11 settembre 2001

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Il corso di italiano riprese subito dopo la pausa estiva. Rosa fu lieta di ritrovare tutti i suoi allievi, soprattutto Mohamed al quale era affezionata in modo particolare.

La lezione era iniziata da mezz'ora, quando il telefonino le vibrò nella tasca. Lo estrasse, vide che era Lucio, lo appoggiò sulla scrivania per ricordarsi di richiamarlo durante l'intervallo.

Dopo alcuni minuti il telefono tornò a vibrare.

«Perdonatemi» disse imbarazzata «il mio ragazzo deve essersi dimenticato che stiamo lavorando.»

Uscì in corridoio, rispose seccata.

«Accendi la tv» tagliò corto Lucio. «Ѐ successo un macello.»

Rosa rientrò in aula e chiese ai ragazzi, la maggior parte dei quali suoi coetanei, di seguirla nella stanza accanto. Accesero la tv. Alla prima inquadratura impallidirono all'unisono. L'immagine fissa sullo schermo sembrava tratta da uno di quei b-movie catastrofici spesso trasmessi durante le serate estive. L'ambientazione era tra le più gettonate: Manhattan. Dal fianco lacerato di una delle due Torri Gemelle fuoriusciva del fumo. I sottotitoli a caratteri cubitali dicevano: US UNDER TERRORIST ATTACK.

Rosa richiamò subito Lucio.

«Cosa diavolo sta succedendo a New York?» chiese sconvolta.

«Un aereo si è schiantato contro un grattacielo. Temo che sia un attacco di matrice islamica.»

Osservò preoccupata i suoi allievi, per lo più egiziani e tunisini. Si portò una mano alla fronte. Mohamed era pietrificato.

Rosa troncò la conversazione con Lucio e tornò accanto a lui. Prese una delle mani che si contorceva con rabbia e la strinse tra le sue, evitandogli di spezzarsi un paio di dita. In silenzio, riportarono l'attenzione sullo schermo.

In quel preciso istante, un secondo aereo si schiantò sull'altra torre. Il telecronista emise un gemito. Nell'aula trasalirono tutti. Mohamed si accasciò sulla sedia, con la testa tra le mani. «Allah non avrà pietà di voi. Miserabili assassini» ringhiò tra i denti.

Rosa si spostò vicino a una finestra. Accese una sigaretta, contravvenendo alle regole dell'istituto; nessuno avrebbe notato quella trasgressione in un momento simile. Gli Stati Uniti attaccati in quel modo apparivano come il preludio della fine del mondo.

La strada sottostante sembrava una landa desolata, nonostante a Milano fossero da poco passate le tre di pomeriggio. La città si era fermata come durante una finale di coppa del mondo. Ciò che stava accadendo era surreale. Rosa aspirò a pieni polmoni il fumo della sua Marlboro e tornò a guardare il televisore. Una delle due torri parve barcollare. Come un panetto di burro, in pochi secondi si sciolse al suolo.

Rosa distolse lo sguardo. Il rumore assordante di quel tonfo, i detriti sollevati, la montagna di polvere e vetri sbriciolati e resti umani, le penetrarono nelle ossa.

Resti umani.

Provò a calcolare il numero di persone coinvolte in quel disastro. Gli ospiti dei grattacieli, i passeggeri degli aerei, i soccorritori. Di certo, qualche migliaio. Qualche migliaio di famiglie distrutte.

Tornò a guardare la strada; non c'era una sola auto nel raggio di due chilometri. Non poteva essere reale. Si trattava di un incubo, ne fu quasi certa.

Il telecronista pronunciò più volte il nome di Bin Laden, come possibile responsabile di quell'attacco senza precedenti.

«Voi non siete veri musulmani! Io vi aborro, vi maledico!» urlò Mohamed nella propria lingua, mostrando il pugno al televisore.

Rosa si diede un pizzicotto sul braccio. Non si svegliò. Spense la sigaretta sul davanzale e tornò da lui.

Il televisore assorbiva i rumori circostanti rendendo l'aria ovattata.

«Lo so» disse dopo un lungo silenzio, in risposta a quel pensiero che gli si era dipinto sul volto. «Il tuo Dio non ha nulla a che vedere con questo schifo.»

Mohamed la guardò dritto negli occhi. Disse con fiero cipiglio: «Nel Corano c'è scritto: "Chi uccide una persona è come se avesse ucciso l'intera umanità e chi salva la vita di una persona è come se avesse salvato tutta l'umanità". Oggi siamo morti tutti.»

Mentre pronunciava quelle parole, tremava.

Le immagini sullo schermo erano sempre più sconcertanti. La seconda torre era crollata. Anzi, colata nel proprio acciaio fuso.

Quando il cronista accennò a un aereo dirottato, che dalla Pennsylvania si dirigeva verso il Pentagono, Rosa spense la tv. Gli allievi continuarono a fissare lo schermo per qualche minuto, seguendo attoniti l'evoluzione dei propri pensieri.

«Temo che da oggi niente sarà più come prima» disse Rosa, distogliendoli dalle loro elucubrazioni. «Non c'entra alcun dio, ve lo assicuro, nessuna religione. Ѐ solo colpa degli uomini, che sono sempre stati degli esseri spregevoli e oggi confermano se stessi. L'uomo è una vergogna, un cancro per questa Terra.»

I ragazzi abbassarono lo sguardo.

«Non parlo di voi, che siete spaventati e dispiaciuti quanto me. Non dovete sentirvi in colpa per Osama Bin Laden, sempre che sia lui il mandante. Voi non c'entrate nulla con quel demonio, come io non c'entro nulla con Bush. Stanno facendo di tutto per metterci gli uni contro gli altri: islamici e cattolici, arabi e occidentali. La verità è che dietro questa apocalisse ci sono degli interessi economici. L'unico dio responsabile di questo scempio è il denaro. Non so quanto siate credenti. Personalmente sono nata cattolica e morirò animista. Credo nel Bene, negli spiriti della Terra che ci guidano e ci proteggono, nell'unico Dio visibile a occhio nudo: la Natura.»

Il silenzio avvolse l'aula per qualche istante. Rosa percepì la rabbia, l'orgoglio di quegli uomini i cui destini da quel giorno sarebbero cambiati per sempre. Non c'entravano niente con quegli assassini che si nascondevano dietro il nome di Allah, dall'aspetto così simile al loro ma con il cervello piccolo come quello di una formica. Eppure, anziché vittime, li avrebbero ritenuti pericolosi se non addirittura colpevoli, solo perché arabi o musulmani.

«In qualunque entità crediate» riprese Rosa «Buddha o Allah, Gesù Cristo o Madre Teresa di Calcutta, pregate per le vittime di questi attentati.»

Raccolse i suoi libri, si diresse verso la porta. Disse, senza voltarsi: «Per oggi la lezione è finita. Che il cielo abbia misericordia di noi.»

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