13.

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Sa che sono a Boston. Deve aver assunto qualcuno che rintracciasse il mio numero, altrimenti... oddio. E se conoscesse la mia posizione, se sapesse dove mi trovo al momento e stesse facendo finta? Il panico risale lungo la schiena, gelido come i rivoli di sudore che cominciano a colare lungo la nuca. Oddio. Non può essere.
Cambiare numero non muterà la situazione, questo è sicuro. Perciò, che fare?
Cammino per casa, girando in tondo come una stupida. Al sesto giro mi fermo proprio al centro della stanza. Forse una soluzione c'è. Mordicchio il labbro inferiore, riflettendo bene sul da farsi. Potrei trasferirmi nel monolocale tanto idolatrato dai Bradshaw, lasciare il prima possibile questo posto in caso i miei trovino l'indirizzo. Sono ben consapevole che non ci metteranno tanto, sperperando soldi si ottiene tutto e subito. Se hanno trovato con estrema rapidità il mio nuovo numero, cosa impedisce loro di trovare il mio indirizzo? Merda. E se il messaggio fosse solo un depistaggio? Se stessero già arrivando?
Okay, devo calmarmi.
Respirare.
Entrare nel panico più assoluto non mi aiuterà e in questo momento ho bisogno di pensare lucidamente per capire come affrontare la cosa.
D'accordo.
Respirare.
Ormai, è questione di tempo prima che trovino l'indirizzo di questo posto. Hanno assunto una persona competente e monitore i miei spostamenti sarà un gioco da ragazzi, ma posso ancora farcela. Trasferirmi è il primo passo, poi dovrò correre in posta. Ho intenzione di acquistare una casella postale, le bollette arriveranno lì e sarà più semplice per me non essere rintracciata. Accidenti, avrei dovuto pensare a cose del genere mesi fa, nascondere uno stupido numero di telefono non mi terrà per sempre lontana da loro, questo è certo. Avrei dovuto leggere libri, guardare serie, informarmi meglio su come insabbiare per bene i miei spostamenti.
Chiederò a Vivienne una mezza giornata libera, così da poter sbrigare un paio di faccende. Tutti i risparmi, ogni singola moneta, sparirà dal mio conto a causa loro. Ma non posso permettere che mi trovino, hanno già fatto abbastanza.
Scrivo un messaggio al mio capo, pregando affinché accetti e poi mi avvicino al frigo. Tiro fuori una bottiglietta d'acqua e la butto giù d'un fiato, successivamente apro il freezer e sospiro. Devo scegliere qualcosa per cena e poi prepararmi per l'incontro con Devon. Non ho idea di dove mi porterà e sono troppo pigra per fare ricerche su internet.

