seconda.
«Questo... noi, è troppo. Meglio chiuderla»
Sei parole. La terza.
Trentuno lettere. La quarta.
Tiro fuori il pacchetto dalla schiena e glielo premo sul petto con forza. Lui arretra di un passo colpito dal mio attacco mentre con sguardo corrucciato posa una mano sopra al pacchetto per non farlo cadere. Nell'atto sfiora le dita della mia mano ma sono svelta a ritirarla. Non ho ancora fiatato e anche se lo facessi, non credo ne uscirebbe nulla di buono. Mi limito ad allontanarmi di qualche passo. La sua presenza mi soffoca, striscia attorno al collo come una serpe velenosa e stringe fino a rubarmi ogni singolo respiro rimasto in bocca. Ero entrata con un barlume di felicità nel petto, emozionata per lo stupido pensiero che gli avevo comprato, e ne esco col cuore spezzato. «Buon Natale, Devon» riesco a formulare.
Dopodiché giro i tacchi e scendo in fretta le scale. Non posso restare un minuto in più in questa casa. Mi dirigo verso l'attaccapanni nello stesso istante in cui lo fa Danny.
«Avery. Che stai facendo?» domanda.
Sbatto le palpebre più volte, sforzandomi di mantenere una certa compostezza. «Mi spiace, devo andare, Danny» indosso il cappotto e afferro la borsa.
«Eh, no. Ti abbiamo già detto cosa-»
«Danny» lo supplico con lo sguardo. «Devo andarmene. Saluta gli altri per me.»
«Avery-»
«Papà» tuona la sua voce. «Lasciala andare e basta.»
Non lo guardo nemmeno.
Già, Danny, devi lasciarmi andare. Proprio come ha appena fatto tuo figlio senza battere ciglio.
Danny ci guarda confuso ma non fiata, si fa semplicemente da parte per farmi passare. Apro la porta di casa e scendo gli scalini. Sul marciapiede scorgo un fiocco di neve, segno che a breve Boston verrà imbiancata. Accelero il passo, affrettandomi a raggiungere casa.
Una crepa, poi due, tre, quattro... il cuore si frantuma in milioni di piccoli pezzetti e io non posso far altro che chiedermi se si è mai morti per un cuore spezzato ancor prima di innamorarsi. 

𝐀𝐕𝐄𝐑𝐘 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟏]Where stories live. Discover now