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Almeno il cinquanta per cento della popolazione è tonto – e sono gentile ad utilizzare questo termine – altrimenti non si spiega. Voglio dire, fossi in un altro continente, a conversare nella mia lingua madre, potrei anche giustificare il viso confuso del tipo che mi sta di fronte, ma adesso? Insomma! Quando è troppo, è troppo.
«Senta, glielo ripeto per l'ultima volta: qui si vendono fiori. Fiori» allungo di proposito le vocali scandendole per bene. «Mi dispiace molto per la sua perdita ma non offriamo altri servizi.»
«Ma io... io-»
Io, tu, egli, noi, voi, essi... bla, bla, bla, bla. Sono andata a scuola, la conosco bene la grammatica. O almeno, quella di basso livello.
«Nel momento in cui offriremo servizio catering, glielo faremo sapere. Certo, si spera di non rivederla poi così presto visto cosa la porta qui oggi» emetto un sospiro.
«Avery» mi richiama il mio capo.
Mi volto, notando il sorriso più falso di sempre. Lo ammetto: potrebbe benissimo fare concorrenza al sorriso 'ti striglio per bene più tardi' di mia madre. «Sì?»
«Che sta succedendo qui?» domanda avvicinandosi.
Avrà pure i suoi anni, ma è proprio una sventola. Sul serio, si mantiene bene. Credo faccia palestra, fuori e dentro la camera da letto, ovvio. Sempre detto che rotolarsi tra le lenzuola fa solo che bene.
«Il signor Benson. Miles» indico l'uomo che ci sta davanti. «Il signor Benson continua a chiedermi del catering per il funerale della sua cagna- pardon, cagnolina» sollevo una mano, a mo di scusa. «E da diverso tempo gli spiego che non offriamo quel servizio.»
Il mio capo mi osserva, poi fissa Miles Benson. «Signor Benson, siamo profondamente dispiaciuti per la sua perdita, ma... Avery ha ragione, al momento non offriamo servizi del genere.»
«D'accordo...» le spalle dell'uomo si incurvano.
Nonostante mi abbia fatto ammattire, adesso più che mai, visto che a quanto pare sono bastate poche parole da parte del boss a farlo rinsavire, quasi mi dispiace. Non deve essere facile perdere una cagna, accidenti!, cagnolina dopo aver passato tanto tempo insieme. Io non ho mai avuto nessun tipo di animale domestico, nemmeno i noiosi pesci rossi che dopo una settimana ritrovi a galleggiare a pancia in su. Stecchiti. Non ho nemmeno avuto quegli adorabili cricetini super morbidi, con gli occhi che sembrano minuscole bocce da bowling. Da quel che so, neppure loro hanno vita lunga. Povere stelline. Mmh, dopotutto non credo sia stato un male non avere avuto animali domestici, mi sarei ritrovata a celebrare funerali formato mini almeno una volta a settimana. Si sa che i criceti si moltiplicano a velocità super sonica, e alla stessa velocità crepano.
Emetto un altro sospiro rattristato.
Povere piccole anime.
«Avery!»
«Eccomi!» esclamo, tornando al mondo reale.
«Cagna? Sul serio?» incrocia le braccia al petto.
«Beh? È quello che è, no?» borbotto, cercando di salvarmi il bel didietro che mi ritrovo.
«Normalmente, si pensa ad altro. E lo sai.»
Sbuffo. «Mi sarà sfuggito. Ho il cervello in pappa. Gli avrò ripetuto almeno sedici volte la stessa cosa.»
«Ho rischiato di ridere in faccia a un cliente, Ry» mi fissa.
A questo punto, non posso fare altro che scoppiare in una sonora risata. «Oh, mio Dio. Lo so, lo so, andrò all'inferno ma mi ha spiegato nel dettaglio di questa cagnetta morta e... di come al funerale ci sarebbero stati altri cani amici e... oddio» torno a ridere come una matta. «Mi ha chiesto che genere di croccantini offrissimo!»
Vivienne mi guarda e poi è la fine: poggia le mani sul bancone per supporto mentre se la fa sotto dalle risate. La sua risata è così forte che potrebbe sentirsi persino al di fuori del negozio. Ne sono certa.
«Aspetta che lo racconti a Delia. Impazzirà dal ridere» si asciuga una lacrima all'angolo dell'occhio destro.
Annuisco, ben consapevole delle risate che la sua migliore amica si farà. Ho conosciuto Delia Sullivan giusto una settimana dopo aver cominciato a lavorare qui, mi è stata subito simpatica e per fortuna, la bella sensazione che ho percepito a pelle, si è rivelata vera. Suo marito, poi... Trevor è sensazionale. Davvero. Rido così tanto in sua presenza da farmi persino paura. È divertente, spassoso, alla mano. Trova sempre il modo di alleggerire la situazione nei momenti più tesi – non che ce ne siano stati molti. Nell'arco di questi otto mesi ho conosciuto anche Molly e Tom Henley, i cognati del mio capo. Sono adorabili. Per non parlare dei loro due ragazzini! Oddio, potrei sbaciucchiarli di continuo, senza mai stancarmi. In effetti, non credo che farebbe tanto piacere ai loro genitori sentire una cosa del genere visto che sono minorenni... beh, buon per me che nessuno possa ancora leggere nelle mente. All'appello manca ancora parecchia gente; ad esempio, so che la gemella di Molly, suo marito e i suoi bimbi torneranno a breve da un viaggio in giro per il mondo. Chissà che spasso, ho sempre sognato di fare una cosa simile. Peccato non sia riuscita a concludere granché in questi anni. Da quel poco che so – visto che non mi piace impicciarmi negli affari del mio capo – mancano anche i suoi tre figli. Se non sbaglio, le due ragazze frequentano la NYU, mentre del figlio non ho la minima informazione. In questi mesi ho preferito focalizzarmi sul mio lavoro, piuttosto che sbirciare negli affari della famiglia Bradshaw.
«Okay, dobbiamo calmarci. Devo darmi una mossa e chiudere.»
Annuisco in accordo e stiracchio le braccia. «Posso pensarci io se vuoi.»
«No, tranquilla, non c'è problema» gesticola, sminuendo la cosa.
«Non posso crederci... catering per cani morti» borbotto, trattenendo a stento un'altra risata.
«Finiremo all'inferno» scuote il capo Vivienne.
«Lo so, e mi dispiace!» esclamo, ricominciando a ridere.
«No!» mi punta un dito contro. «Smettila, smettila subito!» strilla.
«Va bene» alzo le mani in segno di resa e chino il capo all'indietro per prendere un bel respiro. La risata mi muore in volto quando i miei occhi si scontrano con due zaffiri che ho avuto il dispiacere di conoscere questa mattina.
Torno al mio posto e mi volto, arcuo un sopracciglio e incrocio le braccia al petto. Cos'è venuto a fare?
«Hai dimenticato qualcosa...»
«Devon» bisbiglia Vivienne, adesso al mio fianco.
Devon?
Guardo il mio capo, lo sguardo cupo e dispiaciuto.
«Ciao, mamma.»
Oh, merda.

𝐀𝐕𝐄𝐑𝐘 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟏]Where stories live. Discover now