Seguo Google Maps per un paio di minuti, alzando gli occhi dallo schermo solo per accettarmi di essere nel posto giusto. Mi guardo intorno, notando poche persone in giro. Novembre si avvicina sempre più e con esso l'inverno gelido di Boston. Tremo al solo pensiero. Odio il ghiaccio. Cado sempre. Sempre.
Ancora una volta sollevo lo sguardo e aggrotto la fronte. True Gym. Ma che razza di nome eh? E poi perché mi ha trascinato davanti a una palestra?
Ignoro le domande che corrono frenetiche nel mio cervello e scrivo un messaggio al ghiacciolo. Gli converrà rispondere all'istante, qui fuori si gela e non ho intenzione di trasformarmi in una statua di ghiaccio mentre aspetto i suoi comodi. Il bip del messaggio appena arrivato mi fa borbottare. Possibile che debba sempre rimangiarmi tutto con questo qui? Ugh.
Pochi minuti dopo la sua figura scultorea si palese davanti alla porta, aprendola con una mano. «Sali» mi fa cenno con la testa.
Percorro gli stupidi scalini, pregando di non scivolare e lo raggiungo. «Che ci facciamo qui?»
«Ci alleniamo» risponde, mentre lo seguo all'interno dell'enorme palestra. Macchine e aggeggi di cui non conosco i nomi – a parte il tapis roulant e la cyclette – riempiono la stanza principale. Ci sono molteplici porte, su due di esse spiccano le parole 'bagni' e poco più in là 'spogliatoi', il resto è un mistero.
«Ci alleniamo» ripeto.
«C'è qualcosa che non hai capito?» domanda, voltandosi nella mia direzione.
«Tutto è una risposta sufficiente?» ribatto osservando la fila di pesi al mio fianco.
«Quanto sei drammatica» sospira, chinandosi su un borsone dell'Adidas.
«Tu che fai qui?» chiedo, maledicendomi l'istante successivo. Mi ha invitato in una palestra, indossa indumenti sportivi e io gli chiedo cosa fa. A volte dubito seriamente dell'intelligenza tanto decantata dalla gente che mi stava intorno.
«Ci lavoro.»
Merda.
È un istruttore.
Porca... è un istruttore. Adesso si capiscono così tante cose. Voglio dire, avrebbe potuto benissimo essere un fanatico della palestra, ne esistono a bizzeffe di quelli, ma lui... caspita. I miei occhi percorrono per l'ennesima volta le linee e gli avvallamenti delle braccia esposte grazie alla canotta azzurra che indossa, poi si spostano sulle cosce toniche, anch'esse scoperte da un paio di pantaloncini neri.
«Quando hai finito di fissare, dimmelo, e magari puoi andare a cambiarti» la sua voce mi riporta alla realtà e se non lo conoscessi un pelino, potrei giurare di sentire un filo di divertimento nel suo tono.
sbatto le palpebre. «Io non faccio palestra, signor istruttore.»
«Ora sì» mi lancia un groviglio nero che afferro sguaiatamente.
«Quando intendevo che eri in debito, non pensavo a questo genere di allenamento» bofonchio allontanandomi. Combatterlo sarà inutile, mi costringerà ad allenarmi, quindi tanto vale indossare degli abiti comodi per la mia tortura.
Spingo la porta degli spogliatoi e mi libero del cappotto. Come ci sono finita alle nove e mezza in una palestra insieme al ghiacciolo non mi è chiaro, eppure, eccoci qua. Osservo il top e i pantaloncini che il moro ha scelto e per me e annuisco, emettendo un verso d'approvazione. Almeno ha gusto. Indosso il completo e mi guardo allo specchio, mi inginocchio per stringere meglio i lacci delle scarpe bianche che calzo e mi rialzo una volta fatto. Non ho intenzione di rovinare la mia acconciatura carina: i capelli scivolano lungo le spalle e la parte superiore è stretta in un piccolo chignon al centro della testa da cui sfuggono due sottili ciocche che sfiorano le guance. Non sembra che mi ci sia impegnata, ed è proprio quello che conta – anche se ci ho messo quarantacinque minute.
Esco dagli spogliatoi e raggiungo il moro, impegnato a digitare qualcosa sullo schermo del suo cellulare. «Quindi?» incrocio le braccia al petto.
«Avresti dovuto legare i capelli» risponde, non guardandomi negli occhi. È troppo impegnato ad esaminare ogni lembo di pelle scoperta che il mio outfit concede. Un sorriso vittorioso minaccia di sfuggire dalle mie labbra ma sono svelta a girarmi, fingendo interesse su nulla in particolare, per nasconderlo.
«Mi piacciono così.»
Finalmente i suoi occhi si posano sul mio viso. «Peccato, mi sarebbe piaciuto tirare fuori un po' di quella insolenza.»
Rimango impalata sul posto, la bocca secca, mentre lo guardo avvicinarsi a uno dei tapis roulant.
Qualche secondo dopo, lo seguo. Non gli lascerò sapere che le sue parole mi hanno infiammata da cima a fondo, lasciando un misero mucchietto di Avery abbrustolita al suolo. La scena è più o meno quella di una fenice che muore per poi risorgere dalle sue ceneri, peccato che io sia rimasta proprio sterminata. Incenerita. Stecchita.
«Sali» dice.
Prendo posto sull'aggeggio, posando le mani sugli appositi appoggi ai lati e guardo il moro premere alcuni pulsanti sul monitor. «Non cammino per più di dieci minuti, ti avviso.»
Lentamente, come un falco che attende di colpire la preda che ha in trappola, un ghigno gli dipinge il viso mentre si avvicina al mio. «Chi ha mai parlato di camminare?»
«Che?» biascico. L'attimo dopo sto correndo disperata per cercare di non cadere da questo coso infernale. «Devon! Rallenta!» strillo.
La sua risata mi arriva dritto alle orecchie e se non fossi troppo impegnata a disintegrarlo con lo sguardo, mi soffermerei sul suono più bello che io abbia mai sentito.
Lo vedo prendere posto sul tapis roulant affianco al mio e premere dei bottoni, poi inizia una lenta passeggiata.
Stronzo! Maledetto stronzo!
«Voglio resistenza, Miller. Dieci minuti non ti basteranno.»
Strabuzzo gli occhi, continuando a correre come una forsennata. Non sta parlando del tapis roulant.
Questo è chiaro ad entrambi. 

𝐀𝐕𝐄𝐑𝐘 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟏]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora