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Stiracchio le braccia e sbadiglio. Non vedo l'ora che arrivi l'estate solo per godermi due settimane di riposo continuo. Una potrebbe pensare che dopo Capodanno il caos si sia finalmente placato, ma no! Col cavolo che si è calmato. È solo il dieci gennaio e giusto tre giorni fa un uomo ci ha chiesto quando avremmo iniziato a pubblicare online i volantini con le idee per San Valentino. Già, un mese e una settimana prima. Voglio dire, non siamo arrivati ancora a metà gennaio e parlano già di una festività che si svolgerà a febbraio. So bene che dovremmo metterci al lavoro a partire dalla settimana prossima ma almeno fatemi godere questi giorni di pace!
Oggi non ho seguito Vivienne e Delia a pranzo; nonostante mi dispiaccia non essere andata per salutare D, ho preferito mangiare un tramezzino al volo e finire di lavorare a delle idee che mi frullavano in testa da un pezzo. Conto di finire per metà settimana, o almeno, così spero.
Mando un messaggio a Devon chiedendogli conferma per il passaggio di ritorno e apro Instagram. A breve Vivienne dovrebbe tornare, perciò mi godo gli ultimi minuti di quiete prima di riaprire il negozio.
Sto mettendo mi piace alla foto di un piatto di pasta quando il suono della campanella mi distrae. È già di ritorno? Alzo il capo e rimango sorpresa quando vedo Aurora sulla soglia. Sguardo profondo, corpo longilineo e gambe che potrebbero far perdere la testa a chiunque. Per avere ventidue anni sembra già una donna fatta e finita. Il cappotto le copre la parte superiore del corpo ma lascia scoperti quei jeans favolosi, a zampa, che mettono in mostra il tacco degli stivaletti che calza.
«Ehi» la saluto con un sorriso. Devo ammetterlo: non so bene come comportarmi con lei. Voglio dire, adesso che le cose tra me e Devon sono finalmente chiare sono molto più serena in merito alla posizione di Aurora. Eppure, mi trovo comunque un po' in imbarazzo. Non so se Devon le abbia parlato di ciò che pensavo a proposito di loro due, dunque, non vorrei che pensasse che io ce l'abbia con lei perché non è così. All'inizio non nutrivo grande simpatia nei suoi confronti – per ovvi motivi – ma adesso è acqua passata. Penso che se oggi sia qui è perché vuole mettere in chiaro delle cose e a me va benissimo.
«Ciao, Avery. Hai un minuto?» si avvicina.
«Certo. Vivienne torna fra poco» la informo.
Aurora posa la borsa sul bancone mentre annuisce. «Sì, aspetto mamma qui. Lucas è con papà al Red Moon e Luna è rimasta a casa a finire di preparare il borsone» spiega.
«Quindi ci rivediamo il prossimo fine settimana?» chiedo. «Vieni di là, preparo due caffè» mi volto in direzione dello studio.
«Sì» risponde Aurora seguendomi. «Questa settimana sarà piena di lavoro per i miei. In più, sono alla ricerca di qualche lavoretto.»
Le rivolgo un'occhiata prima di tornare sulla macchinetta del caffè. «Hai una laurea in arte, no? Hai seguito le orme di tua madre» le cedo la tazza.
«Hm-hm, restauro. Grazie» sorride. «Solo che non è semplicissimo trovare lavoro a Boston, soprattutto se non hai esperienza. Ho già mandato qualche curriculum e attendo risposta da qualsiasi posto decida di prendermi.»
«Boston? Non rimani a New York? E a cosa miri di preciso?» chiedo davvero curiosa della sua scelta. Non c'è mai stato modo di approfondire la nostra conoscenza e sono lieta che finalmente si sia presentata l'occasione. Certo, se non si fosse presentata lei è probabile che al prossimo incontro ci avrei pensato io a bombardarla di domande. Al contrario della sorella, Luna, di cui so la maggior parte delle cose, Aurora è rimasta un libro chiuso. Dunque, sono felice di questa chiacchierata – anche se non è il motivo principale del nostro incontro.
«Mi piacerebbe fare la restauratrice, avere uno studio mio. Ma non è semplice, quindi, attendo un qualsiasi impiego.»
«Beh, sarebbe comunque una buona gavetta, questo è certo» prendo un sorso di caffè.
«Sì, è proprio per questo che ho presentato i curriculum. Spero di avere risposta al più presto. Per quanto riguarda Boston, beh, la verità è che non mi piace vivere ancora con i miei genitori» sospira. «In più, stanno già pensando di trasferirsi qui una volta che Lucas avrà finito le superiori. Starò nella dependance di Vivienne fino a quando non troverò qualcosa.»
Le sorrido lievemente. «Ce la farai. Sei una Sullivan. Quando ti trasferisci?»
Lei ricambia il mio sorriso. «Non appena avrò raccattato tutte le mie cose da casa, perciò penso entro due settimane.»
