42. Topanga Canyon

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Un pomeriggio David era di riposo al ristorante e dopo aver smanettato a lungo sul suo inseparabile portatile, informò Rosa che l'avrebbe portata in un posto indimenticabile.

Rosa era davanti allo specchio; ogni tanto si ricordava di truccarsi.

Due mani le cinsero la vita.

Un bacio sul collo.

«Sei bellissima» la incoraggiò David sfoggiando il suo sorriso migliore. «Faremo scintille stasera.»

Accolse l'invito con finto entusiasmo. In realtà lo slancio di lui la riempì d'inquietudine. Indossò, come le chiese David, il tubino nero che nonostante i chili che aveva perduto in quegli ultimi tempi le donava ancora. Pranzarono al Panda Express, uno dei primi self service giapponesi in cui con soli tredici dollari si poteva mangiare quanto si voleva. Dopo quell'abbuffata di pesce crudo e riso, puntarono la cavallina verso nord. All'altezza di Malibu, iniziarono ad allontanarsi dall'oceano, salendo sempre più verso le colline. Quando il solito cumulo nebbioso che sovrastava l'oceano - e ogni tanto si estendeva cocciuto verso l'interno – si dissolse, apparve loro un cielo così terso da togliere il fiato. Una volta ripresisi dallo stupore, notarono la piccola cittadina verso la quale erano diretti: Topanga Canyon.

«Che nome bizzarro» osservò Rosa.

«Devi vedere i suoi abitanti» replicò divertito David.

Rosa notò la desolazione delle vie cittadine. Si guardò intorno domandandosi quanti abitanti avesse. In giro non c'era nessuno. Perfino i negozi sembravano vuoti e non si arrischiò a entrarci. Piuttosto si diresse verso l'enorme parco che sovrastava la città. Quello che a un primo sguardo appariva come un semplice parco, magari un po' più grande del comune, si rivelò un vero e proprio bosco rigoglioso con varie aree attrezzate sparse ovunque. Quando fu stanca di camminare, si sedette su uno dei tavolini per i picnic, e dato che non c'era nessuno, si appisolò su uno di essi. Nel frattempo David continuò a girovagare tra gli alberi, mantenendosi nei paraggi.

Rosa sognò i nani di Paul che le parlavano, ma lo facevano in maniera così simultanea e concitata che non riuscì a capire nulla. Erano allarmati, questo lo sentì a livello profondo. Quando si svegliò, dimenticando lo strano sogno, si accorse che era circondata da cerbiatti. Una situazione così inusuale che non riuscì subito a capire in quale dimensione della realtà si trovasse. Sonno o veglia?

Si alzò con cautela per non spaventare quegli animali che non aveva mai visto così da vicino, se non allo zoo. Cercò con lo sguardo David, voleva renderlo partecipe della magia che le stava capitando. Ma appena provò a chiamarlo, con un tono di voce bassissimo, quasi un sussurro, questi si allontanarono.

Ebbe la conferma che non stava sognando.

Quando gli animali si furono dispersi, chiamò ad alta voce David, che poco dopo arrivò. Voleva raccontargli del suo risveglio in mezzo ai cerbiatti, ma lui aveva ben altro per la testa.

«Ebbene, ecco la sorpresa!» disse allargando le braccia come a volerle mostrare qualcosa.

Rosa si guardò intorno.

«Che bel bosco» sorrise cercando di capire a cosa si riferisse. Aveva perso l'abitudine di contrariarlo, non portava mai a niente di buono.

«Ma quale bosco, sciocchina!» disse lui arruffandole la frangetta.

Senza ascoltarla, le disse che sarebbero andati a una festa lì vicino, che avrebbero cenato con molte persone e che se anche non era elegantissima gli avrebbe fatto fare bella figura.

«Non sapevo avessi degli amici a Topanga Canyon.»

Lui restò sul vago.

«È una specie di festa a sorpresa. Ci verranno a prendere in quel parcheggio con il bus, tra mezz'ora, e poi a una certa ora ci riaccompagneranno. Ci divertiremo un mondo!»

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