36. Marius

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«What is the purpose of your life?» chiese Rosa appena salì sull'auto.

Era veramente demoralizzata.

«Portarti al mare» rispose Marius senza tergiversare.

Aprì il tetto di quella vecchia Buick e partì senza guardarla in viso.

Rosa poté arrossire senza essere notata.

«Dico davvero» continuò dopo qualche minuto di silenzio, nel migliore inglese che le riuscì. Al primo semaforo rosso, lui poté guardarla bene in volto. «Anch'io» disse serio.

Il viaggio fino a Santa Monica durò una mezz'ora. Un lasso di tempo in cui Rosa non pensò nemmeno una volta alla sua famiglia, né a David che sembrava impazzito, né alla sua ennesima delusione. Si trovava su un'auto con un uomo di cui non sapeva nulla, che le stava dando quelle attenzioni che David continuava a negarle.

«Lo scriverai sul tema che Kate ci ha dato per fine mese?» continuò ironica.

«Certo» sorrise Marius, mostrandole dei denti perfetti.

L'auto sfrecciava sulla freeway. Rosa si scoprì felice mentre ammirava Down Town da lontano. Iniziò a provare affetto per quella città, con quei grattacieli sempre visibili, di giorno e di notte. Paragonò quella presenza costante a uno sguardo materno. Come se quei colossi di cristallo vegliassero su di lei, con gli occhi attenti e luminosi di una madre.

Inspirò a pieni polmoni; quell'aria, così asettica e inodore, profumava di libertà. Aveva ragione David.

«E tu, cosa scriverai?» le domandò distogliendola dai suoi pensieri.

Scriverai... forse era davvero quello lo scopo della sua vita.

«Un romanzo. E parlerà anche di te» disse senza perdere di vista Down Town che si allontanava alla sua destra.

Arrivarono al mare.

L'oceano era come sempre agitato, qualcuno faceva surf, qualcun altro provava a entrarci con le solite mute improvvisate.

Rosa respirò la libertà.

«C'è una cosa che non riesco a capire. Dove vanno a finire tutti gli odori di Los Angeles?»

Lui le indicò la curva dell'orizzonte, visibile per tre quarti del cielo. Finiva tutto lì. Finiva tutto nel vento che da qualunque parte spirasse puntava sempre verso quell'orizzonte sconfinato.

«Grazie» sussurrò. «Grazie per avermelo detto.»

«Vuoi vedere dove trascorro i miei fine settimana?» le domandò sottovoce.

Rosa annuì.

La accompagnò in una zona periferica di Venice Beach, non distante dalla spiaggia. Los Angeles le mostrò un altro dei suoi mille volti. Quella zona era così diversa dalla Venice Beach che aveva conosciuto fino ad allora, e Venice era diversa da Santa Monica, Santa Monica era un altro mondo rispetto a West Hollywood, e West Hollywood non c'entrava nulla con Beverly Hills.

La struttura che si trovò davanti era composta da piccoli appartamenti ubicati tutti al piano terra, con gli ingressi attigui l'uno all'altro. Ma non era il solito stabile. Sembrava un arcobaleno in muratura, di cui ogni colore rappresentava l'estensione in larghezza di ogni singolo appartamento. Marius la condusse verso quello color cobalto. Rosa lo seguì con lieve disagio. Stava per entrare nella dimora di un uomo che conosceva appena. Pensò a David, si fermò sulla porta d'ingresso. Fece un piccolo, impercettibile passo indietro.

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