Un piacevole silenzio si espande per la stanza e io capisco che è arrivato il momento di mettere in chiaro tutto il resto. «Ascolta, volevo scusarmi con te per essere stata molto scostante» ammetto. «Prima trascorrevi molto più tempo a New York a causa dell'università e non c'era mai stato modo di conoscerci, poi hai iniziato ad essere più presente e questo nello stesso periodo in cui ho fatto la conoscenza di Devon. Io... stavo cercando di fare il possibile per distaccarmi dai sentimenti che iniziavo a provare per lui ma ogni volta che vi vedevo insieme era un colpo al cuore» mi fermo per alcuni secondi così da farle assimilare per bene le mie parole. Non voglio che fraintenda. «Non ce l'avevo con te per qualcosa in particolare, niente del genere, è solo che vedevo la vostra vicinanza così giusta visto che vi conoscete da sempre, mentre la nostra... era solo di natura sessuale. Mi dispiace di non averti dato una possibilità in partenza e di essermi sempre tenuta distante. Credo sul serio che tu sia una bella persona, Aurora.»
Lei rimane abbastanza stupita. Rimane in silenzio per un po', facendomi quasi preoccupare di averla in qualche modo ferita. «Innanzitutto, sappi che anche io ti reputo una ragazza fantastica. Sei solare, divertente, una ventata d'aria fresca e sei fatta apposta per stare con uno come Devon. Vi completate. Lo vedo più tranquillo, sai? Certo, la strada per la serenità è ancora lunga ma confido in te. Purtroppo... non è stato facile digerire quello che è successo tre anni fa e credimi quando ti dico che ancora oggi, delle volte, mi aspetto di vederlo spuntare in casa» la sua voce si incrina. «Ma non succederà. La vita va avanti, no? Bisogna accettarla e... sì» accenna un sorriso.
Qualcosa nella sua voce mi fa intendere che dietro le sue parole si nasconda molto di più. Ma non indagherò, questo non è compito mio.
«Comunque» si riprende. «Per me è acqua passata. Devon è praticamente mio fratello, avere una storia con lui sarebbe come praticare l'incesto. Ew» rabbrividisce facendomi ridacchiare. «Allora, ci prendiamo una cioccolata appena ritorno? Ti racconto un po' di storie imbarazzanti sul tuo ragazzo.»
Un sorriso raggiante mi riempie il volto. «Assolutamente! E vedrò di organizzare un fine settimana libero con Devon per poter venire a New York. Non sono mai stata al MoMA.»
«Te lo consiglio, è stupendo. Ti farei da guida ma ci sono stata così tante volte da averne la nausea» ridacchia.
«No, lo capisco. Beh, a questo punto non mi resta che dirti solo una cosa: benvenuta a Boston!» esclamo suscitando un'altra risata.
«Avery?»
Sentiamo la voce di Vivienne e così usciamo dallo studio. Insieme a lei c'è Delia quindi ne approfitto per salutarla. Deve essere pesante viaggiare ogni volta per tre lunghe ore, non so se io ce la farei a tollerarlo. Ma del resto, per amore si fa questo e molto altro ancora.
A fine giornata sono più rilassata, forse la chiacchierata con Aurora ha dissolto gran parte della mia ansia, non lo so. Saluto Vivienne e mi fiondo fuori. Trovo Devon già appoggiato alla sua moto, due caschi in una mano mentre l'altra giocherella con le chiavi. Sorrido correndo nella sua direzione. Gli lancio le braccia al collo cozzando con il suo corpo scultoreo e inalo il suo profumo. «Ciao», mi scosto per poterlo guardare negli occhi.
«Ehi» si china per acciuffare le mie labbra in un bacio.
Adoro la dolcezza che ci mette, è in totale contrapposizione con la sua figura così composta e autoritaria. «Aspetti da molto?»
«No, sono arrivato da cinque minuti» mi rassicura.
«Bene. Da me o da te?» domando prendendo il casco che mi porge.
Devon prende posto sul sellino e aspetta che io faccia lo stesso. «Da me. Non potevo infilare Furia da nessuna parte» dice.
Accenno una risata e annuisco. «Va bene.»
«Ciao, piccioncini! Fate attenzione!» esclama la voce di Vivienne.
Solleviamo entrambi il capo in direzione della donna. Vivi ci osserva con gioia mentre agita una mano in segno di saluto. Sapevo che sarebbe rimasta felice di noi, ma di certo non mi aspettavo tutto l'entusiasmo che negli ultimi dieci giorni ha manifestato. È troppo carina. Ci osserva sognante, poi sospira e saltella allegra per casa. Siamo stati a cena dai Bradshaw un paio di volte tra Capodanno, il compleanno di Alec e Layla e la voglia di Vivienne di vederci insieme, dunque, c'è stato modo di osservarla per bene. Devon sembra più rilassato quando i suoi genitori gli rivolgono una domanda o si avviano nel viale dei ricordi. Sono molto fiera di lui per questi piccoli passi da gigante e sono più che sicura che entro l'anno, le cose andranno sempre meglio.
Allaccio le braccia attorno alla vita della mia luna e dopo aver salutato Vivienne, partiamo. 

𝐀𝐕𝐄𝐑𝐘 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟏]Where stories live. Discover now