49.

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«Dobbiamo per forza?» borbotta affondando il viso nell'incavo del mio collo.
Sbuffo una risata e annuisco. «Meglio adesso che lunedì a lavoro.»
«Meglio lunedì così dovrai pensarci tu.»
«Ehi!» gli schiaffeggio il braccio. «Ci siamo dentro entrambi in questa storia.»
Il potpottio di Furia ci avverte che sta arrivando. Ed eccolo qui il nostro piccoletto. Zampetta sul parquet fino ad arrampicarsi sul letto. Sollevo il capo per poterlo guardare ma è appena sparito sotto alle lenzuola. Ridacchio quando la testolina pelosa sbuca ad un palmo di naso da Devon. Il moro sbadiglia e allunga una mano per accarezzare Furia. Certo, il tutto avviene addosso al mio corpo ma questo è un dettaglio irrilevante.
Sono le undici e Vivienne ha già chiamato tre volte per dirci di presentarci a casa in occasione del pranzo di Capodanno. Deve esserci stato un giro di chiamate partite da Tom, altrimenti non ci sarebbe stato modo di sapere la cosa prima di lunedì.
Afferro il cellulare dal comodino e apro l'ennesimo messaggio. Questo, a differenza degli altri, mi fa drizzare le antenne e sono certa che sarà così anche per Devon. «Senti questa: farete meglio a presentarvi. Di pure a Devon che le sue sorelle porteranno i loro fidanzati, sono certa che non vorrà perdersi l'incontro» leggo ad alta voce.
«Fidanzati?» Devon scatta a sedere, le lenzuola un ammasso aggrovigliato attorno ai fianchi nudi.
«Sei ancora dell'idea di rimanere a casa?» arcuo un sopracciglio, divertita dalla sua espressione.
«Inizia a prepararti, andiamo subito» sfreccia via dal letto in direzione delle scale. «Doccia, Avery!» tuona.
Stringo le labbra in una risatina silenziosa e, prima di alzarmi, mi rivolgo al furetto beatamente addormentato nel bel mezzo del materasso. «Tuo padre è fuori di testa.»
Dopo la doccia – rivelatasi più lunga del previsto perché non sono riuscita a tenere le mani al posto – indosso lo stesso abito di ieri, mando un messaggio ad Harry e calzo i tacchi. Non c'è molto da fare per il make-up: ho frugato in borsa e ho trovato solo un mascara – che avrò acquistato chissà quanto tempo fa – e il rossetto rosso di ieri. Mmh, meglio di niente. Devon indossa un paio di jeans scuri e una camicia bianca, nulla di particolare ma estremamente sexy addosso a lui.
«Pronta?» domanda afferrando le chiavi della macchina.
«Sì, ma detesto lasciare Furia da solo» borbotto guardando il nostro piccolo sgranocchiare un paio di croccantini.
Devon sorride guardandolo e poi si rivolge a me: «Domani lo portiamo con noi, lo facciamo ambientare prima da mamma. Non voglio che troppa gente intorno lo spaventi.»
Annuisco. È un'ottima idea. Finora ha vissuto solo con noi e nonostante sia un animaletto avventuroso e propenso al contatto umano, non voglio che si spaventi.
Arriviamo a casa Bradshaw intorno alle undici e quarantacinque. Devon parcheggia mentre io mi dirigo verso la porta di casa. Fa freddo e per quanto mi piaccia non ho intenzione di aspettarlo e gelarmi le chiappe. Non indosso nemmeno delle calze sotto al vestito.
«Bene, bene, guarda chi c'è!» mi accoglie Delia, un enorme sorriso sul volto e la braccia aperte.
Ricambio l'abbraccio all'istante.
«Sgancia quaranta bigliettoni, fratello!» esclama Trevor da qualche parte.
«È sola!» strilla Delia facendomi accomodare.
Entro in sala dove molteplici paia d'occhi mi fissano. «Quindi?» chiedo confusa.
«Dimmi che stai con Devon. Ho scommesso quaranta dollari sulla giornata di oggi» dice Trevor.
«E ovviamente vuoi vincere. Sia mai che potessi perdere qualcosa, vero, tirchio che non sei altro?»
Lui assume un'espressione oltraggiata, poi gira i tacchi e va a sistemarsi in poltrona.
«Perché litigano?» domanda Devon.
Mi volto, vedendolo sistemare il cappotto sull'attaccapanni. Vivienne e Danny lo fissano come ebeti mentre alcuni cugini ghignano divertiti.
«I miei bambini!» urla dal nulla Grace.
«Santo cielo, Grace, mi è preso un colpo. Vuoi farmi fuori prima degli ottanta?» Greg la fissa torvo.
Porto una mano al petto, colta alla sprovvista dal suo intervento e mi avvicino a Devon per informarlo della scommessa.
Lui fissa Trevor e sospira. «Hai vinto. Contento?»
«Ah! Sgancia, bello» vittorioso, guarda Caleb.
Delia e Paige scuotono il capo rassegnate mentre Molly, seduta sulle gambe di Tom, se la ride.
Caleb borbotta qualcosa e gli cede il denaro. «Potevate almeno aspettare fino a lunedì.»
«Che ti avevo detto?» Devon assottiglia gli occhi a due fessure.
Rilascio un lamento e mollo la borsa sul divano. «Allora, questi fidanzati? Noi siamo roba vecchia ormai, dov'è la carne fresca?» indago guardandomi attorno.
«Roba vecchia? State insieme da tipo mezza giornata» ride Molly avvolgendo un braccio attorno al collo del marito.
«Sì, ma scop-»
La mia mano plana sulla bocca del ragazzo al mio fianco suscitando risatine da parte degli altri. Io, piuttosto che ridere, vorrei infilzarlo come uno spiedino.
«Che ho detto?» ribatte prima di spostarsi verso il tavolino e versarsi dell'acqua in un bicchiere.
«Che rimani a digiuno per il resto del fine settimana, ecco cosa» borbotto.
«Non penso che dovreste discuterne qui, vogliamo tutti goderci il pranzo in santa pace» prende parola Paige.
«Questa mi sembra un'idea fantastica» punto l'indice nella sua direzione e zampetto verso la cucina. C'è bisogno di vino per affrontare questa giornata.
«Quindi, questi fidanzati?» se la ride Tom.
«Stanno arrivando» sento rispondere Luna mentre io mi dedico alla ricerca di un calice.
«Non vedo l'ora di vedere come reagirà zio Danny» sghignazzano Luke e Alec.
Credo di sentire Layla, Michael, Aurora e Lucas iniziare a parlottare tra di loro su come Danny si approccerà o se farà una delle sue scenate drammatiche. Personalmente credo che li ucciderà con lo sguardo, con calma eccessiva.
Trovo il vino in frigo e lo verso nel calice, poi ne assaporo un sorso.
«Ti nascondi?»
Volto il capo in direzione della porta e sorrido, non posso fare altro quando lui se ne sta lì, bello e dannato e mi guarda con quegli occhi azzurri. «Da te? Mai.»
Devon si avvicina, mi toglie il calice dalle mani per potermi intrappolare tra il suo corpo e il ripiano da lavoro e mi fissa, poi scosta una ciocca di capelli dal mio viso. «Te la sei presa per prima?»
«No, stavo solo facendo la finta sostenuta. Anche se penso davvero che non dovremmo parlarne davanti ai tuoi genitori. Tua madre è il mio capo» gli ricordo stringendo le braccia attorno al suo collo.
«Ma» molla un bacio sul mio collo. «Siete» un altro. «Anche» il terzo. «Amiche» conclude sulle mie labbra. «Le amiche parlano di queste cose, no?»
«Non davanti a minorenni, signor genio» lo punzecchio.
«Questo è vero» annuisce.
«È strano per te tutto questo? Voglio dire, ti senti a disagio?» chiedo nella speranza di ottenere esito negativo. Voglio dire, i rapporti con i suoi genitori sono ancora abbastanza traballanti e ovviamente non lo presserò, ma spero davvero con tutta me stessa che non sia una tortura medievale stare qui.
«Sono troppo concentrato sul dopo cena di stasera per pensare ad altro» risponde.
Rido, chinando il capo all'indietro e stringo la presa attorno al suo collo. «Ti ringrazio» sorrido.
Devon accenna un sorriso. «Ti ringrazio anch'io.»
«Posso chiederti cosa intendessi al Ringraziamento? Mi ha detto la stessa cosa» domando curiosa di sapere.
«Mi stavi pian piano tirando fuori dal bozzolo in cui mi ero rinchiuso tempo fa. Lo so che ancora c'è parecchio lavoro da fare, che sono... distaccato e che un quarto delle volte la gente vorrebbe schiaffeggiarmi per come mi comporto, ma voglio lavorarci. E voglio farlo con te. Anche perché, non credo che nessun altro avrebbe la tua stessa pazienza» accenna una risata.
Faccio scontrare le nostre bocche in un bacio piuttosto casto per noi e poggio la fronte sulla sua. «Non devi affrontare tutto e subito. Un passo alla volta, ghiacciolo.»
Devon sfiora la mia guancia con il dorso della mano. «Un passo alla volta, sole.»

𝐀𝐕𝐄𝐑𝐘 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟏]Where stories live. Discover now