9. Ritorni

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A un mese da quel terribile attentato, David tornò senza Matilde. Come le aveva promesso, era trascorso un anno dalla partenza. Disse che si sarebbe fermato solo per qualche mese e poi sarebbe ripartito. Rosa non comprese perché lui dovesse rinnovare il visto e Matilde no, né perché ci volessero dei mesi per il rinnovo. A dirla tutta furono molte le domande che rimasero senza risposta e che svanirono non appena lo rivide.

David era sempre luminoso, nonostante il pallore che non gli aveva mai visto prima, gli occhi molto sciupati e qualche chilo di troppo. Diceva di essere scosso per i recenti atti terroristici, ma il suo aspetto lasciava trapelare altro. Non doveva aver trascorso un bellissimo anno laggiù; tuttavia era convinto di volerci tornare.

Dal suo ritorno a Milano, David iniziò a omettere Lucio dai suoi saluti nei numerosi sms che inviava a Rosa, e lei smise di portarselo dietro. I loro incontri si concentrarono nei fine settimana, approfittando delle abituali assenze di Lucio, e il tempo trascorse placido, tra un aperitivo, due salti in discoteca e una puntatina al cinema. Il gruppo formato da Rosa, David, Sabrina e Ale divenne indissolubile. Spesso si aggiungeva qualcun altro, ma loro quattro non si dividevano mai. In poco tempo Rosa conobbe quasi tutti i locali di Milano e iniziò a detestarli.

Trascorse più di un mese prima che finalmente accadesse l'imprevedibile e la loro storia prendesse l'agognata direzione.

Un sabato Sabrina invitò David e gli altri a trascorrere il fine settimana da suo cognato in montagna. Sua sorella compiva gli anni e voleva più gente possibile alla sua festa. Lucio si era dileguato come sempre, con la scusa dei genitori lontani, e Rosa ricevette la prima telefonata da parte di David. Erano le due di pomeriggio.

«Passo a prenderti alle sei. Si va in montagna dalla sorella di Sabrina.»

Parlava come negli sms.

«In... montagna? Credo di non essere stata invitata, David. E poi non ho pronto nulla. Ai miei cosa dico?»

«Ti sto invitando io. Ci vediamo alle sei.»

Rosa rabbrividì pensando al tono con cui le si era rivolto, così perentorio. Lo trovò quasi eccitante. Questo smussò la delusione di aver ricevuto l'ennesimo invito mondano. Avrebbe preferito uscire con lui da sola. Sognava una passeggiata sui navigli. Sarebbero bastate anche due chiacchiere sulla panchina di un parco. Aveva bisogno di un incontro normale, in un ambiente informale, in cui avrebbero potuto parlare dei propri sogni senza essere costretti a comunicare urlando in mezzo a una folla, trattando per lo più argomenti impersonali. Non ne poteva più di avere Sabrina sempre tra i piedi e il suo invito mancato dimostrava una reciprocità di quel sentimento.

Sabrina non l'aveva invitata in montagna. Era un dato di fatto. Si rese conto che questo più che deluderla la lusingò. Ormai era chiaro che David aveva scelto lei, e sebbene Sabrina non l'avesse mai confidato a nessuno - ma tutti ne erano al corrente - aveva un debole per Rosa, ma era ben più pazza di David. Avrebbe fatto di tutto pur di non offrire loro l'occasione di escluderla dalle loro vite, ma purtroppo per lei era ciò che stava avvenendo.

Appena mise giù il ricevitore, Rosa si lasciò travolgere da una gioia senza eguali. Mai nella sua vita aveva provato un'emozione così forte, paragonabile a quella che si sperimenta solo nei sogni. Le cose stavano prendendo la piega che lei auspicava con una facilità estrema, ed era forse la prima volta che le accadeva. Ne ebbe quasi paura... tutto coincideva alla perfezione, come se sotto ci fosse un piano divino - o diabolico - già vissuto o previsto da qualcuno. Avrebbe trascorso una notte intera con David, senza Lucio e Matilde appresso; c'erano gli amici, certo, andavano all'ennesima festa, ma a un certo punto si sarebbero spente le luci.

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