5. Vacanze estive

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Alla fine della partita quella specie di apparizione si dissolse nel nulla, tanto che le due ragazze preferirono credere di essere state vittime di un'allucinazione e non tornarono più sull'argomento. Non ebbero il coraggio di riparlare di quella serata neanche per sbaglio. Avevano avuto una reazione così imbarazzante alla vista di quell'uomo... se ne vergognarono al punto da relegare quell'incidente nell'angolo più remoto della memoria, così vicino all'inconscio da confonderlo con un sogno. Come si fa con i traumi.

Dopo tre mesi, Sabrina invitò Rosa a trascorre un fine settimana al mare a casa sua.

«Non so chi verrà di preciso» le aveva detto. «Ho invitato un po' di gente... porta Lucio, se ti va. Non farti problemi.»

Rosa avrebbe voluto chiederle chi fossero gli altri invitati, ma non ne ebbe il coraggio, e comunque le era parso di capire che fosse un invito rivolto alla squadra. La stupì quella proposta da parte di Sabrina, che era sempre stata una ragazza priva d'iniziativa, ma non ci pensò poi tanto e accettò.

In effetti, l'idea non era partita da lei.

David si era accorto delle curve da capogiro di Rosa non appena aveva messo piede in palestra, ma aveva trascorso qualche tempo fingendo di non averla notata. Conosceva molto bene le donne e sapeva sempre cosa dire - e soprattutto non dire - al momento giusto. Così, quando arrivò il momento del 'dire', fece quella strana richiesta alla sua devota: «Partirò per un anno, lo sai. Quanto mi piacerebbe trascorrere un intero fine settimana insieme... sogno qualcosa di memorabile per il nostro saluto.»

«Mi mancherai tanto» aveva sospirato Sabrina.

«Anche tu mi mancherai. Ma dicevo, potresti invitare qualche amica, anche quella lì... la culona, quella che gioca con te, come si chiama...?»

«Rosa?»

«Sì, lei. Farà un po' di colore! Voglio vedere la faccia di Ale quando la vedrà di profilo...» disse tentando di mascherare il proprio turbamento. «Tu porti le amiche, io porto gli amici» continuò. «Matilde no, la lascio a casa, così ci divertiamo. Dai, che se fai la brava dormo con te» le aveva promesso sottovoce, carezzandole i capelli.

«Sei sicuro che non farà storie? Ѐ pur sempre la tua ragazza.»

«Quando saprà che c'è Ale, deciderà lei stessa di non venire. Lo detesta. Dice che è un porco schifoso. Come darle torto?» rise divertito.

Così quel sabato mattina di luglio, nove ragazzi sui venticinque anni arrivarono puntuali all'appuntamento in Piazzale Susa: destinazione Alassio.

David passò a prendere Sabrina e Ale, che da vero maniaco già sbavava all'idea di trascorrere qualche giorno al mare con delle donne. In spiaggia si sarebbe rifatto gli occhi e di certo ci sarebbe scappata qualche palpatina. Gliene sarebbe stato grato per il resto della sua vita. Di più non si poteva sperare, era noto che le donne provavano ribrezzo per lui. A parte quelle che pagava.

David aveva portato una cassa di birre e una stecca di Marlboro, il suo personale contributo per il fine settimana. Scesero dall'auto per cercare un po' di refrigerio; l'estate quell'anno era impietosa e lui odiava sudare. Accese una sigaretta all'ombra di un tiglio, intrattenendo i due amici con qualcuno dei suoi esilaranti aneddoti, senza distogliere lo sguardo dalla strada. La attendeva con impazienza. Erano anni che non si sentiva così eccitato.

Fantasticava su cosa avrebbe potuto combinare con quel giocattolino sexy, quando vide una vecchia Peugeot decappottabile parcheggiare accanto alla sua Matiz.

«Rosa, siamo qui!» squittì Sabrina, agitandosi tutta.

David si abbandonò con le spalle all'albero, sollevò un ginocchio appoggiando un piede a quel confortevole sostegno, intenzionato a godersi l'arrivo della sua nuova, sfiziosissima preda.

Che ne sai dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora