25. Free English School

28 4 0
                                    

Rosa era fuori di sé. Inspirò a pieni polmoni quell'aria tiepida e leggera che iniziava a ricordarle una mattinata estiva. Si incamminò verso la cabina telefonica, felice di andare a incontrare sua madre. Come sempre durante la telefonata tenne gli occhi chiusi. In quel modo s'illudeva di averla vicina.

«Va tutto bene mamma. Tutto bene» la rassicurò.

Giselle invece non si sentì affatto turbata dalla sfuriata di Rosa. Intuì che si sarebbe trattenuta fuori almeno fino all'ora di pranzo, non perse tempo; e David, che non desiderava altro che farsela, si abbandonò al piacere della carne con quel vulcano in piena eruzione.

«Nemmeno conosce la differenza tra bisex e lesbica, suorina del cazzo» mormorò, mentre iniziava a godersi le sensazioni che solo una sconosciuta era in grado di offrirgli.

Rosa non tornò a casa dopo un'ora e nemmeno dopo due. Si mise in testa che avrebbe cercato un lavoro. Il solo pensiero di rivedere Giselle e David sotto lo stesso tetto - il loro tetto! - le dava la nausea.

Camminò fino a Hollywood, entrando in tutti i ristoranti italiani che incontrava, in cui ogni volta riceveva la medesima risposta: «Italiana tu?» risatina. «Non fosse per il pessimo inglese, sembreresti una perfetta californiana.»

Era troppo alta e chiara di carnagione per entrare nel prototipo di italiana.

Alle tre di pomeriggio, dopo una sfilza di delusioni, si domandò cosa stessero combinando quei due. Si augurò che qualunque cosa stesse accadendo tra di loro, avrebbe portato David a togliersela dalla testa e a Giselle a levarsi dai piedi. Non ne poteva più di avere quella ninfomane davanti agli occhi da mattina a sera, e di David che brillava solo in sua presenza. Ogni volta che Giselle se ne andava, si spegneva. Qualche volta aveva provato ad accusarla di essere poco ospitale, ma si bloccava prima di farla imbestialire del tutto. Da dieci giorni in casa di Paul tirava un'aria pessima.

Guardò l'ora italiana che portava imperterrita al polso, sottrasse le solite nove ore di fuso orario, e realizzò che erano già le tre del pomeriggio. Stava girovagando da almeno quattro ore. Se quei due avevano deciso di tradirla, ne avevano avuto tutto il tempo.

Sulla strada di ritorno passò accanto a una delle molte sinagoghe che sorgevano a Los Angeles. Fuori dai cancelli brillava la scritta a caratteri cubitali: FREE ENGLISH SCHOOL. Si sentì a casa. Non capiva l'inglese parlato, ma a livello di scrittura se la cavava abbastanza bene, e quel cartello era chiarissimo.

Una donna molto gentile la accolse all'ingresso. Comprese al primo sguardo il motivo di quella visita. I dubbi dei manager dei ristoranti italiani non la sfiorarono. Le parlò con la massima pacatezza scegliendo le parole più semplici, come lei aveva sempre fatto con i suoi allievi; le porse un questionario che compilò con cura in pochi minuti. Quindi la signorina verificò le risposte e le assegnò la classe più adatta al suo livello di preparazione. Quarto livello: beginning.

Il corso era già iniziato, ma lei avrebbe potuto frequentare le lezioni dal giorno seguente. Le consegnò gli orari e la salutò con l'augurio di rivederla al più presto.

Quando tornò a casa non stava nella pelle dalla gioia. Iniziava a dare un senso a quella sua assurda permanenza a Los Angeles.

David era stato il movente, ma non era più il fine. Non meritava più un ruolo tanto importante nella sua vita.

«Dove sei stata?» domandò minaccioso David appena la vide entrare.

La attendeva seduto in salotto, con aria tetra. Le gambe accavallate. Le dita incrociate sul ginocchio sollevato. Sembrava la stesse aspettando da un'eternità.

«A cercare un lavoro» rispose avvertendo un lieve disagio.

«Ebbene?»

«Mi sono iscritta a scuola di inglese» replicò guardandosi intorno. La curiosità di sapere dove fosse finita Giselle che, come sospettava, il giorno dopo non si presentò da loro e tantomeno lo fece in quelli seguenti, svanì all'istante.

«Vieni a letto?» aggiunse.

Lo aveva perdonato.

«Faccio una doccia e arrivo» rispose David, con una dolcezza nella voce che lasciava trasparire le migliori intenzioni.

Che ne sai dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora